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"Vigonza possibile"

Creato il 20 settembre 2010 da Renatocappon

In questi tre anni mi sono soffermato diverse volte sui problemi della città. La viabilità, la scuola, il trasporto pubblico,la casa, l’emergenza economica e sociale, la sanità, sono solo alcuni dei problemi con cui i cittadini si confrontano quotidianamente e che possono considerarsi conseguenze della mancanza di adeguate politiche pubbliche. Manca un “progetto di città”. Si cercano soluzioni per tamponare le emergenze e l’esito di ciò è una città patchwork, senza un disegno e senza coerenza ma provvisoria e improvvisata. Questa incapacità di elaborare un piano strategico di sviluppo che caratterizza l’amministrazione in carica spesso è  ravvisabile anche nella società civile.Ci lamentiamo soltanto e non muoviamo un dito per cambiare le cose. Senza mettere in discussione certezze e abitudini consolidate.
Per fortuna accade anche altro. Da tre anni a questa parte, cresce il numero di cittadini che sceglie di non limitarsi alla sterile lamentela ma decide di impegnarsi in prima persona attraverso comitati, associazioni e gruppi d’opinione. Si tratta di “minoranze creative” che cercano un proprio spazio di azione e rappresentano un “lievito” importante per la crescita democratica e lo sviluppo di questa città. L’elemento critico, però, è la frammentazione che caratterizza anche questa essenziale componente sociale. Non ci si riesce, infatti, a compattare intorno ad uno sbocco “politico” comune. Tali fondamentali minoranze creative, infatti, spesso rimangono intrappolate nella ricerca di un proprio spazio di azione e nelle loro visioni parziali. La inevitabile attenzione ai propri percorsi d’interesse infatti, si traduce in frammentazione, nell’incapacità di armonizzare le proprie specificità in un complessivo progetto di città realisticamente percorribile. Questo possibile progetto urbano, infatti, non può essere solo la somma di tutte le varie iniziative elaborate dalle minoranze creative, ma dovrebbe essere qualcosa di più e di diverso, che favorisca sviluppo attraverso adeguate politiche pubbliche e armonizzi politiche settoriali: dalla mobilità ai rifiuti alle politiche sociali.
Il rischio, in tal senso, è di riproporre le stesse logiche che hanno condotto a questo stato di cose, cioè la tendenza dell’amministrazione pubblica a produrre politiche frammentate e prive di un obiettivo di medio-lungo periodo. Si deve rammentare, innanzitutto, che è troppo banale imputare le criticità della politica comunale al solo Tacchetto. Il problema non è il singolo uomo – con tutti i suoi limiti – ma l’assenza di un’idea di città, il perpetuarsi di un tipo di politica che non pianifica e non va oltre la durata dei mandati elettorali . Appare erroneo ritenere che sostituire Tacchetto rappresenti tout court un cambiamento nel corso politico. Perdurando questo stato di cose, infatti, è altamente probabile che chi gli succederà riproporrà un medesimomodus operandi. Sostituire l’uomo, infatti, è inutile se non si sostituiscono le logiche che egli rappresenta. E la società civile non deve rischiare di rimanerne anch’essa invischiata.
Pertanto, a segnare la discontinuità deve essere l’assunzione di una logica progettuale. Elaborare un progetto di città e avviare una sinergia fra soggetti differenti ed eterogenei. È necessario, in un certo senso, fare un passo indietro nella difesa delle diverse visioni parziali per fare mille passi avanti nella costruzione di una “Vigonza  possibile”. L’idea di città, infatti, deve favorire il raccordo di quegli orientamenti specialistici evidenziati dalle minoranze creative, ma deve essere di più e altro che la “confusa” somma delle parti. Bisogna cominciare a lavorare per disegnare delle politiche pubbliche armonizzate da un rigoroso quadro analitico e orientate ad un progetto di medio-lungo periodo.
Si tratta di diventare competitivi e per far questo è importante pianificare politiche coerenti, elaborare strategie, dotare la “Vigonza possibile” di un proprio ruolo e di proprie specificità, avendo come riferimento non solo il contesto comunale ma anche provinciale e regionale. Elaborare una mission e una vision significa, pertanto, uscire dall’indeterminatezza, formare una politica cittadina non più caotica ma armonica. Significa anche andare oltre le limitate politiche settoriali individuando innanzitutto un minimo comune denominatore che possa esprimere un’idea di città capace di aggregare e di coinvolgere.
Le minoranze creative e l’intera società civile sono i soggetti da cui si auspica il superamento della frammentazione e l’attuazione di una sinergia. Al loro fianco, su questa sinergia, dovrebbero confluire anche altri attori, come i partiti riformisti (spesso appiattiti su logiche di poltrone e di spartizione di potere), il sindacato,il mondo dell’impresa (piccola e media), le associazioni e il mondo della scuola.
La “Vigonza possibile” nascerà quando tutti insieme decideremo di intraprendere la faticosa, ma esaltante, strada del cambiamento, mi auguro che il Partito Democratico possa essere il motore ideale di tutto questo e spero di poter lavorare per e in questo contesto.


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