17 febbraio: al Tar del Lazio il ricorso sulle illegittimità della “riforma”
di Marina Boscaino
Credo sia utile, per tutti coloro che seguono La poesia e lo spirito – cittadini consapevoli, insegnanti e non – ripercorrere le tappe di una vicenda incresciosa (una delle tante) che ha accompagnato la politica di taglieggio ai danni della scuola pubblica inaugurata da Gelmini due anni fa. In totale controtendenza rispetto agli atteggiamenti degli altri paesi membri UE sulle politiche dell’istruzione, che, in questa e per questa crisi economica, hanno continuato ad investire in educazione. La singolarità del nostro Paese non sta solo in questo volgare e miope disinvestimento sul futuro. Ma anche – e forse più significativamente – nelle modalità quantomeno improprie attraverso le quali è stata in pratica condotta l’operazione “distruzione della scuola pubblica”.
Proviamo a rivedere insieme lo strano modo in cui sono nate le “riforme” della scuola italiana. Non si tratta di un esercizio di nostalgia, ma della necessità di comprendere un fenomeno allarmante che – misteriosamente – continua a non trovare spazio sui media, né attenzione da parte della parte politica che dovrebbe rappresentare una parte consistente della scuola italiana. Un fenomeno che è paradigmatico di procedure che potrebbero ripetersi, in questo e in altri settori, amplificando l’emergenza democratica in cui viviamo.
Il ricorso
Un gruppo di docenti, genitori, studenti e personale della scuola, con la collaborazione dei Comitati per La Scuola della Repubblica ha impugnato con ricorsi al TAR del Lazio i provvedimenti attuativi dell’art. 64 D.L. n. 112/08 convertito in L. n. 133/08, in particolare i tagli agli organici del personale della scuola statale. Il 17 febbraio, tra pochi giorni, questi ricorsi saranno discussi al Tar del Lazio.
Perché? Procedure “atipiche” (ma sono in vena di eufemismi).
L’art. 64 della legge 133 dell’agosto 2008 (“Contenimento di spesa per il pubblico impiego, disposizioni in materia scolastica”) al comma 3 recita:
“Per la realizzazione delle finalità previste dal presente articolo il ministro dell’Istruzione e quello dell’Economia predispongono un piano programmatico di interventi” per l’attuazione del quale “devono essere adottati entro 12 mesi “uno o più regolamenti” (c. 4).
La legge confluì nella Finanziaria Tremonti 2008; il “contenimento di spesa” ammonta ai 7,5 mld di euro, tagliati sulla scuola pubblica nel triennio 2009-11, con relativa perdita di 140.000 posti di lavoro, tra docenti e Ata. L’“uno o più regolamenti” sono, appunto, le “epocali riforme” che hanno colpito prima la scuola primaria (maestro unico, via le compresenze, attacco al tempo pieno) e poi, lo scorso anno, la scuola superiore.
Il taglio delle spese: ecco da dove parte il “progetto culturale” e l’idea di rinnovamento della triade Gelmini-Tremonti-Brunetta. Lo scorso anno – nonostante i regolamenti (“la riforma”) non avessero ancora concluso il proprio iter giuridico per diventare legge (mancavano il parere della Corte dei Conti e la firma del presidente Napolitano, pertanto erano privi di efficacia giuridica), Gelmini emanò due circolari, una relativa all’iscrizione alle “nuove” superiori, quelle riformate; una agli organici, determinati come se la “riforma” fosse legge. In quest’ultimo caso, peraltro, Gelmini, invece di determinare gli organici, come previsto dalla legge, dopo aver acquisito il parere di commissioni parlamentari e Conferenza Stato-Regioni, ha allegato alla circolare ministeriale che li taglia drasticamente uno schema, privo di firma e protocollo, e quindi di valore giuridico.
Inoltre…
Le nuove superiori violano il principio di obbligo scolastico uguale per tutti, ignorando gli artt. 3 e 34 della Costituzione: la l. 133/08 ripristina infatti un percorso duale, in cui l’obbligo può essere assolto a scuola o nella formazione professionale; oggi, come è noto, anche nell’apprendistato.
