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Wikileaks salva Berlusconi

Creato il 17 dicembre 2010 da Pocheparole

Il 14 dicembre 2010 doveva essere un giorno da ricordare. Il fronte antiberlusconiano marciava diviso per colpire unito. Un golpe in piena regola. Non si fanno convergere a caso, lo stesso giorno della votazione per la fiducia al governo Berlusconi IV, mezza dozzina di cortei: da quelli di Terzigno a quello dell’Aquila, dalla FIOM agli studenti, dai colorati di viola ai famigerati centri sociali del Nord-Est (quelli che avevano a capo l’allora rivoluzionario, e attuale piccolo imprenditore, ma sempre in Ferrari, Casarini). Lo scopo era duplice fare pressione sui parlamentari, spaventarli, più che gli anti-berlusconiani, gli indecisi; ma anche creare le premesse per instaurare una sorta di governo d’emergenza, un governo di salute pubblica, affidato magari a Gianfy Fini (che di moti in piazza, e relative infiltrazioni, se ne intende fin da Genova 2001). Wikileaks salva BerlusconiUn governo che avrebbe non solo deposto il Silvio Barzellettiere d’Arcore, ma che avrebbe anche dato via libero all’esecuzione giudiziaria sua e della sua holding, iniziato a disgregare i rapporti extra-atlantisti intessuti dal Silvio nazionale, magari tenendo al suo posto l’evanescente e pauroso Frattini (“Wikileaks è l’11 settembre della diplomazia mondiale”, e altre simili facezie), e smantellato ciò che resta del nucleo industriale italiano, ENI, Finmeccanica, e perché no, anche ENEL, magari tenendo in sella l’altro ministro faceto del governo attuale, Giulio Tremonti, che avrebbe magari potuto portare avanti la sua simpatica proposta di fare accorpare le tasse nelle bollette di acqua, luce, gas e telefono (e magari canone tv).
In compenso, si sarebbero ingrassate nuovamente le banche angloamericane, gettandosi a capofitto sulla truce Finmeccanica, che produce e vende armi, magari usando le tangenti. Non si fa e non ci sto! avrebbero detto Gabanelli&friends (dove per friends s’intende George Soros, Lockheed Martin, Israeli Aircraft Industries, Wall Street e City; insomma i vari benefattori dell’umanità, almeno secondo la sinistra globalista e liberal-imperialista, che nel ruolo di ‘umanità beneficiata‘ vi vede se stessa. E solo se stessa.) L’ENI avrebbe potuto essere sottoposta a un processo di scorpamento, come richiesto da vari lupi affamati, nelle due sponde dell’Atlantico, l’oceano più patriottico e democratico del mondo? Senza dubbio, un’altra volta le banche angloamericane, i George Soros*, le sempre disinteressate e affidabili agenzie di rating, sempre degli USA, le aziende nordamericane che ossigenano le pietre per produrre gas, coadiuvate dalle aziende da green economy, tipo quelle dello svizzero-italico Carletto Debenedetti e dalle rivoluzionari giunte municipali piddine, si sarebbero gettate a capofitto a ritagliarsi fette più o meno grosse delle torte parastatali, con l’ovvia promessa che avrebbero democratizzato il patrimonio borsistico del popolino italico, proprio come fecero ai tempi gli oligarchi democratico-mafiosi eltsiniani, in Russia, e certi baffettistici ‘capitani coraggiosi‘ di altrettanta triste memoria, in Italia. Il 2010/2011 come il 1995/1996. Una vera manna per questi nostalgici del prode centro-sinistra che fu. Ma mai tanto nostalgici, quanto i vegliardi adolescenti di sessant’anni l’uno che, alla vista dei tafferugli più o meno programmati nelle piazze di Roma, hanno avuto un moto di risveglio, quasi ringalluzzimento, dopo un biennio in coma da grave penuria di rosse cariche elettorali.
