Tratto dall’omonimo libro di debutto di Isaac Marion, Warm Bodies è una commedia romantica e paranormale in cui l’amore vince su tutto, anche sugli zombie.
R è un giovane zombie che passa la “vita” a cibarsi di umani e in particolare dei loro cervelli, così da sballarsi con i loro ricordi. Improvvisamente, l’incontro con Julie cambierà qualcosa nel cuore di R che riscoprirà i sentimenti e la possibilità di ritornare ad una vita da umano.
Così come nel libro, il film contiene diverse citazioni e riferimenti a Romeo e Giulietta di William Shakespeare, a partire dai nomi dei protagonisti: R (Nicholaus Hout) e Julie (Teresa Palmer). Sicuramente, però, il mondo in cui il film vive e si sviluppa è quello della “mitologia” zombie, universo con regole e abitudini che in questo caso vengono completamente stravolte. Come la prenderanno gli appassionati dei morti viventi? Ecco come risponde lo sceneggiatore e regista del film, Jonathan Levine: “Stiamo incoraggiando i fan dei film sugli zombie ad avere una mentalità aperta. Il nostro film si prende molte libertà, ma il nostro è, in un certo senso, un fantasy sugli zombie.”
Differenti, ma per scelta: costruire una storia fantasy in un universo zombie, con una forte connotazione romantica. Sicuramente creativo. Ma non c’è l’ombra di Twilight? Effettivamente l’operazione cavalca l’onda della saga, ma se ne discosta anche molto chiaramente: autoironia, disincanto e vera violenza. Warm Bodies non è una favoletta, è qualcosa di nuovo che può piacere o meno.
Conservatore o innovatore? Gli zombie dovrebbero essere tonti e famelici, ma per una volta sarà possibile vederli con una nuova prospettiva.
Dal 7 febbraio al cinema.
di Mara Telandro