Dicevo ieri a mia madre al telefono: domani si ricomincia la routine. Che a me piace tantissimo.Ho da poco cominciato a uscire tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, per andare nel mio studio a lavorare. E mi accorgo che un po’ mi spiace quando arriva venerdì pomeriggio, perché poi durante il finesettimana sono a casa. Lo so, la maggior parte della gente invece è ben contenta. Mi sento un po’ a disagio ammettere invece che io sono, almeno in questo, controcorrente.Alla bellezza di quarantacinque anni, molti dei miei coetanei vanno a lavorare da almeno venti, tutti i santi giorni gli stessi movimenti mattutini, la stessa strada per arrivare allo stesso lavoro, incontrare le stesse persone, fare le stesse battute, fare lo stesso lavoro. La domenica dicono tutti la stessa cosa: che non hanno voglia di svegliarsi l’indomani e ricominciare. Li capisco.Io invece la domenica sera comincio ad assaporare il mio lunedì mattina, che va sempre così. Sveglia alle sette e un quarto, coccole nel letto di Emma per svegliarla, che mi dice, impastata di sonno, ‘Stai qui ancora un minuto’ (io ci sto). Poi scendo un piano, mi fermo a fare la mia sana pipì, scendo un altro piano. Sofia di solito è già sveglia e truccata e bellissima e, facendo colazione, mi saluta con un sorriso perfetto. Luca è sempre stravaccato sul divano con il suo ipad e appena mi vede mi dice ‘Hi sweetie!”. Dan è a portare i cani. Metto su un caffé con gesti meccanici mentre sento Emma che scendendo le scale mi chiede un panino con la Nutella, che faccio con la stessa meccanicità con cui preparo il caffé. Poi arriva il pulmino di Luca e dalla cucina si alza il coro mio e delle sue sorelle: “Bye Luca! Have a nice day!” Lui sorride, prende la mano di Mary, la signora haitiana con la parrucca che lo accompagna a scuola, e va.Nel frattempo arriva Dan, che mi bacia, beve il caffé e subito porta Sofia e Emma a scuola, e in casa, come per magia, cala un dolcissimo silenzio. Accendo il computer e la mia prima sigaretta, leggo i titoli di Repubblica e New York Times, poi faccio la doccia, i letti, saluto i cani a voce alta e prendo la bici, che parcheggio contro il cartello giallo fuori casa mia che dice SLOW. Cuffie, occhiali da sole, e vado. Venti minuti di pedalata sulla pista ciclabile che segue il fiume Charles: la vista è quasi ridicola tanto è bella. Boston mi si propone davanti in tutto il suo splendore, con i suoi grattacieli e le sue case di mattone e i suoi ponti e i suoi campus universitari. Il fiume con le barchette a vela. Guardo sempre sbalordita. Non mi stancherò mai di stupirmi ogni volta della sua bellezza.Arrivo a Charlestown, parcheggio la bici, salgo al terzo piano del palazzo di mattoni, saluto la signora che fa da segretaria a un po’ di gente, vado nel cucinino e mi preparo un altro caffé, e poi arrivo nel mio piccolo studio, che ormai sa quasi di casa, visto che, oltre ai mobili, ho anche portato un po’ di libri da mettere sugli scaffali, e qualche quadretto che devo ancora appendere ma è lì.Accendo il computer, cazzeggio su facebook per un po’ poi rispondo a email varie e finalmente comincio a scrivere. E sono felice che sia solo lunedì.
Magazine Diario personale
Dicevo ieri a mia madre al telefono: domani si ricomincia la routine. Che a me piace tantissimo.Ho da poco cominciato a uscire tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, per andare nel mio studio a lavorare. E mi accorgo che un po’ mi spiace quando arriva venerdì pomeriggio, perché poi durante il finesettimana sono a casa. Lo so, la maggior parte della gente invece è ben contenta. Mi sento un po’ a disagio ammettere invece che io sono, almeno in questo, controcorrente.Alla bellezza di quarantacinque anni, molti dei miei coetanei vanno a lavorare da almeno venti, tutti i santi giorni gli stessi movimenti mattutini, la stessa strada per arrivare allo stesso lavoro, incontrare le stesse persone, fare le stesse battute, fare lo stesso lavoro. La domenica dicono tutti la stessa cosa: che non hanno voglia di svegliarsi l’indomani e ricominciare. Li capisco.Io invece la domenica sera comincio ad assaporare il mio lunedì mattina, che va sempre così. Sveglia alle sette e un quarto, coccole nel letto di Emma per svegliarla, che mi dice, impastata di sonno, ‘Stai qui ancora un minuto’ (io ci sto). Poi scendo un piano, mi fermo a fare la mia sana pipì, scendo un altro piano. Sofia di solito è già sveglia e truccata e bellissima e, facendo colazione, mi saluta con un sorriso perfetto. Luca è sempre stravaccato sul divano con il suo ipad e appena mi vede mi dice ‘Hi sweetie!”. Dan è a portare i cani. Metto su un caffé con gesti meccanici mentre sento Emma che scendendo le scale mi chiede un panino con la Nutella, che faccio con la stessa meccanicità con cui preparo il caffé. Poi arriva il pulmino di Luca e dalla cucina si alza il coro mio e delle sue sorelle: “Bye Luca! Have a nice day!” Lui sorride, prende la mano di Mary, la signora haitiana con la parrucca che lo accompagna a scuola, e va.Nel frattempo arriva Dan, che mi bacia, beve il caffé e subito porta Sofia e Emma a scuola, e in casa, come per magia, cala un dolcissimo silenzio. Accendo il computer e la mia prima sigaretta, leggo i titoli di Repubblica e New York Times, poi faccio la doccia, i letti, saluto i cani a voce alta e prendo la bici, che parcheggio contro il cartello giallo fuori casa mia che dice SLOW. Cuffie, occhiali da sole, e vado. Venti minuti di pedalata sulla pista ciclabile che segue il fiume Charles: la vista è quasi ridicola tanto è bella. Boston mi si propone davanti in tutto il suo splendore, con i suoi grattacieli e le sue case di mattone e i suoi ponti e i suoi campus universitari. Il fiume con le barchette a vela. Guardo sempre sbalordita. Non mi stancherò mai di stupirmi ogni volta della sua bellezza.Arrivo a Charlestown, parcheggio la bici, salgo al terzo piano del palazzo di mattoni, saluto la signora che fa da segretaria a un po’ di gente, vado nel cucinino e mi preparo un altro caffé, e poi arrivo nel mio piccolo studio, che ormai sa quasi di casa, visto che, oltre ai mobili, ho anche portato un po’ di libri da mettere sugli scaffali, e qualche quadretto che devo ancora appendere ma è lì.Accendo il computer, cazzeggio su facebook per un po’ poi rispondo a email varie e finalmente comincio a scrivere. E sono felice che sia solo lunedì.
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