Già, il centro di Roma, vetrine e negozi di volgari bottegai e levantini commercianti vengono mandati in pezzi, auto di privati e automezzi degli sbirri dati alle fiamme**, cassonetti rovesciati e sanpietrini divelti. Aria di rivoluzione. Ya basta’! e coi ‘Maestri vinceremo‘! E altri paroloni senza senso. I maestri avrebbero fucilato, almeno l’avrebbero fatto un paio di loro, quelli che nella massa di picchiatori formati da poliziotti in incognito, neofascisti in incognito, provocatori, infiltrati, black bloc e altri pretoriani di Soros, centri sociali infiltrati e centri sociali nordestini, che non hanno bisogno di essere infiltrati, avessero visto la massa popolare che prepara la rivoluzione, la presa del potere da parte della classe operaia. Infatti, chi non ha mai visto un Lenin tirare pietre sulle vetrate del Bolshoj? E’ vero che Josif Vissarionovich rapinava le banche, ma le rapinava per finanziare il partito, mica veniva pagato da un banchiere per rompere le vetrine della concorrenza. E Mao fece entrare gli imprenditori patriottici nella Nuova Democrazia’***, mica gli bruciava la merce esposta.
E infatti, tanti vecchi babbei pseudo-marxisti (reazionari), pseudo-comunisti (anticomunisti) e pseudo-rivoluzionari (controrivoluzionari), tessono l’elogio ai piccoli-borghesi anarcoidi, arrabbiati e infiltrati, manipolati ed eterodiretti****, essendo preda del deliquio di oramai lontani ricordi esistenziali, ai bei tempi della meglio gioventù, quando per fare la rivoluzione’, nel migliore dei casi ci si sprangava e gambizzava a vicenda. Chi non vorrebbe tornare a quei tempi? Chi?  Kissinger, Brzezinsky e quelli come loro, che s’inventarono le BR, ad esempio.*****
Per fortuna, queste menti fini, forse perché oramai rimbambite dall’età, come i suddetti arzilli  rivoluzionari d’antan, non hanno calcolato che il materiale a disposizione è assai più scadente, non più Tony Negri o Adriano Sofri, ma il molto più tristo e sfigato figuro di Gianfy Fini, che in tutta la sua vita ne ha azzeccata solo una: essere prescelto da Almirante per portare avanti la funzione del MSI di fiancheggiatore in livrea SS (Sionista-Statunitense) nei salotti italici dell’atlantismo dabbene. Nonostante Berlusconi abbia attirato le iree della comunità internazionale (nome in codice dell’asse Tel Aviv-Washngton), per via delle sue barzellette su Rosy Bindi raccontate a Putin, Erdogan e Gheddafi (mentre firmavano accordi economico-strategici), la coppia di comici Barack-Hillary ha trovato più saggio ribadire la sua amicizia col Silvio Barzellettiere Eurasiatico, piuttosto che continuare a scontare i danni creatigli da Wikileaks e Julian Assange (e connessi padrini spionistico-sionisti) con le loro imbarazzanti flatulenze confidenziali. Un imbarazzo che può essere superato non guardando più le cose disdicevoli che Silvio di Brianza fa col lettone di Putin e col botox di Gheddafi.
Anche perché il già ricordato tristo Fini, si era scelto come sponsor a stelle&strisce Nancy Pelosi, la filosionista capogruppo democratica al Congresso degli USA che, come nella migliore tradizione finiana, è stata sonoramente trombata alle elezioni di ‘Mid Term’, nel novembre 2010. Avendo perso tale portentoso sostegno Usraeliano, ed essendo l’amministrazione Obama fortemente contrariata dalle vicende informatico-diplomatiche, tanto da non volersi giocare l’ultima giubba blu europea (Ignazio Larussa) in Afghanistan, il Gianfy non ha potuto che racimolare la sua ennesima debacle politica.

Sarà l’ultima della sua lunga carriera?

