Caro viaggiatore,
Sei arrivato a Tokyo da qualche giorno ormai. Ti sei tolto dal groppone e dalla coscienza le solite tappe obbligate, hai visto i posti che dovevi vedere. Come prescrive il copione, sei andato ad Asakusa, hai fatto shopping a quell’orribile mercato prima del tempio. Gia’ che c’eri sei passato per Ueno, hai fatto un giro cercando di farti piacere quel palazzi vecchi e grigi, quel parco mediocre, quelle banane al cioccolato che promettono tanto e mantengono poco.
Poi sei passato ad Akiba, ti sei fatto un paio di foto con le maids che sono belle solo su internet, mai dal vero. Sei andato dentro qualche centro commerciale di elettronica, visto macchine fotografiche e telefonini, per poi andare nei palazzi dei manga, soffermandoti troppo nella zona degli anime e troppo poco in quella del porno – perche’ sei in gruppo, non sta bene. Poi sei finito a Ginza, hai fatto due vasche stupendoti dei prezzi esorbitanti, un giretto al Sony building e via.
Eccetera, eccetera, eccetera – il solito copione che poi passa per Shibuya (Hachiko – 109 – Donki e ritorno), Shinjuku, Harajuku, Yoyogi park, Omotesando, e finisce alla disperazione piu’ totale quando in mancanza di altro ti sei dovuto ridurre ad Ikebukuro, il doppione brutto di Shinjuku, e all’ingresso del giardino imperiale dove non si puo’ entrare e non si vede niente. Magari hai pure toccato il fondo col Budokan e parco annesso. Ora i tuoi amici stanno dicendo che qui avete visto tutto e quindi da domani si andra’ a Kamakura a veder templi, o a Nikko a veder templi, o al Fuji, o alle Onsen di Hakone, o magari – gasp – a Disneyland.
Viaggiatore: non farlo. Lasciali andare per i fatti loro. I templi sono a Kyoto, qui c’e’ solo il gia’ visto. Le onsen non sono altro che vasche di acqua calda. Qui invece hai qualcosa di unico al mondo: percio’ resta con me, seguimi alla scoperta della Metropoli Tentacolare.
So bene cosa pensi. Hai girato per la citta’ e hai detto: bella, ma niente di speciale. Pulita ma sterile, piena ma vuota, sovrappopolata ma impersonale. Troppo affollata ma troppo silenziosa. C’e’ qualcosa che non va, qui, e tu non riesci a capire cosa. Con quell’aria di vecchio tenuto bene come un centrotavola della nonna, quel retrogusto di anni ’60 e ’70 che si intrecciano con i grattacieli a specchio. Con quella mancanza cronica di monumenti, di edifici antichi che la fa sembrare quasi finta, quasi un’ immensa scenografia da Truman Show, tirata su in una notte negli anni ’60 e rimasta li’, con i suoi milioni di attori muti che la calpestano come da contratto.
E allora, viaggiatore: vivi il formicaio. E’ l’unico modo per capire la Metropoli Tentacolare.
Viaggiatore: hai un solo modo per vivere la metropoli. Diventa come loro. Salaryman per un giorno. Nella valigia portati un abito, una cravatta, una ventiquattrore. Scarpe nere, non troppo eleganti. Non vestirti come se dovessi andare a un matrimonio: devi sembrare uno che si veste cosi’ ogni giorno. Se indossi orecchini toglili: non s’e’ mai visto un salaryman con il piercing al naso. Diventa come loro, per un giorno. Viaggiatrice: fai lo stesso. Tailleur nero, camicetta bianca, scarpa bassa, capelli in ordine, borsetta abbastanza grande da contenere dei documenti. Non avere niente fuori posto, niente che un datore di lavoro giapponese non approverebbe.
Svegliati la mattina presto: alle sette e mezza devi essere in strada. Scegli le linee giuste, quelle dove si affolla la gente.
Scegli la Hanzomon line, la Marunouchi line, la Oedo line. Dirigiti verso Shinjuku, verso Tokyo, verso Ginza. Oppure prendi il treno: Chuo line da ovest in direzione Shinjuku, oppure Yamanote line, da Ikebukuro a Shibuya. Se sei a Shinagawa prendi la Keihin Tohoku line fino a Kawasaki. Poi scendi e prendi la stessa linea al contrario, fino a Shimbashi. Poi la Hibiya line, fino a Ebisu. Poi la Yamanote, verso Shinjuku. Eccetera. Non aver paura di tornare indietro. Non guardare dove vai: lasciati guidare dalla folla. Segui l’istinto. Ma quando vuoi, quando te lo senti, cambia idea: fermati, consulta una mappa, decidi di andare da qualche parte nel piu’ breve tempo possibile. Vai a Shinjuku, a Shibuya, a Ginza, ad Akasaka, a Shimbashi. Se e’ estate evita la Ginza line: troppo calda, rischi di sudare.
