L'intenzione di andare a vedere c'era dall'inizio del Ramadan, ma per problemi vari ho dovuto rimandare, e dopo aver deciso di andare sola, una compagna di avventura si e' aggregata, e si sa che in due e' meglio.
E cosi' io e Ines della Valle, giornalista e fotografa freelance, siamo partite in primo pomeriggio alla volta di Rabaa.
Siamo entrati dal lato del Mausuleo di Sadat, teatro degli scontri del 27 Luglio scorso (ne parlammo qui) e non abbiamo trovato neanche un carro armato all'ingresso della Piazza, ed una sola ambulanza.
Poco prima di scendere da casa, invece, notizie allarmistiche in rete davano la Piazza circondata da carri armato e parlavano di entrate d'accesso al sit in bloccato.
In realta' non c'era nulla di tutto questo e le uniche auto ferme davanti alle varie entrate di Rabaa erano quelle dei manifestanti e dei minibus che da tutto il Cairo portano chi protesta o chi vuole vedere da vicino il sit in fin "davanti la porta".
Il sit in e' visibilissimo dall'esterno, ed e' protetto da vari gradi di sicurezza che iniziano tutti con un muro creato dalle piastrelle dei marciapiedi per finire con sacchi di sabbia. Un'enorme manifesto di Morsi accoglie i manifestanti e dal muro all'entrata del sit in, circa 200 metri, ci sono lapidi simboliche dedicate alle vittime degli scontri avvenuti sia lo scorso 27 Luglio sia davanti la Guardia Repubblicana (ne parlammo qui).
Mentre ci avviavamo all'entrata della Piazza un gruppo di persone intente ad odorare il
pavimento ha attirato la nostra attenzione. Uomini, donne e ragazzini si inginocchiavano e sembravano quasi baciare il terreno mentre in realta' cercavano di riconoscere un odore.
Un'enorme macchia di sangue, protetta da piastrelle, era ancora visibile, e si trattava del sangue di una delle vittime. La gente si fermava, si piegava e cercava di annusarne l'essenza, cercava di sentire l'odore del sangue.
(In rete ho trovato immagini di uomini chini su questi angoli protetti descritti come persone che pregavano su
una tomba o meglio sul luogo dove era stato sepolto uno delle vittime del sit in.)
Prima di entrare in Piazza abbiamo fatto una sosta al parco giochi inaugurato all'Eid dove decine e decine di bambini giocavano e facevano le file per entrare e partecipare. Davanti il parco giochi un'immagine di Morsi e dentro il parco decine di piccoli poster del presidente deposto.
Abbiamo incrociato molte persone, uomini, donne e bambini, uomini con la barba e uomini senza barba, donne con il niqab, donne con il velo e donne senza velo, centinaia e centinaia di anime che vivono la quotidianeita' di Rabaa da piu' di 40 giorni.
Inizialmente la nostra idea era quella di fare un giro con il servizio Rabaa Tour (ne parlammo qui), ma giunti alla tenda non ci abbiamo trovato nessuno e ci hanno informato che sarebbero stati disponibili dopo un'ora quindi abbiamo deciso di visitare il sit in da sole.
Ero davvero curiosa, sono sincera. In rete ho letto di tutto a proposito di Rabaa.
Si parla di odore disgustoso dovuto ai bisogni che i manifestanti fanno all'aperto, si parla di allevamenti di pecore e polli, di docce in mezzo la strada, di sporcizia ed ancora di odore insostenibile dovuto all'impossibilita' di lavarsi quotidianamente.
Beh, io di odori disgustosi non ne ho sentiti, a parte l'aroma del coshari (tipico piatto egiziano), di altre essenze cosi' pubblicizzate in rete nemmeno l'ombra.
All'entrata ci hanno perquisito e le donne della sicurezza sono rimaste un attimino stupite della presenza di Ines. Lei e' visibilmente straniera ed in piu' la sua macchina fotografica professionale fa subito capire che e' una fotografa o giornalista.
Dopo i controlli ci siamo addentrate nel sit in. Un'infinita' di tende di tutti i colori, forme e grandezza riempivano i lati della via e si duplicavano e triplicavano in profondita'. Le tende erano tutte aperte e si vedevano benissimo gli uomini all'interno che vi riposavano o si preparavano all'iftar. Mancava poco al tramonto e nell'Islam dopo il Ramadan ci sono 6 giorni
di digiuno facoltativi ma molto praticati in Egitto (settaelbid).
Abbiamo visto file lunghissime davanti una tenda che distribuiva i pasti ed altre file davanti palchi da dove distribuivano acqua fresca.
Musica proveniva dall'interno di alcune tende, da altre versetti del Corano, le strade tutte addobbate e piene di venditori ambulanti di qualsiasi cosa, dalle pannocchie arrosto ai giocattoli, dalle bevande alle scarpe. Proprio come ad ogni manifestazione che si rispetti avvenuta in Egitto, gli ambulanti sono un ingrediente immancabile.
Ines ha definito il sit in a prima vista un qualcosa tipo "la festa dell'Unita'" o un campeggio enorme.
Dappertutto bandiere dell'Egitto, foto di Morsi, caricature sanguinarie dedicate a Al Sisi e il Ministro degli Interni, ed i visi dei giovani martiri uccisi durante gli scontri, tra loro il gionalista che hafilmato la sua morte ed una giovane donna di soli 17 anni.