Inutile dire che la discriminazione tra i diversi percorsi è rigidamente su base sociale: i nati bene a studiare, gli altri ad imparare il mestiere, magari precario. La Costituzione stabilisce che le norme generali in materia di istruzione debbano essere emanate dal Parlamento, il cui dibattere può garantire un effettivo pluralismo culturale e la libertà, anche dell’arte e della scienza.
Questo Parlamento nominato (ma non eletto dal popolo), costituito all’epoca da una maggioranza schiacciante, invece ha delegato al governo la definizione delle norme generali sull’istruzione, come, appunto, le “riforme” dei vari ordini di scuola, contravvenendo a quanto previsto dagli artt. 33 e 117.
Inoltre l’art. 64 della l. 133/08, da cui siamo partiti, delega in modo totale le competenze del Parlamento al governo per quanto riguarda l’intera materia.
Sono sufficienti questi motivi per inoltrare ricorso al Tar? E poi: non è stupefacente che di questo ricorso non parli nessuno, ma proprio nessuno?
Come si arriva alla data del 17 febbraio 2011?
Il ricorso arriva al Tar del Lazio, che il 24 giugno 2010 sospende l’efficacia delle circolari su iscrizioni alle secondarie, organici del personale della scuola e mobilità. Ossia tutte le conseguenze dei regolamenti Gelmini (la “riforma” delle superiori). Perché?
Nonostante all’epoca delle circolari i regolamenti non avessero compiuto l’iter obbligatorio, il governo li ha considerati legge: procedura anticostituzionale e antidemocratica, che una piccola parte della scuola ha denunciato con tutto il fiato che aveva in gola, nel silenzio della maggior parte dei media. Mobilitazione e consapevolezza pagano: la sospensiva ha dimostrato che il ricorso – presentato da 755 docenti, genitori, personale Ata, studenti, insieme a Per la Scuola della Repubblica, organizzato dai Coordinamenti scuole superiori di Roma, Bologna, Milano e molte altre città, nonché dal Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale – non era pretestuoso.
Con ordinanza n. 1023 il Tar ha accolto la richiesta dei legali ricorrenti, Mauceri e Virgilio, disponendo la sospensione dei provvedimenti impugnati e ordinando a Gelmini di depositare nel termine di 15 giorni una “documentata relazione che, riferendo sui fatti di causa, controdeduca puntualmente sui motivi dedotti con il ricorso”. Si stabilisce la data del 19 luglio per l’udienza seguente, in cui si deciderà se confernare o no quanto stabilito.
Per la cronaca: mentre i genitori hanno iscritto i figli alla cieca, in una scuola non normata, facendo riferimento a piani dell’offerta formativa decaduti con atto arbitrario, la circolare sulle iscrizioni sospesa prevedeva 8.711 posti in meno per la primaria; 3.661 per la secondaria di primo grado, 13.746 per la superiore; -15.000 Ata. Totale: 41.118 persone a spasso, in virtù di una “riforma” trattata da chi ci governa come se fosse legge, ma che legge non era.
19 luglio 2010
Il Tar del Lazio riconosce le ragioni del ricorso: l’illegittimità delle circolari ministeriali, dando ragione sul piano dei principi ai 755 ricorrenti tra docenti, studenti, Ata e genitori, coordinati da Per la Scuola della Repubblica. Si chiedeva al Tar di confermare la sospensiva – accordata 20 giorni prima in via provvisoria – relativa a quelle circolari, che il tribunale ha ritenute tutte illegittime perché “applicative di testi normativi emanati successivamente e pertanto ancora privi di efficacia e di rilievo giuridico” (nel frattempo, i regolamenti erano stati pubblicati).
La cosiddetta “riforma epocale” delle superiori, quella che – nelle parole del premier e di Gelmini – regge il confronto con la riforma Gentile, ha tentato di procedere attraverso circolari, anticipando illegittimamente le leggi: è così che le iscrizioni alla prima classe della superiore sono state realizzate sulla “nuova scuola”, quella “riformata”, nonostante la riforma non avesse compiuto il suo iter giuridico e non fosse legge. È così che sono state emanate circolari sugli organici (e la relativa previsione del taglio di 50.000 cattedre per l’anno in corso) prevedendo la falcidia di ore della scuola “riformata”, nonostante non fosse legge. Il Tar non ha però confermato il provvedimento di sospensiva cautelare del 25 giugno, non ravvisando danno grave e irreparabile per i ricorrenti: udienza di merito fissata al 17 febbraio 2011.
