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Voglio Lasciare il Posto Fisso: Sono Pazza? No: Hai il Cuore Nomade.

Creato il 16 giugno 2014 da Sunday @EliSundayAnne


Cambiare vita, felicità, anno sabbatico

Giornata di pioggia. Un grigiume, quindi il tempo ideale per riflettere, rimuginare, corrucciarsi, bere il tè e prendere decisioni seguendo il proprio cuore. O meglio, così dovrebbe essere, se solo non fossero decisioni che uccideranno il cuore a chi ti ti vuole bene, oppure a te.

Non c’è via di mezzo, quando si tratta di scegliere la propria felicità.

Dopo una notte semi-insonne di tachicardie e male al petto – l’ansia sta tornando a tratti, mi sa che sta cercando di dirmi qualcosa -, trovo l’email di una ragazza che mi segue da un po’. Il fatto che l’abbia intitolata “Pensieri per una mente pazza” mi fa pensare che la mia reputazione sul web è delle migliori: un bel modo per cominciare la giornata!

Leggendola, scopro di non essere la sola a trovarmi a un bivio, un bivio singolare:

Posto fisso sì o no?

“Ciao sono Erica… seguo sempre le tue avventure ed ho bisogno di dire delle cose a te.
 
Già ci siamo sentite un anno fa, dovevo partire, ma per una serie di cose sono rimasta dov’ero.
 
Quindi, PER FARE LA BRAVA, ho fatto un concorso in Italia come operatore socio-sanitario, vinto con un buon piazzamento.
 
Una di quelle cose che da un lato appagano, dall’altro mi chiudono il respiro.
 
Cose che si fanno per i genitori, posto fisso… ormai hai 40 anni… non puoi stare a far la rom a vita… allora accetti.
 
Sono tornata a Maiorca, dove mi ero trasferita dopo la fine (turbolenta) di un amore.
 
Ora: qui lavoro con uno stipendio bassissimo… 100mt dal mare… respiro… senza pressioni… fino a ieri:
 
“Le comunichiamo che sarà assunta A TEMPO INDETERMINATO in un ospedale” nel freddo… umido… triste… Piemonte.
 
Posto fisso… per i prossimi 20 anni fino alla pensione. …ed a me? Mi si chiude lo stomaco, non dormo la notte e l’idea di finire in un posto PER TUTTA LA VITA mi angoscia.
 
Secondo te…… sono pazza?
 
Ho l’impressione che se tornerò, la mia mente si appiattirà… niente più stimoli se non le settimane di ferie… mi viene l’ angoscia.
 
La vita e’ davvero il posto fisso?”
 

 Cosa fare quando ciò che vuoi va contro le aspettative della tua famiglia?

Bivio-gb

Io ed Erica facciamo parte di quella nutrita schiera di persone che farebbero tranquillamente le rom tutta la vita, se solo non fossero ancora legate alle aspettative che i genitori hanno su di loro: un invisibile cordone ombelicale che le corrode dentro.

Emma Bonino, in un video su CorriereTV, ha detto: “Tagliate i lacci che impediscono alle donne di crescere: il mio era mio padre. Non osavo dirgli quello che volevo, non era quanto lui si aspettava”.

- Ma sei pazzo? C’è gente là fuori che farebbe di tutto per avere un posto fisso, e tu ci sputi sopra.

- Tienti stretto il tuo lavoro! Poi non troverai più niente e farai la fame!

- Lasciare il posto fisso è da folli! Cadresti dalle stelle alle stalle! Guarda che oggigiorno un contratto a progetto è il meglio che tu possa trovare, ferie, permessi e mutua non pagati, ti possono licenziare quando vogliono ma almeno ti assicurano la vita e ti versano un minimo di contributi seppur molto ridotti all’osso. La tua intenzione è degna del migliore kamikaze e del masochismo più scellerato! Dammi retta,sii realista, metti da parte le ambizioni, riversale e incanalale nel privato o in tutto ciò che può realizzarti al di fuori della carriera lavorativa, non cadere dalla padella alla brace, tu col tuo posto fisso devi ritenerti un privilegiato, vai fiero della fortuna, che almeno tu hai in pugno!  

