Si è da poco celebrato un anno dall’inizio delle proteste che hanno visto Zuccotti Park culla del movimento Occupy Wall Street. Movimento nato dal basso e che al suo interno aveva raccolto e aggregato parecchie anime (le tanto sottolineate diverse anime del movimento) attorno ad un obiettivo comune: denunciare il comportamento dell’establishment finanziario colpevole con le sue manovre di aver causato (o quantomeno di essere concausa) della gravissima crisi finanziaria americana, ma non solo, di cui ancora oggi dove più e dove meno si sentono ancora gli effetti. In molti in questo anno, tra una critica ed un elogio su una cosa si sono trovati concordi: l’abilita di Occupy nell’usare i nuovi media a proprio vantaggio, creando una rete di informazione, divulgazione e organizzazione che non necessitava dell’apporto dei media tradizionali, anzi, li scansava. Proprio sul tema dell’utilizzo dei social media da parte del movimento e sul ruolo che questi hanno avuto è stato girato da Kevin Breslin un documentario dal titolo #whilewewatch. Qui il blog dedicato su cui trovare altre info, tra cui una campagna su Kickstarter per finanziare il secondo capitolo. Qui il documentario.
A gripping portrait of the “Occupy Wall Street” media revolution, #whilewewatch is the first definitive film to emerge from Zuccotti Park – with full access and cooperation from masterminds who made #OccupyWallStreet a reality.
The #OccupyWallStreet media team had no fear of a critical city government, big corporations, hostile police, or a lagging mainstream media to tell their story. Through rain, snow, grueling days, sleeping on concrete; they pump out exhilarating ideas to the world. Fueled with little money, they rely on the power of Twitter, texting, Wi-Fi, posters, Tumblr, live streams, YouTube, Facebook, dramatic marches, drumbeats and chants. As the film unfolds, we witness a new dawn with the power of social media.
(fonte: Internazionale)