L’altro giorno ho accompagnato un amico in un centro commerciale e sono rimasto sconvolto dal wall screen sul muro di un negozio di arredamento, per intenderci appartenente alla catena scandinava, il cui proprietario è uno degli uomini più ricchi del mondo, e che fa del rispetto dell’ambiente uno dei punti di forza del proprio marchio. Il maxi-schermo è ancora più grande di quelli usati per i megaraduni e i concerti, soltanto che è acceso sempre. Alla chiusura del centro commerciale, a luci spente, il maxi-schermo continuava a illuminare il piazzale antistante. La cosa mi ha fatto pensare all’argomento usato dagli sparuti sostenitori del nucleare in questi giorni; anche ammettendo un ricorso intensivo alle fonti rinnovabili, esse non potranno supportare la domanda di energia delle nostre società, né oggi, né tanto meno domani quando sarà nettamente maggiore. Ma chi ha detto che dobbiamo necessariamente consumare più energia? Il progresso tecnologico non è soltanto la possibilità di avere dispositivi più economici, potenti e versatili, ma anche più efficienti come consumi. Oggi andiamo a colmare il guadagno marginale di consumo energetico dato dai dispositivi più avanzati, aumentando il numero stesso dei dispositivi. In sintesi il progresso tecnologico corre più in fretta di quello sociale. Gli esperti di economia obbietteranno col seguente ragionamento; il progresso tecnologico, e quindi la possibilità di avere dispositivi più efficienti, è mosso dal mercato, se si inibisce la domanda si rallenta anche la ricerca del risparmio energetico. Un ragionamento lineare, ma modellato sulla realtà del libero mercato più sfrenato, che in questi anni ha dimostrato tutta la sua fallibilità. Consumare più che si può oggi per poter consumare ancora di più domani, la stessa filosofia che ha permesso le speculazioni finanziarie che poi hanno portato ai risultati che tutti conosciamo. Ma tornando al maxi-schermo, Roma si sta riempiendo di monitor lcd per un uso quanto meno improprio; schermi che da dietro le vetrine di supermercati, agenzie di scommesse e immobiliari, rimandano immagini statiche delle migliori offerte, lavoro che i vecchi cartonati facevano a costo zero. Mi pare che ci sia una imposta che le attività commerciali pagano per il numero e la metratura delle vetrine, perché non introdurre, almeno per i centri commerciali, una quadratura anche per i monitor? O meglio; si stabilisce la superficie massima possibile per un’attività, calcolata in base all’ambito commerciale (è normale per un negozio di elettronica “mostrare” la propria merce in funzione) e alla grandezza del negozio stesso, superata la metratura consentita il negozio potrà comunque continuare a piastrellare le proprie mura con gli schermi a lcd, ma dovrà sopperire al consumo “non essenziale” di energia con una produzione propria, per capirci un 40 pollici in più nel negozio, un pannello solare in più sul tetto. Capisco che si tratterebbe di un fronzolo burocratico in più, e in questo paese ne abbiamo già fin troppi, ma dovremmo cominciare a pensare a sistemi che inducano a discernere tra consumo essenziale e superfluo, tutelando il primo e rendendo comunque possibile e sostenibile il secondo.
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