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Il suo creatore e produttore esecutivo, Michael Hirst, non è nuovo ai trionfi, attestati dalla sceneggiatura di Elizabeth (1998) e Elizabeth: The Golden Age (2007) e dall’Emmy (l’Oscar della televisione) vinto per I Tudors. Se Spartacus nasce come serie per adulti, con numerose scene di violenza e di sesso, e I Tudors e I Borgia si arrotolano negli intrighi di cui sono ormai sinonimi, questi Vichinghi spazzano via, con una bella spada col filo d’acciaio, tante convenzioni, sottigliezze e carinerie più o meno decadenti, mostrandoci l’inizio di una storia che ci riguarda tutti. E poi, vantaggio non indifferente, lo fa strizzando l’occhio ai nostri gusti di moderni, infatti questa coproduzione irlandese/canadese trasmessa dal 3 marzo riesce a rispettare lo stile veloce e pressante delle serie anglosassoni, la verosimiglianza storica, ma anche certi cliché contemporanei, come le pettinature particolari o gli occhi bistrati che mischiano nel nostro immaginario i punk e i vichinghi.
Inoltre non passa certo inosservata la scelta del protagonista che noi donne non possiamo non approvare: Ragnar Lothbrok, leggendario capo vichingo di cui la serie romanza la storia, è impersonato da Travis Fimmel, fino a ieri efebico modello e attore australiano, oggi, irriconoscibile robusto guerriero dallo sguardo azzurro e inquietante. Non è infatti per nulla banale la recitazione con cui Fimmel racconta l’avventura di quest’uomo carismatico, che le leggende raccontano essere stato l’antenato di tutti i Normanni che hanno depredato l’Europa e colonizzato, la Normandia, l’Inghilterra e la Sicilia. Ragnar Lothbrok è un giovane guerriero che, costretto sotto il potere avido e le vedute ristrette del governatore locale, lo Earl (governatore) Haraldson (interpretato da Gabriel Byrne), sogna di abbandonare le scorrerie in terra baltica per andare a scoprire l’Occidente. Il mondo vichingo qui è rappresentato, infatti, al momento di una svolta storica, quando all’inizio dell’VIII secolo la gente dei fiordi (vik) osò varcare le porte dell’ignoto arrivando alle coste della Gran Bretagna. Ragnar è un uomo intelligente e leale con i propri compagni, capace di progettare con accuratezza un attacco (come pare facessero i Vichinghi), affettuoso con la sua giovane moglie Lagertha e con i suoi figli. Il pilot si apre con una strana visione di una divinità incappucciata e con, sulla spalla, un corvo imponente. Ragnar, infatti, intravede Odino stesso nel mezzo del campo di battaglia, dove ha sopraffatto, insieme al fratello Rollo, tutti i suoi nemici. La divinità scandinava porta con sé nel Valhalla i guerrieri meritevoli. Un destino dunque pare guidarlo, una capacità di vedere oltre gli altri, una promessa capace di fargli superare tutte le traversie che l’invidia di Haraldson gli frappone. Con questa spinta misteriosa parte e, grazie a un nuovo tipo di imbarcazione progettata dal geniale Floki – interpretato da uno dei numerosi figli attori di Stellan Skarsgård, Gustaf – raggiunge le coste dell’Inghilterra, sbarcando vicino al monastero di Lindisfarne, prontamente depredato delle suppellettili d’oro. Uno dei monaci che vengono rapiti e portati in Norvegia, Athelstan, diventerà suo schiavo ma anche presto un fidato amico. Il saccheggio di Lindisfarne è peraltro un fatto storico, fra i primi sbarchi vichinghi sulle coste inglesi, nel 793 d.C.
Ragnar dunque rappresenta il visionario iniziatore di tutte le razzie che hanno fatto conoscere all’Europa il mondo degli Uomini del Nord, ma anche il normanno curioso del mondo al di là del suo fiordo, che interrogherà Athelstan lungamente e del quale imparerà la lingua. La serie, mentre racconta una storia avvincente, ci offre uno spaccato di società di queste genti del Nord spesso considerate barbare e incivili. In realtà oltre all’avidità da predoni – unita a una capacità di organizzazione e alla velocità dei saccheggi – che li caratterizza, i vichinghi avevano una certa attenzione per l’igiene – pare si facessero il bagno tutti i sabati, contrariamente agli usi medievali –, una forte concezione della famiglia e della comunità e mostravano un certo rispetto per le donne. La moglie di Ragnar per esempio, Lagertha, lo segue anche in una delle scorrerie in terra inglese, è una donna forte, è una “fanciulla dello scudo”, come venivano chiamate le donne guerriere, qualche volta attestate nelle fonti, e che hanno probabilmente dato origine al mito delle Valchirie. Quando è in disaccordo con il compagno è pronta letteralmente a combattere con lui. La loro mitica intraprendenza, determinata anche dalla curiosità per il nuovo e per la conoscenza, i Normanni la porteranno poi ovunque in Europa, come sappiamo, incontrando le culture altrui e facendosene influenzare, lasciando molte più tracce, anche genetiche, di quanto ci rendiamo conto.
Se il Ragnar di Fimmel è carismatico, il contorno di questa serie è altrettanto affascinante. I costumi, le usanze, le suppellettili, i gioielli si inseriscono piacevolmente e con verosimiglianza storica senza appesantire la trama e il ritmo delle vicende.
Di seguito potete gustarvi il trailer e più giù alcuni contenuti sul set, sugli attori e sul mondo di Vikings, dal sito ufficiale della serie.
TRAILER
CONTENUTI SPECIALI Del 4 aprile è l’ultima notizia: la serie è stata rinnovata per un’altra tornata di dieci episodi. Così il forte e torbido Ragnar non ci abbandonerà tanto presto.
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