Ci siamo incamminate fin sotto il palco e li delle donne ci hanno fermato chiedendo se Ines fosse una giornalista. Le hanno chiesto se qualcuno l'aveva infastidita mentre camminava con i capelli e le braccia scoperte e se qualcuno aveva provato ad impedirle di fare foto. Poi, contente delle risposte, si sono fatte fotografare con il coshary in mano dicendo che li, a differenza di Tahrir dove i manifestanti del 30 Giugno mangiavano Kintacky (il fast food che propone menu a base di pollo fritto), si mangia solo quello.
Piu' volte siamo state fermate, molto probabilmente se fossi andata da sola nessuno si sarebbe accorto della mia presenza. Portando il velo e con il viso egiziano mi mimetizzo benissimo, ma Ines ha attirato l'attenzione di molte persone. Un signore l'ha fatta fotografare vicino la figlia e la moglie, un'altro mi ha chiesto se lei era membro di qualche associazione che mira a spiare i manifestanti ed infine un uomo si e' arrabbiato dicendo che non potevamo fotografare ma e' stato zittito dalla folla.
Altri si sono tranquillamente fatti fotografare, le donne di meno tranne poche eccezioni.
Il numero di bambini presenti al sit in e' impressionante. Di tutte le eta', dai neonati agli adolescenti, c'erano decine e decine di piccoli con le loro mamme.
Abbiamo visitato il media center, dove i giornalisti prendono informazioni, situato proprio davanti la moschea che il 27 Luglio scorso era stata trasformata in un obitorio pieno di sangue. Nel Media center un gruppetto aveva messo su un piccolo spettacolo comico dedicato a Al Sisi e l'esercito con tanto di tappeti da jolly in testa.
Molte le tende di giovani gruppi anti Golpe, movimenti gestiti da ragazzi appartenenti o meno alla fratellanza.
Abbiamo camminato moltissimo tra le tende, mentre i digiunanti consumavano il loro pasto, nel semi silenzio che ha preceduto la preghiera collettiva del tramonto, in un'atmosfera mistica fatta di donne e uomini che insieme vanno avanti verso un unico ideale.
In lungo e largo le vie della Piazza sono tutte occupate, le donne sono sistemate nel lato accanto la moschea e ci hanno spiegato che sono li per ragioni di sicurezza, in quanto in caso di un attacco da parte dell'esercito e le forze dell'ordine loro potrebbero chiudersi e nascondersi all'interno del luogo di culto.
Non ho visto mucche e montoni e neanche polli, anche se qualcuno conferma che le papere vengono allevate davvero.
Le uscite della piazza sono tutte controllate da volontari muniti di bastone e casco a mo di elmetto, e si trovano all'interno di una barricata costruita da piastrelle, a cui segue uno spiazzo vuoto circondato da pneumatici chiuso da un muro di sacchi di sabbia.
Abbiamo lasciato la Piazza che era buio, e mentre ci dirigevamo all'uscita abbiamo incrociato uomini intenti a montare nuove tende mentre i media dicevano che quella sera ci sarebbe stato il tanto atteso sgombero.
Dalla fine del Ramadan ad oggi, ogni giorno e' quello degli sgomberi.
Sembra che il mondo intero sia in fervida attesa degli sgomberi dei sit in di Rabaa e Nahda. Come se nn si vedesse l'ora di vedere il sangue, i morti, un massacro, qualora questo avvenisse.
Una situazione delicatissima, che potrebbe avere gravi conseguenze, che potrebbe essere l'inizio di un turbine di violenza o che potrebbe non essere nulla se non uno sgombero e' divenuta un evento mediatico e non un passaggio importante e doloroso della storia egiziana. Ogni giorno leggo sui siti di news vari "sgombero previsto per oggi", come in un'attesa snervante che mette tensione ed impaurisce inutilmente.
Per finire vorrei dire che le persone che ho visto a Rabaa a me sono sembrate persone e non terroristi.
Non ho respirato rabbia o paura o aggressivita', ho respirato l'aria di persone che prendevano in braccio i loro figli chiedendo ad Ines di fotografarli dicendo ironicamente "piccola fai vedere come siamo terroristi", o di persone che mangiavano tranquille sorridendo alla macchina fotografica.
Non dobbiamo pero' dimenticarci degli avvenimenti di violenza avvenuti appena fuori Rabaa, dove sono stati trovati corpi di persone uccise e gli scampati alla violenza hanno dato la loro testimonianza, ma non tutta l'erba e' un fascio.
Se ci sono armi sono ben nascoste, non le caricano addosso e girano il sit in come se fossero poliziotti, come ho letto in molti gruppi fb.
Il fatto che la televisione ed i media continuano a dire che Rabaa e' un covo di terroristi non significa che dobbiamo crederci.
Li ci sono egiziani, convinti di fare qualcosa di giusto, se poi non lo e' per noi non vuol dire che non lo sia per loro.
Avevano votato un presidente ed egli e' stato deposto ed arrestato, se fosse successo ai liberali di sinistra, come pensate avrebbero reagito?
Immagini del sit in di Rabaa al Adaweya
Vattene Al Sisi
La tenda di Rabaa Tour
Dentro la tenda dei "giovani contro il colpo di stato"
Liberta'
Il giovane giornalista ucciso dai militari
Distribuzione dell'acqua
l'interno di una tenda
un'uscita della piazza
preghiera del tramonto
donne dopo la preghiera
nel Media center