Voice: Brian Tribble
“It’s an emergency. It’s Len Bias and he just went to…and he needs some assistance. This is Len Bias…You got to get him back to life…There’s no way he can die!“
Con questa telefonata si dà l’addio a uno dei più forti giocatori collegiali della storia: Len Bias, un’ala di 2.03 di puro atletismo, leggiadria, coordinazione, con un rilascio della palla da altezze instoppabili.
Il dormitorio di Maryland diventa lo scenario di questa triste storia, che ha un epilogo difficile da credere sia per il futuro per la franchigia dei Boston Celtics, sia per la famiglia del giovane giocatore.
Era il 17 giugno quando al draft del 1986 alla numero uno Philadelphia scelse Brad Daugherty (e poi lo girò a Cleveland per Roy Hinson), alla numero due i Boston Celtics di Larry Bird, Kevin McHale, Robert Parish (campioni uscenti) scelsero Len Bias, definito da Lefty Driessel, che lo aveva allenato al college, un “Michael Jordan cinque centimetri più alto“. Con la pick numero 3 i Golden State Warriors chiamano Chris Washburn, centro da North Carolina State. Ironia della sorte questo è il draft di Drazen Petrovic (scelto alla numero 60 dai Portland Trail Blazers e girato successivamente ai New Jersey Nets) che morirà qualche anno dopo in un terribile incidente stradale, di Ron Harper e di Dennis Rodman (che dimostreranno tutto il loro potenziale nei Chicago Bulls).
Per i Boston Celtics sembrava inevitabile continuare il loro percorso verso la leggenda anche nel periodo post Bird-Parish-McHale e, invece, quarantotto ore più tardi un’overdose di cocaina stroncava la vita di un giovane campione che zompava come Jordan e a rimbalzo era un vero duro.
Jan Volk, allora general manager dei Celtics, dichiarò:
“E’ chiaro che Bias aveva già usato droghe ma dagli esami in nostro possesso era pulito. Secondo me si era accorto che doveva essere a posto per avere spazio nella NBA ed aveva escluso la droga dalla sua vita. Poi, dopo la chiamata nel draft, aveva voluto festeggiare, abbassando la guardia, con il risultato che conosciamo.”
Red Auerbach rimase sconvolto da questa vicenda, parlando per l’appunto del momento più difficile della sua carriera, visto che riteneva il numero 34 di Maryland un ragazzo con la testa sulle spalle sia dentro che fuori dal campo. Ma Len Bias, solo all’apparenza purtroppo, sembrava il tipico “bravo ragazzo” americano con ottimi risultati scolastici e cestistici, in realtà, secondo le indagini successive della polizia, Bias aveva una ventina di esami in arretrato e più che probabilmente era un esperto consumatore di droga.
Nessuno poteva immaginare che una promessa dell’Nba di tali proporzioni potesse creare nella storia dei Boston Celtics una frattura tale da compromettere il futuro di una franchigia che fino a quel momento aveva 16 anelli al suo attivo e rimarranno tali per i successivi vent’anni!
Chissà…cosa sarebbe successo se quel maledetto 19 giugno 1986 il predestinato di Maryland non avesse festeggiato in modo eccessivo il suo sogno Nba?
WHAT IF…?
Questo un video con le sue prodezze, per ricordarlo il giorno in cui avrebbe festeggiato il suo 47esimo compleanno: