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Victor Victoria

Creato il 12 gennaio 2015 da Justnewsitpietro

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victor victoria
Il cult che vi voglio presentare questa settimana è un film particolarissimo nel suo genere. Una commedia musicale che rompe gli schemi e certi tabù e che ha saputo “reinventare” l’attrice protagonista.

Mi sto riferendo a Victor Victoria di Blake Edwards del 1982. È stato scelto dalla sottoscritta come “seguito” scherzoso di Mary Poppins.

Remake del tedesco Viktor und Viktoria di Reinhold Schünzel del 1933 (era già stato rifatto nel 1935), è la storia di Victoria Grant (Julie Andrews), aspirante cantante (soprano) che nella Parigi degli anni ’30 vive di stenti e cerca finalmente di sfondare. Trova un aiuto in Carroll “Toddy” Todd (Robert Preston), un omosessuale che ogni tanto canta in qualche localino ed è anch’egli allo sbando. Vedendo Victoria indossare per puro caso degli abiti maschili, la convince a travestirsi da uomo e quindi chiede ad una donna di fingersi uomo diventando un uomo che si finge donna e a farsi conoscere come Victor, conte polacco. Sarà un successo e anche King Marchan (James Garner), gangster con pupa ballerina/intrattenitrice al seguito (Leslie Ann Warren) rimarrà colpito. Anzi, si sentirà attratto da lei/lui in maniera ambigua. E lì inizieranno i guai.

Ecco, già dalla trama si capisce come mai è così particolare come pellicola e perché sia subito diventato un cult. Ma non è sufficiente per spiegarne la bellezza.

Julie Andrews è forse al suo massimo interpretativo e vocale e può sfogare non soltanto la sua bravura come attrice e cantante ma può mostrare a tutti la sua grande ironia British, che scherza con i luoghi comuni e adopera doppi sensi. Insomma, qui c’è molta Julie Andrews, che lo si creda o meno. Già in Operazione Crépes Suzette del 1970 e in S.O.B. del 1981l’acronimo già dice tutto…, diretta sempre da Edwards, suo secondo marito, ha potuto dimostrare di non essere soltanto la famosa tata inglese o la bambinaia austriaca (in Tutti insieme appassionatamente di Robert Wise), ma anche una donna diversa. Ironica, femminile, molto femminile, lontana da quell’immagine di personaggio per bambini. Blake l’ha realmente aiutata a togliersi quell’etichetta. Anzi, un marchio che stava diventando ingombrante per la sua carriera.

Poi c’è Robert Preston, un grandissimo attore sottovalutatissimo ma probabilmente il gay più credibile (per il portamento, seppur con cliché vari) e più simpatico della storia del cinema. Durante l’ultimo numero The Shady Dame of Seville (perché Victor Victoria ha parecchi numeri musicali, che però non disturbano lo spettatore che detesta i musical in senso stretto) è riuscito a girare la sua scena in un’unica esilarante volta. Buona la prima, insomma. Geniale. Ma anche Leslie Ann Warren ha un’espressività eccezionale ed è un’ottima ballerina.

Immagine: GalleryHip

Immagine: GalleryHip

Parlavamo dei numeri. Come dimenticare Le Jazz Hot con Julie Andrews per la prima volta in abiti con pailettes da travestito in mezzo a un gruppo di ballerini che canta questo pezzo in modo trascinante o la malinconica Crazy World che fa commuovere?

La colonna sonora è ovviamente firmata da Henry Mancini, compositore di fiducia di Blake Edwards (in ben sei film – tra cui ricordiamo Colazione da Tiffany, in cui Moon River ne è sicuramente il simbolo – e una serie tv, Peter Gunn). Qui riesce a cogliere lo spirito di quel tempo, di una Parigi povera ma piena di speranza e di creatività. Un gioiello. Il tema principale non è altro che la suddetta Crazy World strumentale: suggestivo, da brividi.

Quali altri motivi per vedere questo cult? Per alcune scene memorabili. Ad esempio quella dello scarafaggio nell’insalata che crea scompiglio nell’intero ristorante (espediente adoperato dalla protagonista per non pagare il conto), il via vai nelle stanze d’albergo con Toddy e Victoria che si fingono amanti. Inoltre per i numeri musicali di cui sopra, per il ritmo frenetico, l’ambientazione palesemente finta e da cartolina ma suggestiva. E soprattutto per l’ironia, per l’aver saputo affrontare un tema così particolare senza volgarità (seppur con qualche parolaccia liberatoria) ma con intelligenza.

Ed è un film che, come già detto, può piacere a tutti: sia chi ama i musical che chi ama la commedia degli equivoci.

Ovviamente non è per bambini bensì per un pubblico adulto e consapevole delle tematiche affrontate (nonostante le numerose gag comiche potrebbero far pensare sia una pellicola adatta a tutti) e dell’ambiguità scherzosa di fondo. Sì, è un divertissement che gioca deliberatamente con gli stereotipi senza farsi troppi problemi e Blake Edwards sa gestire il tutto senza calcare la mano, senza essere pesante, senza prendersi sul serio.

Sette Nomination agli Oscar tra cui uno vinto per la Migliore Colonna Sonora, è nella classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi stilata dall’American Film Institute.

Cosa aspettate a recuperarlo? È irresistibile!

Trailer

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