Una leggenda narra che nell’antichità tredici fanciulle turche, colpevoli di crimini atroci, furono imbarcate su una nave senza nocchiero dai loro coniugi e lasciate alla deriva. Dopo molte peregrinazioni e stenti in balìa del mare, approdarono su un isolotto. Sette anni più tardi, i familiari delle donne, pentitisi della loro scelta, decisero di ritrovarle e, una volta riunitisi alle loro spose, di non fare ritorno sulla terra ferma. Battezzarono l’isolotto col nome di Isola delle Femmine.
Vincenzo Billeci, classe 1988, nasce in Sicilia, ma vive e lavora tra Milano e un piccolo paese della provincia di Palermo: Isola delle Femmine. Il suo percorso di formazione lo porta allo IED Moda Lab di Milano e si espleta nella progettazione e nella comunicazione della moda. Dal 2011 realizza piccole collezioni personali per il suo brand, Vincent Billeci. Ogni collezione rappresenta la meticolosa ricerca delle tradizioni religiose e popolari dell’isola, attraverso la riscoperta dell’artigianato storico e la collaborazione con argentieri e pellettieri del luogo. Un microcosmo, un piccolo mondo da portare sempre in tasca, perché la moda e il design siano imprescindibili dalla terra, dal suolo, dalla tradizione. Vestire la donna di oggi, ricordandosi delle tredici fanciulle del passato: un legame indissolubile, un fil rouge che ci guida alla scoperta della nuova collezione primavera-estate 2014 di Vincenzo.
La conformazione dell’isola racconta tutto di questa collezione, a partire dai materiali utilizzati. C’è la forza della terra nel vigore della mussola bianca quando si unisce col rigore e l’eleganza contemporanea del pizzo ossidiana, a formare le pieghe delle gonne trapezoidali. Una collezione che conosce sfumature, proprio come l’isola cambia in infiniti giochi di colori dal mattino alla sera. I mini dress argento con piegone centrale, dai quali spunta a contrasto il rosa delle meduse, sono l’alba di questa terra e ci raccontano la sua vita: il giorno nelle trasparenze delle gonne, nella decisione delle bluse, nel carattere degli scolli vertiginosi che finiscono a strapiombo sul turchese, sull’ambra e sulla lavanda rosa. La sera del paesaggio, deciso ma mai inospitale, è accesa dalla luce dei maxi orecchini-medusa: si addormenta con il long dress nero e si specchia nell’argento degli accessori. Fluttuano come piccole barche solitarie nella quiete della notte i colletti di organza colorata, esempio di una collezione che coniuga sapientemente la contemporaneità di forme e volumi con la tradizione nella scelta dei materiali e della loro tessitura.
Proprio come la narrazione della leggenda, questa collezione racconta l’incontro di mondi apparentemente distanti, ma che insieme sanno intrecciare l’armonia di abiti che parlano di design, che mettono profonde radici nella terra e si innestano di dettagli couture, come nel caso dei ramages floreali. Lunghezze che raccontano periodi ed epoche: il lungo si sviluppa sul corto, parla di evoluzione, di storia.
L’accessorio diviene testimonianza di questo lungo viaggio e abbaglia con la sua luce metallizzata l’intera collezione, rivelando l’incontro di colori: vede acqua e oro, corallo e catrame, rosa geranio e argento per la Rosalie Bag. Malva metallizzato per la SpineBAG, testimone della tradizione artigiana palermitana: sono fatti a mano dagli argentieri di Palermo, infatti, il suo cinturino dorato e il dettaglio lisca. Giunge alla terza riedizione, invece, l’iconica Silver Cow Bag, connubio di forza e femminilità che si incontrano nel nero catrame e nella preziosità dell’argento.
Anche in questa collezione Vincenzo dimostra di conoscere le regole, ma di saperle interpretare con un gusto personale e raffinato. Anche stavolta il viaggio si compie e si desidera non finisse mai. Un viaggio alla scoperta di un luogo antico, ma che parla fluentemente il linguaggio della contemporaneità.
di Andrea Pesaola
(All photos by Vito Faugiana)