Muta da sub mimetica, pinne lunghe un metro, boa Cressisub e arpione. Arriva in spiaggia nel tardo pomeriggio. Il vento ha costretto a chiudere gli ombrelloni. Il sole scotta, ma non come qualche ora prima. Tutti lo guardano: lui è in vetrina e sa di esserlo. Si allontana dalla riva. E’ un puntolino lontano segnalato solo dal bianco della boa.
Fegato da vendere, stomaco saldo e sprezzo del pericolo. Decolla dal campo di aviazione dietro le villette e, nel pieno del mezzogiorno, compie acrobazie nell’aria. Giro della morte, picchiate, avvitamenti, scatti di nuovo in su, verso il sole. Nasi per aria, lo stiamo ad ammirare, ascoltando il rombo del motore che si allontana e si avvicina, come le onde sulla battigia.
Altezza media, riccioli biondi ribelli al vento, occhiali da sole ed espressione concentrata. Indossa un paio di sandaletti rosa e grigi, bermuda blu con tante taschine e una maglietta con Snoopy e Woodstock. Ha tra le dita il filo di un aquilone. Due volte le cade vicino ai salviettoni su cui la gente è stesa a prendere il sole. Il filo si attorciglia, ci vogliono minuti di pazienza per sbrogliarlo. Poi l’aquilone sale, sempre più in alto. Lei lo porta in giro, con un sorriso sulle labbra, come fosse un cagnolino al guinzaglio. Un ragazzo la guarda, sorride, forse ricorda.