Ad affermarlo è un’indagine portata avanti dall’Istituto di ortofonologia (Ido) di Roma, alla quale sono stati sottoposti circa 1.400 studenti tra gli 11 e i 19 anni, che hanno compilato un questionario riguardante le loro preferenze sui vari videogames in vendita.
Il videogame “Call of Duty” (officialplaystationmagazine.co.uk)
Il risultato, riferisce un articolo pubblicato sul nuovo numero on line dell’Almanacco della Scienza del Cnr, evidenzia che ben il 40% dei più giovani è attratto dai giochi più violenti come “Call of Duty” e “Grand theft auto”, mentre il 60% ha dichiarato una preferenza per i classici “Mario Bross” e “Assassin’s Creed”.
L’85% degli intervistati ha dichiarato di aver giocato almeno una volta alle tipologie di videogame “spara tutto”, dove lo scopo è scontrarsi con bande di criminali per acquisire sempre più denaro e prestigio nel quartiere, senza lesinare su armi e omicidi. Il senso di potere che trasmettono questi giochi è stato considerato pericoloso dall’équipe di psicoterapeuti che ha partecipato all’indagine e che teme un’eccessiva identificazione da parte dei ragazzi. Questi giochi sono ormai accessibili con estrema facilità, non necessariamente dalle classiche playstation ma anche da smartphone, Nintendo-Ds e Wii. Questi ultimi strumenti si rivelano meno dannosi della tecnologia portatile, poiché, dovendo riprodurre i movimenti davanti allo schermo, l’illusione della realtà viene meno e i giovani sono maggiormente in grado di distaccarsi da quanto sta accadendo all’interno del videogioco.
Insomma, cautela sì, ma niente allarmismi, poiché l’Ido ha riscontrato che un buon 47% dei giovani predilige ancora giochi di ambientazione fantasy come “Resident Evil” o “God of War”, per non parlare del gioco calcistico “Fifa” che rimane ancora in testa alle preferenze dei giovani giocatori, con un 50% di affezionati.