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Visto da Londra: i New Jersey Nets

Creato il 13 marzo 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

Britain Nets Raptors Basketball A differenza di quanto accaduto con i Raptors, i New Jersey Nets mi hanno fatto un’impressione diversa nelle due gare di Londra alla O2 Arena. Non tanto per le due vittorie, che sono comunque importanti all’interno di una valutazione, quanto perchè si è intravisto un minimo di progetto, un minimo di idea di come sarà la squadra per lo meno del prossimo anno. Cosa che invece per Toronto non sono riuscito a comprendere. Facile capire che la differenza sta tutta in Deron Williams.
Il magnate Prokhorov, quando ha capito che Melo Anthony non voleva sentire di andare ai Nets, ha virato, e secondo me in maniera ancora migliore, su quello che probabilmente è il top nel ruolo di regista (non si offendano Chris Paul e gli altri…). Deron è il Jason Kidd del nuovo millennio, un giocatore dominante anche fisicamente, che ha la testa di leader e che finalmente è pronto per essere l’uomo franchigia.
Se ricordate quando Kidd arrivò a New Jersey trovò una situazione border line ma fu grandioso a riuscire a trasformare quel gruppo in una realtà che raggiunse due Finals consecutive. Con questo non voglio dire che i Nets tra un anno o due saranno da titolo, ma ripartire da Williams è tanta roba. A Londra già parlava da leader, da guru della squadra, un gruppo giovane e con margini di crescita, che lui deve trascinare. Nelle prime gare con la nuova maglia ha sfornato cinque doppie doppie di fila, facendo segnare chiunque e senza però tirarsi indietro quando c’era da fare canestro in prima persona. Il suo contratto scadrà nel 2012 quindi la prossima annata sarà decisiva per trattenerlo e renderlo l’uomo immagine per lo sbarco nei Nets a Brooklyn. Per quello che mi è sembrato, Deron sembra molto convinto della realtà e del progetto di Prokhorov.

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Certo che i Nets non solo solo Williams. C’è un coach come Avery Johnson che ha il carisma e l’esperienza per far risalire la squadra e sa che la cosa migliore è dare il bastone del comando a Deron e metterlo nelle condizioni migliori per esaltare le sue doti. Quindi un playbook molto asciutto in cui Williams è liberissimo di improvvisare tenendo tanto la palla in mano. Un po’ quello che succede con Nash ai Suns e Paul agli Hornets. Grasso che cola per Deron, dopo i primi anni Nba trascorsi nel rigoroso sistema di coach Jerry Sloan.

Anche il resto della squadra sembra molto adatto a giocare con e per lui. Gli elementi che più mi hanno impressionato sono Vujacic e Humphries. Lo sloveno continua ad essere “the machine” e con un playmaker del genere deve solo farsi trovare libero per tirare, perchè in qualche modo la palla gli arriva coi tempi sinfonici. Dal vivo il suo rilascio è apparso fin troppo rapido, con una meccanica favolosa e infatti spessissimo ha fatto canestro. Potrebbe essere quello che Korver era ai Jazz. E Williams sembra fidarsi molto di lui, così come di Humphries. Oltre ad essere famoso più per le frequentazioni con Kim Kardashian, Kris ha mostrato un’incredibile intensità sul campo, dominando a rimbalzo sui due lati, e facendosi sempre trovare al posto giusto al momento giusto per mettere punti importanti. La difesa molle di Toronto avrà fatto la sua parte ma Humphries è davvero uno tosto, un soldato pronto a disposizione del suo leader.

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Ovviamente non si può non parlare anche di Brook Lopez. Nonostante non sia un giocatore molto atletico e secondo me poco adatto per un pick and roll efficace, è il classico lungo dominante nei pressi del ferro, sia in difesa sia in attacco. Ha dimostrato di essere un tremendo stoppatore e di avere tanti movimenti per andare a canestro in area verniciata. In coppia con Humphries è molto efficace perchè i due si completano e ha comunque fatto vedere di essere un vero pivot, merce rara anche nella Nba. Certo, se dovesse poi arrivare Dwight Howard….

E poi ci sono gli altri, tutti più che discreti giocatori. Dai polivalenti Outlaw, Morrow e Damion James (quest’ultimo è un rookie e si sta meritando lo spazio che il coach gli concede) ai registi Farmar e Sundiata Gaines (l’ex canturino decisivo nella vittoria della prima sfida) fino al centro di riserva Petro. Secondo me il roster è molto interessante: probabilmente sono ad una guardia con punti nelle mani e ad un’ala forte con atletismo e pericolosità realizzativa per essere una big dell’est. Di sicuro il futuro è roseo e sono certo che Prokhorov farà di tutto per diventare prima possibile il primo proprietario non americano a conquistare il Larry O’Brien Trophy.


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