Opposizione: se ci sei batti un colpo
Nonostante gli appelli dei proponenti, solo le province di Bologna, Cosenza, Perugia, Pistoia, Vibo Valentia, i comuni di Empoli, Certaldo, Castiglionfiorentino, Imola e il Codacons, sono intervenuti a sostegno e si sono costituiti “ad adiuvandum”.
Peraltro nei suddetti giudizi è stata rilevata l’illegittimità dei provvedimenti relativi agli organici anche sotto il profilo della violazione delle prerogative delle Regioni e degli Enti Locali.
Non solo la Gelmini ha invaso le competenze regionali in materia di organizzazione della scuola nel territorio, ma ha anche palesemente disatteso l’art. 2, comma 4 del DPR n. 81 del 20/03/2009 concernente la determinazione degli organici, che stabilisce:
“La determinazione e la distribuzione delle dotazioni organiche tra le regioni tengono conto, sentita la Conferenza Unificata di cui all’art. 8 del decreto legislativo 28/08/1997 n. 281, dei criteri e dei paramenti di cui ai commi 2 e 3″.
Gelmini ha provveduto, di intesa con il Ministro dell’Economia, alla determinazione degli organici sia per l’a.s. 2009/2010 che per l’a.s. 2109/2011 senza avere sentito prima la Conferenza Unificata di cui sopra; le Regioni avrebbero avuto, pertanto – ma sono ancora in tempo a farlo – non solo il diritto, ma anche, per rispetto dei cittadini che rappresentano, il dovere di contestare tale comportamento della Ministra, non solo illegittimo, ma anche lesivo del principio della leale collaborazione tra le istituzioni del Paese.
Capisco che non si tratta di una storia divertente. Non tira in ballo gossip, non propone consolatorie chiavi di lettura edificanti, non è scandalistica, né brillante, né sentimentale. Capisco che rincorrere normative e procedure rischia di essere noioso e di farci sentire nel gorgo di dinamiche kafkiane, afflitti come siamo da perenne sindrome da avversione per ciò che riteniamo tecnico.
Ricordiamo però che molti di noi quei regolamenti che stanno determinando il nostro percorso professionale e le condizioni di lavoro in cui operiamo non li hanno nemmeno letti, come non hanno letto i pareri che – nonostante la marcia implacabile e indifferente ad essi del governo – ne sottolineavano le numerose criticità. La corretta informazione, la ricerca, lo studio sono ormai gli unici strumenti che abbiamo a disposizione per tentare di riprendere in mano il nostro destino, professionale ma soprattutto di cittadini consapevoli.
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Qui si possono leggere tutte le illegittimità giuridiche dei regolamenti e delle CM del ministro Gelmini.
Ricorso al TAR del Lazio contro i tagli alla spesa per la scuola statale per gli aa.ss. 2008-2009 e 2009/2010: il Tavolo Regionale della Toscana per la difesa della scuola statale fa richiesta di intervento adesivo ad adiuvandum alle Regioni governate dalle forze politiche di centro-sinistra che hanno giudicato dissennata, sotto ogni profilo, la politica dei tagli alla scuola statale, per l’udienza del 17 febbraio p.v.
Per tutte le opportune informazioni tecniche il gruppo dei legali è ovviamente a disposizione; a tal fine segnaliamo il recapito telefonico di Corrado Mauceri: 3357112697.
