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Volendo essere duri con i medici

Creato il 17 ottobre 2011 da Loredana De Michelis @loridemi

Volendo essere duri con i mediciSono lì tranquilla che chiacchiero in treno con degli amici: parliamo sottovoce di Metodo Bates e ci scambiamo le idee più bizzarre sul perché e il percome della miopia.La mia amica, optometrista comportamentale, sta dicendo che la capacità visiva del miope varia in base al fatto che l’atto visivo sia accompagnato da impegno cognitivo oppure da un’attività diversa, per esempio ludica. Poiché siamo su un Frecciafeccia, e non c’è molta privacy, noto una certa curiosità nei vicini di posto, che naturalmente hanno tutti gli occhiali.
Noi proseguiamo facendo fantasie molto opinabili dal punto di vista scientifico, e ancora non succede niente.
Quando però affermo, banalmente, che SE la miopia è il sintomo o la
rappresentazione di un disturbo emotivo, prima di eliminarla con qualsivoglia mezzo sarebbe bene chiedersi cosa rimarrà o emergerà al suo posto, ecco che la mia vicina esplode come una bottiglia di birra nel congelatore:
“Scusate, ma adesso basta” esordisce “Cosa diavolo state dicendo?” e aggiunge, pericolosa: “IO sono un medico”.A questo punto mi vengono in mente un sacco di risposte: “Piacere, io sono ragioniere: c’è qualche idraulico in carrozza?” Oppure: “Non se ne dispiaccia troppo, in fondo anche il medico ha la sua dignità, persino quando interrompe conversazioni private”. Oppure: “E allora?”Ma la signora non me ne dà il tempo, a voce altissima strilla che la miopia non ha niente di psicologico: come sostiene la medicina, in modo chiarissimo, si tratta di una deformazione ereditaria, e suo figlio, guarda caso, ha appena fatto il laser e ora ci vede benissimo.Intuisco una certa angoscia di mamma: forse i nostri discorsi hanno fatto emergere degli scrupoli sconosciuti. Inoltre è evidente che in quanto non-medici, non abbiamo l’autorità di parlare, neanche in chiacchierata tra noi.Commetto subito un errore, cercando di spiegare a questa signora che non io, ma i medici suoi colleghi, la scienza vera insomma, avrebbero oramai stabilito da qualche tempo che la miopia ha una componente funzionale e l’ereditarietà di quest’ultima è stata cassata da una ricerca fatta da un noto oculista, nonché professore universitario, e quindi presumo anche medico, che l’ha pubblicata nel 1998 su i più rigorosi giornali scientifici.Sotto lo sguardo per nulla convinto della pediatra, aggiungo che ulteriori ricerche, sempre di medici, hanno portato ad affermare negli ultimi convegni che l’accomodazione può non dipendere soltanto dal cristallino.La signora liquida tutto con un: “Bah, se ne dicono tante” subito dimenticando l’attendibilità della ricerca medica appena vantata.In quanto medico, comunque, mi dà subito una lezione di psicologia: essendo appunto la miopia una deformazione ereditata, ecco dimostrato che in ciò non c’è nulla di psicologico, ma solo pura fisiologia: figurarsi se uno la miopia se la fa venire apposta.
Lei sì che, in quanto pediatra, una volta ha visto un vero caso psicologico legato alla vista: c’era una bambina che diceva di non vedere bene, fingeva discretamente, ma gli esami hanno dimostrato inequivocabilmente che ci vedeva benissimo, quindi mentiva, quindi era tutto psicologico.
Io mi sono messa a fare l’uncinetto, sparando che non saltasse fuori che era anche parrucchiera e quindi sapeva come si lavora a maglia.Ma siccome mi capita spesso di avere a che fare con gente che non tiene il punto, e sostiene un’opinione personale come se fosse scientifica, e se gli dici che la scienza ha un’altra opinione, al diavolo la scienza, fermo restando la scientificità dell’opinione di chi la sostiene, ho deciso di stilare un piccolo prontuario suddiviso in sezioni, per contrastare il fenomeno fantapsicologia, oramai dilagante.