Queste conversazioni le scovai in rete qualche anno fa, e le tenni sul mio computer prima di prendere il mio primo anno di aspettativa. Ancora non mi ero (sono) licenziata, ma sapendo che il momento fatidico prima o poi arriverà (ci siamo quasi), le tenni per ricordarmi che io, invece, le mie ambizioni non le avrei mai messe da parte. Mai.

Ci si prospetta una vita sempre uguale fino a settant’anni, ma il problema non è una vita sempre uguale, bensì una vita che non vogliamo, che mal si adatta a ciò che noi siamo, allo stile di vita che vorremmo crearci.

I tre pareri riportati sono il frutto della paura; della mancanza di coraggio; o di personalità diverse da Erica, me e tanti altri che stanno vivendo in bilico tra il posto fisso e una vita di incognite, ma senza catene. Non sono da condannare: semplicemente, il lavoro stabile  non è per tutti. C’è chi ama il tempo indeterminato, e chi no. Chi è il normale? Entrambi: capito questo, non c’è più nessuno da criticare.

Sarebbe giusto dire “Vai! Tenta! Vedrai che troverai la tua strada!” a chi viene l’orticaria al solo sentire la parola “fisso”; e dire “Ti vedo felice nel tuo lavoro a tempo indeterminato: che bello, hai trovato ciò che cercavi!”. Poi dare la benedizione, e amen.

INVECE NO.

Ci sono sempre un padre arrrabbiato, una madre apprensiva o un amico intollerante a minare le nostre già minate aspirazioni.

La nostra mentalità è stata plasmata dall’ambiente in cui siamo cresciuti. Questo ci porta a prendere decisioni che siano conformi a ciò che ci risulta familiare, che delimita quindi una zona di comfort dalla quale è difficile uscire, nei momenti di cambiamento.

L’origine dell’ansia – così come dei malesseri psicocomatici – va vista come un tentativo di ribellione della nostra vera natura a queste consuetudini. E’ come se dicesse: Ma tu non sei questo! Cambia! Trasformati! Reinventati! Trova il tuo spazio nel mondo!

E’ doveroso quindi liberarsi degli schemi mentali, per lasciar fluire chi siamo davvero. Rincorrere un sogno è doveroso, se vogliamo fare ciò per cui siamo venuti al mondo. Siamo venuti al mondo perchè siamo ottimi impiegati statali, in fondo ci piace e coltiviamo le nostre passioni nel tempo libero? Benissimo, facciamolo. Ma se sentiamo che un posto fisso ci sta stretto al punto che siamo diventati spenti, malaticci e senza entusiasmo, allora è giunto il momento di progettare una svolta. Tanto, la pensione in Italia non la vedremo più.

Lo scoglio sono loro: i genitori. Che spesso hanno aspettative diverse dalle nostre, e si aspettano cose che non possiamo o non vogliamo più fare. Quella dei miei genitori, poi, è la generazione del posto fisso, non posso pretendere che la pensino come me. Però è importante fare un tentativo ed essere più forte delle loro aspettative.

Non giudichiamoci sempre al ribasso: se ce l’hanno fatta altri, ce la possiamo fare anche noi.

Come scrive Lauretta di aygitana,  “Quanto ci si mette ad annullare un volo e restare. Quanto ci si mette a dire un sì o un no. Quanto ci si mette a prendere finalmente il volo”.

Se volete approfondire, leggete questo interessante articolo di Gabriela Jacomella su La27ora: “Ho lasciato il lavoro dei miei sogni. E gustato le prime gocce di libertà”: “Riparto dai risparmi messi da parte in questi nove anni, ma soprattutto dall’esperienza accumulata, dai contatti, dalle idee. E, ancora più fondamentali, la curiosità e l’entusiasmo. Quelle cose che, complice un carattere forse eccessivamente irrequieto, stavo rischiando di perdere per strada, lasciando che venissero soffocate dalla routine“.

Leggete anche i commenti (è interessante osservare la diversità di reazione dei lettori), e poi lasciate i vostri qui sotto: cosa ne pensate?

Lascereste un posto fisso per inseguire un sogno e le vostre passioni?


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