Volere è Potere.
Se vuoi, puoi.
Non volevi veramente, perché se davvero avessi voluto…
Basta che tu lo voglia.
Balle. Va bene? Balle. La volontà è niente. L’uomo moderno vive nel delirio assoluto di un volere-potere che viene dispiegato nei confronti di se stesso e del mondo aderendo così a un “ego” in totale disarmonia con l’essere. La vera domanda, caro Fromm, non è tra “avere” o “essere”. Ma tra volere o essere.
In un film si citava una maledizione gitana: “Che tutti i tuoi desideri possano realizzarsi.” Questa frase veniva interpretata come una maledizione e non come un augurio. Insomma siamo veramente sicuri di “volere” ciò che “vogliamo”? O un giorno lontano, come nel film di Birdman, ci ritroveremo a dire “Come siamo arrivati a questo punto?”
Abbiamo inseguito tutti i nostri desideri, confondendoli con noi stessi. Desiderio dopo desiderio, progetto dopo progetto, fare dopo fare, ci siamo dimenticati chi eravamo. Chi potevamo essere senza bisogno di dimostrarlo. C’è una landa, una prateria sconfinata lì fuori dove un desiderio vale l’altro, dove non importa l’unicità, ma il sentire.
Il trait d’union o se preferite il filo di Arianna di tutto questo discorso, lo gnommero di gaddiana memoria, sta nel fatto che volere non basta. Per operare coscienziosamente, al di là della nostra apparente volontà, occorre un istinto non mediato da false costruzioni sociali e razionali, che peraltro con la “società” e con la “ragione” non hanno nulla a che vedere.
Non si ama perché si vuole, ma perché si è attratti. E se questa è la legge che regola il fondamento della vita, allora dobbiamo agire per agire, fare in quanto attratti, inspiegabilmente, da un percorso interiore.
Viaggiare per viaggiare e non per arrivare.
Allora non ci chiederemo più “come siamo arrivati fin qui”, ma smetteremo semplicemente di farci domande, e torneremo, ancora e ancora.
Emma Stone in Birdman