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Vigilia dell'otto marzo

Da Luz
Vigilia dell'otto marzo
Sull'ultima banalità sgorgata nei confronti della ragazzina di Brembate morta orribilmente. Ecco la nuova santa, la novella Maria Goretti. Anche quest'ultima uccisa da un uomo che voleva usarle violenza. Tutte e due prive di vita perché la paura è stata tanta da farle soccombere. Quale voglia di preservare la purezza?Noi donne da sempre siamo connotate sessualmente. Vergini, madri, mogli o puttane. C'è sempre la nostra vagina in primo piano, quella che ci colloca nella scala dei valori maschili.C'è il prima e il dopo la "deflorazione", ma chi dice che siamo fiori e che dopo il primo rapporto siamo "appassite"? Moglie è accettare ed esercitare il dovere coniugale. Madre è spingere fuori dall'utero il figlio. Sempre e comunque legate a doppio filo con l'uomo. Non è vero, non è così.Possiamo rimanere intatte, possiamo avere 1000 rapporti al giorno, possiamo vivere con un uomo e non avere rapporti, possiamo non partorire o farlo per 30 volte e con uomini diversi.Condivido con la de Beauvoir il principio secondo cui la donna non rientra nel concetto hegeliano dell'autocoscienza che diventa tale quando riconosciamo l'altro e prendiamo atto di un autocoscienza contrapposta alla nostra. Hegel afferma che ciò è come il rapporto tra servo e padrone , il padrone è colui che ha meno paura della morte, il servo è tale perché ha paura di morire e quindi si sottomette alla natura per rifocillare il padrone, ma in questa attività entra a far parte della natura e riesce a trasformarla. In questo modo servo e padrone non possono più fare a meno l'uno dell'altro.La donna, secondo la de Beauvoir non entra nel dualismo di tale concetto perché è altro, è natura, non appartiene alla relazione di riconoscimento.In un famoso saggio dice:
“A nostro giudizio non c’è altro bene pubblico all’infuori di quello che assicura il bene privato dei cittadini; giudichiamo le istituzioni dal punto di vista delle possibilità concrete che offrono agli individui. Né confondiamo l’idea di interesse privato con quella di felicità: codesta è un’opinione che spesso trova credito; si dice: le donne dell’harem non sono forse più felici di un’elettrice? La massaia non è più felice dell’operaia? Non si sa bene che cosa significhi la parola felicità, e tanto meno quali valori autentici nasconda; non è assolutamente possibile misurare la felicità degli altri ed è troppo facile dichiarare fortunata la situazione che si vuole loro imporre: in particolare col pretesto che la felicità è immobilità, si dichiarano felici coloro che vengono condannati a un’esistenza stagnante. Noi non prestiamo fede a tutto ciò. Il punto di vista che adottiamo è quello della morale esistenzialista. Ogni soggetto si pone concretamente come trascendenza attraverso una serie di finalità; esso non attua la propria libertà che in un perpetuo passaggio ad altre libertà; la sola giustificazione dell’esistenza presente è la sua espansione verso un avvenire indefinitamente aperto” (Simone de Beauvoir, Introduzione a “Il secondo sesso”, p. 26)Credo profondamente che ogni essere, maschio o femmina, sia davvero l'espansione di se stesso.Desideriamo essere lasciate in pace.

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