fine ottobre 2006: prendo e me ne vado via di casa da sola per alcuni giorni. è la prima volta che lo faccio, prima c'erano state solo gite di un giorno. quell'autunno ero reduce da alcuni mesi infernali in cui è stato un miracolo se non ho ammazzato qualcuno e se non sono finita al manicomio; per questo dissi a mio marito che avevo la necessità di staccare la spina da tutto e da tutti e di starmene da sola per un po'. la scelta della meta era ovvia: montagna. perchè lì mi rilasso come da nessun'altra parte, e tuttavia non la solita montagna dove andavamo sempre per le vacanze estive, avevo bisogno di un posto che fosse privo di certi ricordi. così tornai in Val di Tires, dove eravamo stati una sola volta qualche anno prima. volevo rivedere il giardino delle rose, regno dello sfortunato Laurino, il re dei nani. furono giornate benedette da un tempo splendido, malgrado la stagione avanzata. quasi subito mi disintegrai i piedi; vai a capire perchè, visto che ho sempre camminato senza problemi e indossavo scarpe collaudate. comunque sia, mi ritrovai con due enormi vesciche sanguinanti sui talloni. potevano forse fermarmi? ovvio che no! mi incerottai per bene e continuai a camminare imperterrita per chilometri anche i giorni successivi, benchè a passo di lumaca. in quel breve periodo riuscii anche a prendermi una scuffia da non credere per uno dei proprietari dell'hotel in cui stavo. più giovane di me, perennemente indaffarato, era uno di quei tipi estroversi cordiali con tutti e aveva un sorriso magnifico. non ho mai saputo se si fosse accorto che mi piaceva, anche se il fatto che lo fissassi continuamente con sguardo da triglia penso fosse piuttosto indicativo. inutile dire che non successe nulla (lui era pure sposato e con due bambini, e vivevano tutti in hotel), ma non dimenticherò mai quando, la mattina della mia partenza, mi diede uno strappo in auto fino in stazione; guidava come un matto giù per quelle curve strette che io avrei affrontato con estrema prudenza, e non smise mai di parlare. arrivati in stazione, ci demmo la mano e buonanotte ai suonatori. la scuffia ci mise un po' a passarmi, perchè io sono sempre molto lenta nelle mie trasformazioni. per un po' accarezzai pure il pensiero di tornare per verificare se rivederlo mi avrebbe fatto lo stesso effetto, però compresi che era molto meglio evitare, che tanto non sarebbe successo nulla comunque. e così quando riguardo le foto di quelle giornate, ripenso sempre sorridendo all'entusiasmo che le ha animate, alla bellezza di quei posti dove lasciavo vagare lo sguardo e aprirsi il cuore, e pure al mal di piedi.
Magazine Talenti
fine ottobre 2006: prendo e me ne vado via di casa da sola per alcuni giorni. è la prima volta che lo faccio, prima c'erano state solo gite di un giorno. quell'autunno ero reduce da alcuni mesi infernali in cui è stato un miracolo se non ho ammazzato qualcuno e se non sono finita al manicomio; per questo dissi a mio marito che avevo la necessità di staccare la spina da tutto e da tutti e di starmene da sola per un po'. la scelta della meta era ovvia: montagna. perchè lì mi rilasso come da nessun'altra parte, e tuttavia non la solita montagna dove andavamo sempre per le vacanze estive, avevo bisogno di un posto che fosse privo di certi ricordi. così tornai in Val di Tires, dove eravamo stati una sola volta qualche anno prima. volevo rivedere il giardino delle rose, regno dello sfortunato Laurino, il re dei nani. furono giornate benedette da un tempo splendido, malgrado la stagione avanzata. quasi subito mi disintegrai i piedi; vai a capire perchè, visto che ho sempre camminato senza problemi e indossavo scarpe collaudate. comunque sia, mi ritrovai con due enormi vesciche sanguinanti sui talloni. potevano forse fermarmi? ovvio che no! mi incerottai per bene e continuai a camminare imperterrita per chilometri anche i giorni successivi, benchè a passo di lumaca. in quel breve periodo riuscii anche a prendermi una scuffia da non credere per uno dei proprietari dell'hotel in cui stavo. più giovane di me, perennemente indaffarato, era uno di quei tipi estroversi cordiali con tutti e aveva un sorriso magnifico. non ho mai saputo se si fosse accorto che mi piaceva, anche se il fatto che lo fissassi continuamente con sguardo da triglia penso fosse piuttosto indicativo. inutile dire che non successe nulla (lui era pure sposato e con due bambini, e vivevano tutti in hotel), ma non dimenticherò mai quando, la mattina della mia partenza, mi diede uno strappo in auto fino in stazione; guidava come un matto giù per quelle curve strette che io avrei affrontato con estrema prudenza, e non smise mai di parlare. arrivati in stazione, ci demmo la mano e buonanotte ai suonatori. la scuffia ci mise un po' a passarmi, perchè io sono sempre molto lenta nelle mie trasformazioni. per un po' accarezzai pure il pensiero di tornare per verificare se rivederlo mi avrebbe fatto lo stesso effetto, però compresi che era molto meglio evitare, che tanto non sarebbe successo nulla comunque. e così quando riguardo le foto di quelle giornate, ripenso sempre sorridendo all'entusiasmo che le ha animate, alla bellezza di quei posti dove lasciavo vagare lo sguardo e aprirsi il cuore, e pure al mal di piedi.
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