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Volevo fare l’archistar – la zona giorno

Da Gynepraio @valeria_fiore

LA SITUAZIONE DI PARTENZA

L’appartamento si trova in un quartiere centrale di Torino, all’interno di un condominio primi ‘900. Era originariamente composto da due unità immobiliari adiacenti: un bilocale (privo di servizi igienici e riscaldamento, disabitato da 30 anni) e un quadrilocale abitato ma profondamente da ristrutturare. Le abbiamo quindi unite, ottenendone un appartamento con doppia esposizione (strada + cortile) con 1 sola finestra e 5 porte finestre. Questo è un bene perché, trovandosi l’appartamento al primo piano, ogni fonte di luce è preziosa.

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Questa è la situazione originale. Sì, siamo pazzi.

LA GESTIONE DEGLI SPAZI

Lo spazio disponibile è stato così ripartito: ingresso living su una grande zona giorno (stretta e lunga) che include cucina e soggiorno, un corridoio su cui si aprono 2 camere da letto, uno studio e un bagno cieco. Una delle camere, da letto, quella padronale, apre a sua volta su un secondo bagno finestrato e una cabina armadio cieca. 

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I lavori più importanti sono stati: togliere i pavimenti, creare un impianto di riscaldamento a pavimento, rimuovere gli intonaci marci vecchi e rifarli, restaurare gli infissi interni ed esterni attrezzandoli di doppi vetri, rifare ex novo l’impianto elettrico, ripristinare le volte originali in 3 locali e controsoffittare gli altri ambienti. In ultimo, rinnovare i bagni, posare ovunque il parquet in rovere e decorare le pareti in bianco ottico. Se qualcuno si sta per caso domandando se ci siamo infilati la salopette di SuperMario per dedicarci personalmente alla manovalanza, mi duole rispondere No, siamo inetti a vivere. Per nostra fortuna, la direzione lavori è stata affidata all’ottimo Michele che ci ha sollevato dall’onere di coordinare le maestranze e ci ha lasciato solo l’onore di prendere decisioni.

IL METODO GYNEPRAIO

Ci siamo spartiti le aree di influenza secondo il solito e congruo criterio di equanimità che regola ogni nostra decisione: a voi-sapete-chi la zona giorno, a me tutto il resto. Il che si è rivelato una grossa fregatura per 2 motivi:

  1. il rapporto superficie zona giorno vs zona notte è 1 a 2 >> io ho lavorato di più
  2. la fetta maggiore del budget se l’è usata lui >> nella zona notte ho riciclato alcuni miei mobili e fatto scelte meno care. Per contro, devo dire che mi ha lasciato carta bianca su tutto, quindi ho potuto dare sfogo ad alcuni desideri reconditi. Potrei avere esagerato col rosa, ecco.

Siccome voi-sapete-chi è un vero metrosexual, è partito a produrre centinaia di cartelle di screenshot, collage e presentazioni animate. Istintivamente, avrebbe scelto in base a criteri puramente estetici e assolutamente slegati da qualsiasi considerazione pratica. Con il mio buon senso e il mio talento da archistar, ho imposto abbiamo definito un metodo di lavoro ragionevole: analisi delle necessità e delle restrizioni, definizione di uno stile, scelta della palette colori e della shopping list. Tutto questo, per ogni ambiente. Ma siccome ho pietà di voi, inizio con la zona giorno.

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LE DECISIONI

Siccome alcune cose non ci sono state ancora consegnate, vi tocca qualche estratto delle mie board di Pinterest e alcune foto di repertorio delle aziende da cui abbiamo acquistato. Abbiamo scelto una cucina lineare bianca, dotata di penisola, priva di maniglie, con cappa invisibile e pochi pensili. Per riscaldare l’ambiente già pericolosamente simile ad una sala operatoria, abbiamo ricavato -nella parete opposta- due enormi nicchie mensolate dove disporrò a vista stoviglie, tazze, piccoli elettrodomestici. Purché belli e bianchi, s’intende. Quelle 3 volte che riuscirò a mettere in piedi qualcosa di commestibile, mangeremo su un tavolo rotondo color rovere con sedie bianche e rovere (coordinate agli sgabelli della penisola). La frangia degli igienisti rimarcherà che questa cucina richiederà attenzione e igiene, vista la preponderanza del bianco. Ma rispondo con un sonoro FOTTESEGA perché finalmente disporrò sfondi idonei per il mio profilo Instagram.

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Converseremo di fronte a una libreria in alluminio, seduti su un divano grigio melange. Oltre ai libri, i tocchi di colore saranno due poltrone gialle e qualche pianta verde che acquisterò quando avrò capito come non farle morire sarò convinta.

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Infine, visto che l’ambiente cucina+soggiorno ha una bellissima e grandissima volta, abbiamo pensato di non attaccare lampadari ma solo applique da parete, poco invasive ed essenziali. Per massimizzare la presenza di luce e garantirmi comunque il privilegio di vivere una vita in mutande, abbiamo scelto delle sontuosissime tende bianche IKEA. Certo, ci stava un cotone egizio, ma purtroppo il budget di voi-sapete-chi era finito. D’altronde, non è un manager.

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LE (SEMITRISTI) CONCLUSIONI

La produzione di questo post mi ha generato soddisfazione e frustrazione in egual misura. Sono contenta perchè ho capito -ancora una volta- che spiegare ad altri ti fa comprendere meglio quello che già credevi di sapere. Sono incazzata come una iena perchè, dal punto di vista iconografico, il risultato è irrealistico, freddo e impersonale, per nulla rappresentativo di quanto andiamo cercando. Mi farò perdonare con degli scatti più belli a ristrutturazione finita. Anzi, se ci sono fotografi volontari, scrivetemi in privato.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

Divano Tacchini, poltrone Chairs & more, libreria Rexite, cucina Del Tongo, tavolo+sedie+sgabelli Hay, applique Artemide e Flos, tende+bastoni Ikea.


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