ESSERE MEDICISi diventa tali dopo avere frequentato una qualunque università e sostenuto un certo numero di esami. Questo capita anche per molte altre discipline: per esempio Psicologia. O Agraria.Per passare un esame occorre sapere leggere, ed imparare quello che c’è scritto su un libro, eventualmente anche a memoria. I libri della facoltà di Medicina italiana non sono scritti in aramaico: chiunque abbia fatto un buon liceo e abbia nozioni di fisiologia, può leggerli capendone una buona percentuale. O qualche vecchio medico vuole che metta in linea i testi delle “Cliniche”, così facciamo sapere a tutti che erano dei libretti divulgativi?Il medico, finché è studente, può capitare che si faccia aiutare negli studi da amici e fidanzati non appartenenti alla casta: questi comportamenti pericolosissimi mettono la plebe a conoscenza di alcuni fatti compromettenti, come:
a) I concetti espressi in un testo di anatomia o di fisiologia sono molto più facili da capire dei concetti espressi in un libro di psicologia, o di filosofia.
b) I testi di medicina sono in gran parte nozionistici e la maggiorparte delle nozioni vengono dimenticate subito dopo l’esame.
c) Un medico che non si è specializzato in oculistica, per esempio, è considerato dagli oculisti totalmente ignorante ed inattendibile su quella materia. E questo vale anche per le altre specializzazioni.
d) Ciò che uno impara su un testo di medicina può risultare datato dopo qualche anno. Questo capita anche per altre facoltà.
e) Medici diversi possono sostenere teorie opposte sullo stesso argomento medico. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, ma in particolar modo mi colpisce la teoria dell’uso del’Interferone per le displasie del collo dell’utero: non si riesce mai a mettere d’accordo oncologi e ginecologi.

LA SCIENZALa scienza conosciuta come tale, si basa fu fatti e ricerche, non su opinioni, e nemmeno su libri stampati 30 anni fa. Le ricerche possono essere contraddittorie e una ricerca che prova una cosa, può valere quanto una successiva che prova il contrario. La scienza è ricerca, sbagli, conquiste, progresso. Non è l’infusa conoscenza. Gli strumenti che vengono usati in medicina, sono macchine sofisticate, ma non magiche. Hanno i limiti della scienza che le ha costruite. Soprattutto: se si afferma la scientificità di una fonte, non vale negare tale scientificità non appena la fonte non è d’accordo con le proprie opinioni personali. Questo non è scientifico.

PSICOLGIA
Il medico che vuole cianciare di psicologia dovrebbe leggerne almeno un testo e comprenderlo in misura non inferiore al 30%. I testi di psicologia sono fatti con delle letterine stampate, la cui attendibilità si presuppone pari a quella delle letterine stampate sui testi di medicina. Lo psicologo ha dato esami, una tesi, e lavora facendo esperienza, proprio come un medico, così come fanno tutti gli altri laureati, per esempio gli avvocati, che però non mi hanno mai disturbato con le loro nozioni psicologiche.
Dicesi psicosomatico ciò che pone in relazione un disturbo fisico con uno stato e/o evento emotivo, stabilendo tra i due un legame di tipo simbolico-rappresentativo.E’ difficile, lo so. E’ più facile capire il mitocondrio: c’è il disegno. NON dicesi psicosomatico il sintomo di una malattia, solo perché questo non vi è noto, non lo riconoscete o perché la solita cura che propinate in casi che vi paiono grossomodo simili, questa volta non ha funzionato.La psicosomatica è una branca della psicologia, con tanto di ricerche e testi considerati scientifici, non la migliore amica del medico per incolpare un paziente che non ha il buongusto di guarire.
Psicologico o psicosomatico non vuole dire inventato o che il paziente vi sta mentendo. Ai medici raffinati, che a questo punto staranno pensando: “Certo, in questo caso si parla di isteria”, rivelerò una novità degli anni ’70: l’Isteria, così come la intendeva Freud, è considerata pressoché scomparsa, essendosi evoluta con altri sintomi, diversi dalla simulazione (che comunque non sarebbe volontaria ma inconscia, quindi inutile accusare il paziente).
Psicologico non significa privo di risvolti fisici riscontrabili. Facciamo un facile esempio per medici: prima di un esame universitario o della tesi, voi o vostri conoscenti, per via della paura, avete avuto attacchi di diarrea o di vomito: questo è il classico esempio di manifestazione somatica di un evento emotivo (la paura). In questo caso, un’emozione (mentale, impalpabile e variabile) ha provocato un evento fisiologico molto palpabile e verificabile e documentabile. Nel caso a questo punto vi venisse da dire che l’apparato digestivo, per sua specifica innervazione s.n.s s.n.p s.n.c o s.s. è l’unico che può manifestare somaticamente, vi ricordo la cefalea miotensiva: sono muscoli striati.Ricordo inoltre che escludere un’ipotesi a priori su nessuna base conoscitiva, NON E’ scientifico e quindi non è medico… se non sbaglio.