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L’occhio del lupo
Pischelli, seguite i precetti der papi
Difficile, sempre più difficile. Ragazzi io ce l’ho messa tutta, però sapete com’è – lo sapete, lo sapete, anche se fate finta di no, anche se glielo dite solo sottovoce al collega incontrato in corridoio, che la ripetente vicina al termosifone non c’è niente da fare, zappa era e zappa resterà, inutile menarla con le motivazioni e il disagio sociale. Be’, io sono così, più di tanto si vede che con il comprendonio non…
Ho provato tutta la vita a seguire Giuliano Ferrara, a stargli dietro, a questa altissima intelligenza che lo dicono tutti, peccato, con quel capoccione, peccato che… Mo’, dice l’altissima intelligenza, noi nella scuola pubblica istighiamo i pargoli all’odio, che loro sono piccoli e noi, noi… l’ho detto, non ho capito bene, ma dice ci dobbiamo vergognare.
Così te lo voglio proprio chiedere, Ferrara, almeno in questo aiutami: che je devo di’ a ‘sti pischelli, seguite i precetti der papa e astenetevi dal sesso, oppure trombate ma solo a ricreazione?
(michele lupo)
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La settimana scolastica
Illegittimità e bocciatura: all’insegna di queste parole sono alcune notizie di questa settimana scolastica, e non solo per la prossimità della discussione presso il Tar del Lazio del ricorso presentato da Per la Scuola della Repubblica e dal Tavolo Regionale della Toscana per la difesa della scuola statale contro le illegittimità della “riforma“.
La notizia della stagione è la bocciatura della Proposta di sperimentazione sul merito. Da una parte si “scopre” che non ci sono i fondi per la sua attuazione, dall’altra le scuole italiane hanno bocciato la Proposta. Finora, come hanno comunicato i tecnici ministeriali ai sindacati, le adesioni sono state soltanto 35. E pensare che le scuole ubicate nelle tre province individuate (Torino, Napoli, Milano) sono ben 1.461.
A nulla sono valsi i tentativi di aggiramento. Il Miur prima ha allungato i tempi previsti per l’adesione alla sperimentazione e poi cambia le regole del gioco; il 2 febbraio il Capo Dipartimento del Miur Giovanni Biondi ha scritto al Direttore dell’USR della Lombardia Giuseppe Colosio. Nel documento trasmesso si legge chiaramente che per aderire alla sperimentazione sul merito non è necessaria la delibera del Collegio dei docenti. Basta la decisione del Preside e la disponibilità di qualche docente!
Nonostante ciò la premialità, cioè adattare i contenuti del Dlgs 150 alla scuola (attribuzione di premi ad una quota del 75% dei docenti ed educatori, predeterminando il fatto che un quarto circa del personale è sostanzialmente nullafacente) viene rimandata a data da destinarsi:
“a un successivo protocollo di collaborazione da adottare d’intesa con la Commissione nazionale di valutazione che dovrà stabilire le fasi, i tempi, le modalità, i soggetti e le responsabilità del processo di misurazione e valutazione della performance, nonché le modalità di monitoraggio e verifica dell’andamento della performance”.
Di grande portata è anche la bocciatura di una norma sulle graduatorie dei supplenti voluta dalla Lega Nord nel decreto-legge dal titolo “Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l’anno 2009-2010“. Il 9 febbraio la Corte Costituzionale dichiara illegittima la norma che impediva ai precari del sud di conservare il proprio punteggio se cambiavano provincia. Secondo i giudici l’articolo in questione “si pone in contrasto con l’art. 3 della Costituzione“, violando uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento: l’uguaglianza fra tutti i cittadini. Come conseguenza, l’amministrazione dovrebbe assumere tutti quei docenti che, collocati in coda, si sarebbero trovati in posizione utile per l’immissione in ruolo.
Ma ecco che arriva l’espediente del governo per aggirare la sentenza: a poche ore dal pronunciamento dei giudici costituzionali, la stessa Lega ha fatto approvare un emendamento al decreto Milleproroghe che “congela” le graduatorie fino al 31 dicembre 2012. Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil, dichiara:
“L’emendamento della Lega Nord al milleproroghe approvato dalla commissione Bilancio, sul blocco delle graduatorie e l’impossibilità d’iscriversi nelle graduatorie d’istituto, in una provincia diversa da quella della permanente è un atto razzista: non si può giustificare quell’emendamento con la necessità di nuove norme sul reclutamento. In realtà s’intende stravolgere il sistema nazionale di reclutamento, violando le leggi”.
