Tecnologia contro tecnologia. Le frequenze del digitale terrestre sono disturbate da quelle dei cellulari di ultima generazione – con tecnologa 4G- e in alcune zone d’Italia alcuni canali non si vedono. Un problema risolvibile con un apposito filtro sull’antenna tv. Che può essere installato gratuitamente purché l’utente abbia pagato il canone Rai. Una condizione che ha scatenato le polemiche.
Tv digitale contro i cellulari di quarta generazione
E’ un inconveniente che si sta diffondendo rapidamente in parallelo alla diffusione dei nuovi smartphone. Al punto che è nato un sito(www.helpinterferenze.it), gestito da un ente scelto dal ministero per lo Sviluppo economico proprio per risolvere il problema dei disturbi tv che possono verificarsi a partire dal 1° gennaio. Da questa data infatti gli operatori di telefonia mobile hanno acceso le stazioni radio base Lte – alla base dei sistemi di telefonia mobile di quarta generazione per la trasmissione ultraveloce del traffico dati – che trasmettono in banda 800 MHz. La stessa frequenza che in alcune aree territoriali è utilizzata, da prima, dalla tv digitale terrestre.
Registrandosi sul sito si può dunque richiedere un intervento tecnico che consiste nell’applicazione di una schermatura dell’antenna televisiva, realizzata gratuitamente da un antennista inviato appositamente. Ma, si legge sul sito:
“Il servizio è rivolto ai cittadini in regola con il pagamento del canone di abbonamento al servizio di radiodiffusione (…). Il pagamento regolare dell’abbonamento al servizio di radiodiffusione deve avvenire sia per il Canone di tipo ‘ordinario’ (uso dell’impianto TV in ambito privato) sia per quello ‘speciale’ (uso di uno o più impianti TV in locali aperti al pubblico)”.
Un ricatto o una giusta condizione?
Chi non ha pagato, quindi, deve chiamare un tecnico e risolvere l’inconveniente a sue spese. La regola potrebbe avere la sua logica: non posso pretendere un servizio pubblico se non contribuisco alla sua fornitura pagando regolarmente le tasse.
Ma Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum, non è d’accordo: “si commetterebbe un grave errore ed un’iniquità”, sostiene. “Il canone Rai, infatti, ha natura tributaria e non ha nulla a che vedere con la fornitura del servizio pubblico essenziale come è la televisione. Non è possibile mischiare il diritto dei consumatori di accedere ad un servizio pubblico essenziale con il dovere di pagare la tassa di possesso della tv. Il diritto va garantito e, ove si rilevi che il canone non è stato pagato, lo Stato ha gli strumenti per richiedere il pagamento dello stesso”.
fonte: virgilio.it