Compito a casa di medicina psicosomatica: basandosi sull’esempio degli esami universitari sopracitato, sforzarsi di immaginare cosa potrebbe procurare a livello fisico un’emozione meno forte della strizza, ma costante nei giorni (facciamo un anno), come la frustrazione quotidiana sul posto di lavoro.
Psicologico non è quel disturbo che un’apparecchiatura medica non può riscontrare. Perché poi succede che fanno una macchina più sofisticata e si scopre che era una malattia a base organicissima.
Se un paziente ha un disturbo e il medico non ne trova la causa, l’origine del disturbo potrebbe essere psicologica, ma questo non significa che il paziente non abbia il disturbo o che se lo stia inventando.
Se il medico ritiene che il disturbo sia di origine psicologica, sarebbe un buon medico se mandasse il paziente dallo psicologo, o se si fida di più, dallo psichiatra, così come in caso di carie lo invia al dentista. Un buon medico, se non è specializzato, non dovrebbe prescrivere psicofarmaci in assenza di una diagnosi. Io ai miei pazienti non prescrivo antibiotici e non faccio diagnosi di appendicite. In fatto di vista, rieduco, partendo dalla diagnosi fornita dal medico. La rieducazione è di tipo percettivo. Percezione: anche qui, non c’è il disegno, spiacente.
Se un medico ritiene che i problemi psicologici del paziente possano inficiare la cura del disturbo, dovrebbe avvisare il paziente prima che la cura fallisca, invece di affermare in seguito, come Andrea Valli, direttore responsabile del reparto oculistico dell’ospedale Valdese di Torino, ha fatto tempo fa su “Il Venerdì di Repubblica”: “In realtà l’intervento sulla miopia con il laser (prk o lasik)  ha una percentuale altissima di successo. La sua riuscita però dipende molto dalle condizioni di salute del paziente, dalle abitudini e anche dallo stato psicologico”.Ritengo che sia abbastanza scientifico domandare a questo signore in base a quale ragionamento scientifico questa operazione ha una riuscita altissima, viste le variabili estremamente comuni che rischiano di comprometterne la riuscita. Mi piacerebbe sapere in base a quale altro ragionamento scientifico si ritiene che gli aspetti menzionati non possano concorrere a causare la malattia originaria, se poi sono così determinanti nell’impedire la guarigione. Inoltre, se l’esito dell’intervento può essere compromesso da questi fattori, che cosa suggerite? Avvisate prima?Non capisco su quale base scientifica, un medico considera ovvio che per motivi psicologici la miopia possa tornare dopo un intervento, visto che la considera una deformazione da asportare: lo stato psicologico di un paziente non gli ha mai fatto ricrescere le tonsille.
Lo stato psicologico di un paziente non può giustificare la non riuscita di un intervento nella misura in cui lo stato psicologico non si sa cos’è e lo si considera inesistente prima dell’intervento.Lo stato psicologico di un paziente, non è un giro forbito di parole per dire che se il paziente non è guarito la responsabilità è solo sua e la cura era comunque quella giusta.Signori: o la psicologia c’è, o non c’è. Non può esserci solo quando fa comodo a voi. Questo non è scientifico.
Bisogna però ammettere che molti medici collaborano attivamente con gli psicologi: ad alcuni di loro voglio comunque rivelare che lo psicologo NON è quel tizio dalle capacità extrasensoriali a cui inviare il figlio della vostra amica per scoprire a sua insaputa se si fa le canne.
Infine, a proposito di vista.In fatto di accomodazione, di fisiologia dell’occhio e meccanismi di rifrazione, un medico se vuole può essere molto preparato, più di chiunque altro. In fatto di percezione visiva, di come il cervello elabora le immagini mentali, posso garantire  che a Psicologia si dà più di un esame sull’argomento e comunque più di quanti se ne danno a Medicina.Che un disturbo visivo, possa essere innanzi tutto un disturbo percettivo, è cosa sconosciuta ai medici non specializzati nel settore, che hanno studiato di più la fisiologia della percezione che non la percezione in sé.Quali sono i medici che si occupano di percezione? Non lo so. I pediatri non mi pare proprio. Gli oculisti neanche. Forse le neuroscienze?
In fatto di ereditarietà della miopia, signori medici, occhio alle ultime ricerche (mediche), ma soprattutto ai pazienti: si sono fatto arroganti e qualcuno potrebbe osare domandarvi: “Se è solo ereditaria, perché è improvvisamente in aumento, e solo nei paesi civilizzati?” E scoprire che tergiversate.©Loredana de Michelis
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