Dal 1 agosto è entrata in vigore la Convenzione di Oslo che mette al bando le bombe a grappolo (cluster bombs).
Il documento proibisce l’impiego, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di armi a submunizioni, ovvero bombe che contengono all’interno decine di piccoli ordigni che si spargono sul terreno dopo l’impatto.
Finalmente con questa convenzione, abbiamo contribuito a rendere il mondo più sicuro e abbiamo rafforzato il diritto umanitario internazionale.
Un grande passo avanti per liberare il mondo da armi ignobili, infatti la peculiarità di questi ordigni sta proprio nel fatto che i piccoli ordigni liberati dalle cluster bombs non esplodono e rimangono sul terreno, rappresentando una minaccia costante per chiunque li tocchi o li calpesti accidentalmente.Ci sono armi utilizzate nei conflitti che superano la più macabra delle fantasie umane. Sono le armi non convenzionali studiate e progettate per mietere un numero sempre maggiore di vittime e infliggere perverse sofferenze alla popolazione civile
La Convenzione è stata ratificata a Oslo nel dicembre 2008 da 30 paesi ed è stata finora sottoscritta da 107 paesi.
L’Italia continua purtroppo a distinguersi per non aver ancora firmato l’adesione per la messa al bando delle micidiali ‘bombe a grappolo.
Forse perché ne siamo produttori?
O forse perché oltre ai soliti ritardi burocratici (la documentazione è pronta ed è ferma in qualche ministero, probabilmente in quello della Difesa) sul rallentamento pesa una richiesta fatta già nel 2007 dal Ministero della Difesa che chiedeva 160 milioni di euro per l’acquisizione di munizionamenti alternativi?
Ritengo inaccettabile vincolare o ritardare il proprio parere favorevole alla ratifica di una Convenzione Internazionale già sottoscritta.
In un momento storico dove la pace sembra essere lo sforzo del filo conduttore del nostro futuro, fatico davvero a capire a quali urgenze e necessità strategiche risponderebbe l’acquisto di queste armi, anche perché da tempo le spese militari sono considerate sproporzionate rispetto ad altre e più importanti voci del nostro bilancio.
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