Viaggiatore: eccoti nella metro. Hai notato che per la prima volta non ti senti diverso da loro? Sai che non ti stanno vedendo come turista. In effetti sembra non ti stiano guardando per nulla. Ecco, e’ questo che devi provare. Ora sei parte di qualcosa di immenso, non ti senti piu’ come una crosta che occupava abusivamente i treni altrui. Ora sei parte di loro, vestito come loro, e loro pensano tu sia parte del formicaio.
Ma mi raccomando la condotta, viaggiatore: comportati come loro. Se ricevi una chiamata, non rispondere al telefono. Non parlare. Solamente, guardali. Vivili. Respira la loro stessa aria. Guarda le tipe che si truccano in treno, guarda i vecchi che dormono in piedi. Guarda le cravatte lise, i mocassini consumati, i vestiti indossati di fretta al suono della sveglia. Nota i giovani, per la prima volta. Sono quelli col vestito nuovo, impeccabile. Avranno tutto il tempo di perdere la voglia di vestirsi bene: bastera’ qualche anno di ore piccole in ufficio. Poi segui gli sguardi. Quello della tipa che ti guarda, si chiede se parli giapponese, se sei sposato, se hai una buona posizione. Quello del vecchiardo che fissa la gonnellina a pieghe della studentessa. (Quello di albino, se lo incontri, che fissa la gonnellina a pieghe della studentessa).
Soprattutto, guarda quelli che sono un po’ fuori degli schemi. Quelli che giocano con la PSP in mezzo alla folla, senza guardare dove vanno. Quelli che ascoltano musica coi cuffioni giganteschi. E poi gli studenti con la cresta laccata, le studentesse in marinaretta coi mille ciondoli.
Ti sveglierai dal sogno, viaggiatore, appena incontrerai uno straniero come te. Quello sara’ il bagno di realta’ che ti fara’ capire per la prima volta che in realta’ non stavi piu’ guardando: stavi vivendo la citta’. Per la prima volta capirai che il vagone in cui ti trovi non e’ solo un mezzo di trasporto: e’ il sistema che fa vivere la citta’. E’ la vena dentro cui scorre il sangue della Metropoli Tentacolare. E la gente, soprattutto, per la prima volta, avra’ un senso ai tuoi occhi.
Ma mi raccomando, viaggiatore. Questa esperienza ha due condizioni fondamentali. La prima, devi essere vestito come loro. Se non sei in giacca e cravatta e non hai una ventiquattrore, torni ad essere il turista che eri.
Ma soprattutto, la conditio sine qua non: fa’ in modo di essere SOLO. Questa e’ un’esperienza che non si puo’ condividere con nessuno.
E d’altronde, immagina di avere un’altro viaggiatore con te. Immagina di avere uno a fianco che ti dice guarda quello, andiamo di qua, che facciamo adesso? Hai capito: Se non sei da solo, non funziona. Soprattutto perche’ in lui tu vedresti te stesso, non la maschera che porti. L’incantesimo si spezza: siete scoperti. I due viaggiatori tornano ad essere dei semplici turisti.
E invece no, viaggiatore: questo lo devi fare da solo. Se anche i tuoi compagni di viaggio vogliono fare la stessa esperienza, tanto meglio. Uscite ognuno alla sua ora, ognuno per la sua strada. State da soli, senza ipod, non perdetevi nella musica anche se i giapponesi lo fanno. No, voi dovete ascoltare, vedere, annusare. I vostri sensi vi servono tutti, oggi.
L’ora per fare questo va dalle 7:30 alle 9:30. Poi i salaryman scompaiono, arrivano in ufficio, la ressa muore e l’incantesimo si spezza. Allora, viaggiatore. Se i tuoi amici vogliono fare la stessa esperienza, non e’ un problema. Dividetevi, ognuno per la sua strada. Datevi appuntamento alle 10 a Shinjuku, da Segafredo. O a Shibuya da Starbucks. O al Shin-marunouchi di Tokyo. All’incontro, raccontatevi la vostra esperienza davanti a un caffe’. Vedrai che ognuno ha le sue cose da raccontare. Ma e’ dagli sguardi che capirai come ognuno di voi abbia qualcosa nel cuore che non sa dire, ma che condividete senza parlare.
E poi? Beh, poi e’ finita. Poi fatevi una passeggiata ridendo di questa avventura, fino all’ora di pranzo. Allora potete andare a mangiare insieme, naturalmente nei posti dei salaryman. Magari un curry, che si mangia col cucchiaio. Perche’ ricorda, viaggiatore. Per un giorno hai voluto diventare un salaryman, ma ora il gioco e’ finito; se ti azzardi a mangiare un ramen potresti scoprire il motivo per cui meta’ della gente in treno aveva la cravatta macchiata.