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Vite sfogliate in camera oscura. L’uomo sorpresa

Creato il 04 aprile 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Oggi per le Vite sfogliate in camera oscura pubblichiamo non una biografia, ma un racconto di Sabrina, perchè le vite possono essere quelle della propria fantasia.

L’uomo sorpresa

Vite sfogliate in camera oscura. L’uomo sorpresa

Opera di M.C. Escher

Si era trovato un lavoretto saltuario non lontano dal centro, tanto per sedare i sensi di colpa e racimolare qualcosa. Nessuna specializzazione e tutto da imparare, tranne l’urgente bisogno di soldi, quello l’aveva imparato da un pezzo, almeno da quando gli studi universitari e la stanza in affitto gli succhiavano avidamente ogni risorsa. Il laboratorio di cui parlava l’annuncio era molto ampio, con il pavimento scuro e lustro, le pareti sufficientemente bianche, lunghi banconi d’acciaio sormontati da lampade al neon, scatoloni impilati l’uno sull’altro e macchinari dal vago aspetto ospedaliero, di cui ignorava profondamente l’utilizzo. Renzo indossava un camice bianco, che si guardava bene dal macchiare, perché gli conferiva quell’aria distinta da vero dottore quando, con i guanti in lattice, auscultava le sue ‘pazienti’. Uova di cioccolato, nello specifico. Fondente, al latte, bianco, alle nocciole; uova decorate, imbellettate, grandi, piccole, vezzose e farcite. Queste, tutte belle e felici come Pasque, erano al momento le pazienti di Renzo. Aristotele ed Ippocrate si sarebbero rotolati dalle risate e probabilmente avrebbero snocciolato qualche illuminante citazione a riguardo, non prima di averne assaggiato un pezzetto di ognuna.
Se Renzo non avesse detestato il cioccolato a causa di un’intolleranza alimentare, se le sarebbe mangiate tutte, esclusivamente per pareggiare i conti con i frequenti salti di pasto degli ultimi tempi. Tuttavia, gli venne assegnata una mansione che ritenne conforme alle sue attitudini: l’addetto alle sorprese. Poteva ben permettersi, un futuro cardiologo, di donare un cuore a tutte quelle uova, tanto dolci, quanto prive d’anima. Con qualcosa di rumoroso all’interno, avrebbero cambiato immediatamente struttura e significato, un codice deontologico che le promuoveva poeticamente ad archetipo di vita, il nucleo che completa la corazza, riempie il vuoto e nutre ogni respiro di vita. Lui, Renzo, era l’uomo sorpresa, il ragazzo tuorlo, il tirocinante temporaneo di un mondo ovale e, per di più, di cioccolato. Infilava all’interno dei gusci piccoli sacchetti di plastica trasparente, contenenti morbidi peluches dai colori pastello, portachiavi di foggia e colore diverso a seconda delle squadre di calcio e della grammatura dell’uovo; sciocchi oggettini a basso costo e di dubbio gusto, che immaginava buttati da una parte, non appena appagato il gusto ansiogeno della sorpresa. Non esattamente come un cuore vero, un muscolo vitale e pulsante, pugno motore dietro lo sterno dell’esistenza, ma si fa quel che si può.
Detestava quel lavoro, anche se una nota positiva, utile a sopportare la moltitudine di cacao nelle sue più svariate e ormai stomachevoli amalgame, c’era; e, per la cronaca, si chiamava Chiara. Due banconi più in là, la carnagione pallida come una chiara d’uovo e lo sguardo da agnellino sperduto, dotato del miracoloso potere di aumentare le endorfine e il buonumore di Renzo, con enorme vantaggio rispetto alle proprietà del cacao. Taciturna e timida, Chiara era davvero brava con le uova. Ne infilava, una alla volta, all’interno di uno strano macchinario che le ingoiava per pochi secondi, producendo un breve suono metallico di risucchio, risputandole già avvolte di carta verde brillante a fiori rosa. Le allineava sul tavolo maneggiandole con estrema cura, le guarniva di nastri in tinta, usando la grazia e la premura che una madre d’altri tempi riserverebbe al fiocco del grembiule dei propri piccoli. Renzo adorava in silenzio quei gesti semplici da chioccia moderna, quell’aria fresca e primaverile che abitava la sua figura di musa silenziosa, l’unico vero e reale dono pasquale in quel posto asettico e per nulla gioioso.
Quello è per te. Buona Pasqua!’ le disse un giorno prendendo coraggio, mentre Chiara estraeva dal macchinario sputa-uova l’ultimo cioccolatoso pezzo della giornata, riservandogli in cambio lo sguardo più sorpreso che si possa incontrare. Questa volta ce l’aveva messo davvero un cuore dentro l’uovo, piccolo, d’argento, scelto tra mille altri, legato ad una sottile catena a maglie strette. Renzo, l’uomo sorpresa, un cuore vero doveva proprio mettercelo.


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