In realtà come noto da tempo la Lega Nord pensa a una “nuova legge sul reclutamento”: c’è già un testo del senatore del Carroccio Mario Pittoni sul tavolo del ministro che prevede albi e concorsi regionali.
Bocciato anche il ministro Brunetta. Con la riforma del pubblico impiego, entrata in vigore a novembre 2009, alcune materie sono sottratte alla contrattazione sindacale per essere affidate alla competenza esclusiva del preside. Il punto aveva sollevato le critiche dei sindacati, che riportavano un’altra circolare del direttore scolastico regionale della Toscana, che ribadiva un concetto opposto: che continuano a trovare piena applicazione le norme contrattuali di cui all’articolo 6 del contratto Scuola del 2007, nella parte in cui vengono individuate le materie oggetto di contrattazione sindacale a livello di istituzione scolastica. Sull’argomento è intervenuto il ministero dell’Istruzione con una nuova circolare interpretativa, che conferma l’interpretazione del direttore regionale della Toscana.
Sul fronte dei precari, dopo l’ok delle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio all’emendamento presentato dal Pd al milleproroghe, vengono riaperti i termini per i ricorsi contro i licenziamenti. Per tutto quest’anno non si applicherà la norma del Collegato sul lavoro che fissava al 23 gennaio i nuovi termini per l’impugnazione dei licenziamenti.
Non si contano d’altra parte le tante sentenze dei tribunali favorevoli ai ricorsi dei precari in difesa dei diritti maturali e contro discriminazioni. Tra le ultime, il caso del Tribunale di Milano, che con Sentenza del 27/01/2011 si è pronunciato dichiarando il diritto al riconoscimento dell’anzianità di carriera maturata, dall’inizio del rapporto di lavoro, ad un gruppo di docenti precari patrocinati.
Non parliamo delle bocciature del ministero in tanti ricorsi di genitori contro il taglio illegittimo del sostegno ai figli disabili, questo di qualche giorno fa è solo uno degli ultimi.
Dando un’occhiata al contesto: in evidenza sulla stampa questa settimana che la scuola discrimina gli studenti più poveri. Da un’indagine della Banca d’Italia, condotta da Pasqualino Montanaro, ciò emerge ampiamente: sui test di matematica, per esempio, “in media il punteggio ottenuto da uno studente con lo status sociale più elevato supera del 25% circa quello ottenuto da uno studente con lo status sociale più basso”.
Differenze analoghe si ottengono nel confronto tra Nord e Sud. Significativo anche il dato che il 55% dei giovani trova lavoro grazie agli amici e ai parenti, come dimostrano i dati pubblicati dall’Istat.
Per decenni le aule sono state il luogo di incontro e di avvicinamento tra ceti diversi. Oggi le cose sono cambiate radicalmente: sotto il velo della “meritocrazia” il nostro Paese è tornato ad essere classista in modo feroce. Come stupirsi allora di quanto scrive Marco Lodoli?
E per finire l’ultima del ministro Gelmini, che dice che il 14 febbraio in piazza c’erano solo poche radical chic: le segnaliamo allora qualche informazione e una lettera di una studentessa.
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Petizione al Presidente della Repubblica: No ai tagli, no ai finanziamenti alle private.
Il decreto Brunetta qui.
Tutti i materiali sulla “riforma” delle Superiori qui.
Per chi se lo fosse perso: Presa diretta, La scuola fallita qui.
Guide alla scuola della Gelmini qui.
Le circolari e i decreti ministeriali sugli organici qui.
Una sintesi dei provvedimenti del Governo sulla scuola qui.
Un manuale di resistenza alla scuola della Gelmini qui.
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Dove trovare il Coordinamento Precari Scuola: qui; Movimento Scuola Precaria qui.
Il sito del Coordinamento Nazionale Docenti di Laboratorio qui.
Cosa fanno gli insegnanti: vedi i siti di ReteScuole, Cgil, Cobas, Cub.
Spazi in rete sulla scuola qui.
(Vivalascuola è curata da Alessandro Cartoni, Michele Lupo, Giorgio Morale, Roberto Plevano, Lucia Tosi)