Al via il 22 aprile la XV edizione della Biennale Donna organizzata dall’Udi di Ferrara grazie al sostegno delle istituzioni locali. La collettiva che ospita Naiza H. Khan, Yoko Ono, Loredana Longo, VALIE EXPORT, Regina José Galindo, Lydia Schouten, Nancy Spero, è allestita nelle sale del Padiglione di Arte Contemporanea del Comune di Ferrara, su quello stesso corso che ospita altre importanti realtà espositive come il contiguo Museo Giovanni Boldrini, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis e il tangente Palazzo dei Diamanti (in contemporanea con la mostra Sorrolla. Giardini di Luce fino al 17 giugno).
La Biennale di quest’anno si confronta con il tema dell’arte declinando una violenza al femminile, attraverso un accostamento ossimorico in cui la donna è vittima ma dove è chiaro l’intento di ridare dignità a situazioni e realtà di confine e mute, strozzate nel silenzio della memoria. La mostra presenta le armature – lingerie della pakistana Naiza H. Khan per poi proseguire facendo conversare molteplici mezzi espressivi: dalla fotografia alla performance dall’installazione al video. Uno spaccato sociale e di genere questo che le curatrici Silvia Cirelli e Lola Bonora -nel comitato scientifico insieme ad Anna Maria Fioravanti Baraldi, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni- portano all’attenzione della critica d’arte. Oltre al talento delle artiste presentate ciò che preme sostenere è che in alcuni casi il genere possa essere considerato come elemento discriminatorio. Dare voce alle donne per affrontare un tema così delicato come non tanto la violenza quanto il subire la violenza senza aver la possibilità di reagire fa apparire la mostra come fortemente sociale, lasciando la parola alla parte lesa della situazione. Un potere che si destruttura e si sgretola sotto gli occhi del pubblico un potere che continua e rinsalda il suo status attraverso l’esposizione della violenza subita. Se alcune opere paiono come epitaffi per immagini (Loredana Longo) altre esprimono il ricordo della violenza (Nancy Spero), portando in superficie il rimosso (Lydia Schouten, Regina José Galindo) e, così facendo, lo esorcizzano (VALIE EXPORT, Yoko Ono) , da quella componente insensata che è la leva della vessazione, fisica e morale, cui queste donne reagiscono.