Sono passati già tre anni da quella mattina di febbraio, eppure non è cambiato nulla.
Sono passati tre anni dal giorno in cui Beppino Englaro prese la decisione più difficile e dolorosa della sua vita e pose fine all’esistenza biologica di sua figlia Eluana.
Ve lo ricordate?
All’epoca sembrava non esistesse materia più scottante, dibattito che esacerbasse più gli animi. Poi, in pieno italian style, tutto è stato accantonato e dimenticato in un angolo, tanto non importa. C’è la crisi, c’è la crisi e tutte le altre questioni sociali passano in secondo piano.
E la Chiesa fa la riverenza e ringrazia.
Ma non basta.
Il nostro caro ex Governo, nella persona ecomiabile dell’allora ministro Ferruccio Fazio, artefice di altre interessanti e proficue iniziative, tanto per ribadire il concetto creò nel 2010 la Giornata Nazionale degli Stati vegetativi permanenti (SVP).
Non lo trovate macabro?
Io, sì.
E proprio il giorno della morte definitiva di Eluana, il 9 febbraio, chiaramente. Ma non per tentare di vanificare un atto coraggioso e sofferto di suo padre, il più grande atto d’amore che un genitore possa compiere verso sua figlia, no no.
Semplicemente perché “Con questa giornata il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione per un obiettivo che ci unisce tutti. Da oggi sarà un’occasione preziosa in più per ricordare a tutti noi quanto è degna l’esistenza di tutti coloro che vivono in stato vegetativo e non hanno voce per raccontare il loro attaccamento alla vita”.
Ecco, io in questa frase ci trovo tutta l’arroganza e l’ignoranza di personaggi equivoci che non sanno di che cosa si sta parlando. Altrimenti, se solo potessero immaginare cosa si prova ed il dolore di questa prova terribile, non ragionerebbero così in nome di cattolicissime pseudo-convinzioni.
Sono parole di gente che crede che vedere vegetare (e non vivere, vegetare) una persona cara sia vederla dormire, come il questa foto. La vedete? La vedete questa immagine che fa da corollario ad articoli e campagne pro-vita? Guardatela bene.
I capelli? Curati.
Le sopracciglia? Fatte e alla moda.
Truccata!
E con una bella espressione serena, sognante.
Certo. Sarebbe quasi consolante, vero? Ma la verità invece è questa.
Guardatela bene.
Vi pare ci sia qualcosa da festeggiare?
E infatti le associazioni dei parenti dei pazienti in SVP hanno disertato la manifestazione, anche per protestare contro l’abbandono in cui versano da parte del Sistema Sanitario Nazionale, che vede nella domiciliazione lo sbologna mento di un problema a lungo termine e senza soluzione che non nessuno vuole sobbarcarsi.
Ma festeggiarlo, sì, via.
Non sarebbe stata più opportuna una Giornata nazionale per la libertà di scelta?
Una giornata laica, aperta a tutti, di confronto e dibattito?
Una giornata che aiutasse ad affrontare questo grande dolore?
No, non si può.
Giammai.
Cari miei simpatici cattolici bravi a parole, sono fiera di non essere come voi. Fiera di provare ancora compassione, empatia verso chi sta soffrendo e col coraggio di aver lasciato scritto quel che vorrei per me se mai mi succedesse una cosa del genere. Per quel che vale legalmente, ovvio, visto che il testamento biologico è un’altra ENORME e vergognosa carenza italiana. Voluta, sia chiaro. Siamo il paese del Vaticano, dei cattolici che non vanno mai in Chiesa, ma son cattolici per cultura.
Cari cattolici, cosa penserebbe di voi Gesù?
Di voi che vedete nell’accanimento terapeutico la vita?
Di voi che vi permettete il lusso di ingerirvi nel dolore degli altri?
Di voi che volete regole morali, quando la vostra morale è la più discutibile?
Io andrò all’inferno, è certo, non smettete mai di ricordarmelo.
Ma prenderemo diversi caffè bollenti insieme, di certo…