Una donna e un’attrice senza tempo. Bruna e snella. L’incarnazione dell’eleganza. Fece innamorare il mondo intero e ancora oggi, continua ad incantarci. Audrey Hepburn non era la classica stella di Hollywood, come ci racconta l’omaggio, a vent’anni dalla sua scomparsa che Sky arte le dedica. Aveva vissuto altre esperienze rispetto alle sue colleghe americane. Esperienze che costituiranno il bagaglio delle differenze che la contraddistingueranno, rendendola una donna e un’attrice senza tempo. Piena di garbo e humor. Persona impegnata. L’antitesi della frivolezza. Semplice e genuina. Una delle attrici più grandi di sempre.
Audrey Hepburn l’indimenticabile, nasce come Audrey Kathleen Ruston a Bruxelles il 4 maggio 1929 da padre inglese e dalla baronessa Ella van Heemstra, un’aristocratica olandese. In termini hollywwodiani Audrey era qualcosa di unico, segnata dal suo passato europeo, non si lasciò mai condizionare o assorbire dal mondo del cinema, rimase ancorata alle sue origini, così diverse. Lascia l’Inghilterra, paese del padre, durante la seconda guerra mondiale e si trasferisce in Olanda, perchè considerato, dalla madre, un paese più sicuro. Con senno di poi, una vera mossa infelice. Soffre la fame, alcuni parenti arrestati e fucilati, tutta la famiglia rischiò molto e visse in condizioni difficilissime, lei fece la staffetta della resistenza e alla fine della guerra, pesava appena quaranta chili, troppo pochi per il suo metro e sessantanove di altezza. Un’esperienza orribile, mai dimenticata. Segnata per sempre, rafforzò il suo carattere. Contemporanemente i suoi drammi familiari, come l’abbandono del padre, si sommarono alle immagini angoscianti della guerra e questi eventi le procurarono una fragilità emotiva.
Finita la guerra torna in Inghilterra e studia danza. È bravissima ma il suo corpo, porta ancora addosso i segni della malnutrizione che segnano la fine del sogno di ballerina. Lavora come fotomodella. E proprio in The secret people nel 1952 interpreta una ballerina, è il suo primo ruolo importante. Fece tanti lavoretti e accettò una parte modesta in un film che le permise di andare a Montecarlo per alcune settimane dove viene notata dalla celebre scrittrice Colette, che le fece un provino per la versione teatra
Fu un debutto fulminante, grazie a questa commedia divenne celebre e dopo duecentocinquanta repliche, diventò una diva del teatro e il cinema fu pronto ad accoglierla a braccia aperte. La fortuna la assiste e prende il posto di Jean Simmons, costretta a rinunciare, come protagonista di Vacanze Romane nel 1953. Giovanissima e ancora alle prese con la scoperta del look che l’avrebbe resa immortale, Audrey Hepburn lavora al film che le fece vincere l’Oscar come miglior attrice. Diventò una grande stella di Hollywood. Una strella che sfuggiva a ogni cliché. Figura esile, poco appariscente, occhi splendidi, non incarnava la classica bellezza anni cinquanta. Era diversa e al pubblico, questa differenza, piacque molto.
Domina lo schermo con la sua espressività sincera, qualcosa di assolutamente nuovo e unico all’epoca. Billy Wilder la vuole, nel 1955, come protagonista di Sabrina. Interpreta la figlia di un autista costretta a scegliere tra Humpherey Bogart e William Holden e vince un altro Oscar. Recita con attori più maturi di lei, trame fragili condite dall’accuratezza di Hollywood, lei è giovane ed elegante e così l’accostamento con uomini decisamente più anziani non risulta innaturale. Nella finzione sceglierà Bogart ma nella realtà si innamora di Holden ma, lui è sposato e irraggiungibile.

Recita a teatro con Ondine e incontra l’affascinante attore, scrittore e produttore Mel Ferrer, sposato in Svizzera e padre del suo primo figlio. Poi è la volta di una storia drammatica dove interpreta il ruolo di una suora e si libera dell’immagine stereotipata che le avevano cucito addosso. Ebbe il coraggio di confrontarsi con un ruolo molto diverso dal solito e lo fece in maniera molto efficace al punto da ricevere un’altra candidatura all’Oscar.
Abbandona le scene e si dedica alla famiglia e finalmente farà coppia fissa per il resto della sua vita con l’attore Robert Wolders, che l’ha accompagnata per tutti gli anni a venire, interamente dedicati alla beneficenza e al volontariato, alla lotta contro la fame e la povertà, ricoprendo il ruolo di ambasciatrice speciale dell’Unicef dal 1988. Un’instancabile paladina dei diritti umani. Sfruttò la sua notorietà per aiutare il prossimo.
La sua vita non fu tutta rose e fiori, un’infanzia diffcile, due matrimoni così così, ma alla fine la bilancia trovò l’equilibrio. Nel 1992 muore, lasciando un’impronta indelebile nel mondo del cinema e in quello delle iniziative umanitarie. Una donna di cuore con doni rari: eleganza, grazie e uno stile inconfondibile.