NOTE:

*Colui cui si prostrarono e si prostrano i campioni del ‘bolscevismo’ alle orecchiette Dalema e Vendola.
** Pagati da noi tutti, compresi anche i genitori dei rivoluzionari scassa-roba-altrui.
*** A scorno di ciò che vanno cianciando tanti maoistologi, che vedono in Deng il ritorno del capitalismo nel paradiso maoista. Il ‘capitalismo’ c’era già con Mao, che la considerava una cosa buona e giusta. Patriottica e democratico-popolare.
**** Chi ha pagato il circo gratuito, con tanto di bestie selvagge e clown, messo su al centro di Roma?
***** Va ricordato, di passaggio, che il fogliaccio di ‘Rifondazione Sionista’ ‘Su la Testa’ ha pubblicato l’ennesimo velenoso articolo anti-Iran, rimestando fango e inneggiando all’operazione-montatura che portò all’arresto di un corrispondente iraniano con la scusa del traffico d’armi. Cose già viste e sentite, ma da ricordare, quando questi soggetti rispunteranno sbandierando altre ‘campagne umanitarie’ preconfezionate a Hollywood. Va notato ultimamente, un proliferare di bloggere, di scrittrici e di giornaliste più o meno reali che ammanniscono agli sprovveduti, articoli, saggi, pamphlet e libri che, esaltando Assange, Sakineh e altre icone imperiali, incitano allo scontro con i cosiddetti ’stati canaglia’. Generalmente si tratta di autrici-baccelloni che hanno vissuto o fatto dei master negli USA, e ‘negli USA vogliono tornare’.

16/12/2010

di Alessandro Lattanzio

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Wikileaks salva Berlusconi

16/12/2010

By sitoaurora

Ovvero il passato che non passa

Wikileaks salva Berlusconi
Il 14 dicembre 2010 doveva essere un giorno da ricordare. Il fronte antiberlusconiano marciava diviso per colpire unito. Un golpe in piena regola. Non si fanno convergere a caso, lo stesso giorno della votazione per la fiducia al governo Berlusconi IV, mezza dozzina di cortei: da quelli di Terzigno a quello dell’Aquila, dalla FIOM agli studenti, dai colorati di viola ai famigerati centri sociali del Nord-Est (quelli che avevano a capo l’allora rivoluzionario, e attuale piccolo imprenditore, ma sempre in Ferrari, Casarini). Lo scopo era duplice fare pressione sui parlamentari, spaventarli, più che gli anti-berlusconiani, gli indecisi; ma anche creare le premesse per instaurare una sorta di governo d’emergenza, un governo di salute pubblica, affidato magari a Gianfy Fini (che di moti in piazza, e relative infiltrazioni, se ne intende fin da Genova 2001). Un governo che avrebbe non solo deposto il Silvio Barzellettiere d’Arcore, ma che avrebbe anche dato via libero all’esecuzione giudiziaria sua e della sua holding, iniziato a disgregare i rapporti extra-atlantisti intessuti dal Silvio nazionale, magari tenendo al suo posto l’evanescente e pauroso Frattini (“Wikileaks è l’11 settembre della diplomazia mondiale”, e altre simili facezie), e smantellato ciò che resta del nucleo industriale italiano, ENI, Finmeccanica, e perché no, anche ENEL, magari tenendo in sella l’altro ministro faceto del governo attuale, Giulio Tremonti, che avrebbe magari potuto portare avanti la sua simpatica proposta di fare accorpare le tasse nelle bollette di acqua, luce, gas e telefono (e magari canone tv).
In compenso, si sarebbero ingrassate nuovamente le banche angloamericane, gettandosi a capofitto sulla truce Finmeccanica, che produce e vende armi, magari usando le tangenti. ‘Non si fa e non ci sto!’ avrebbero detto Gabanelli&friends (dove per friends s’intende George Soros, Lockheed Martin, Israeli Aircraft Industries, Wall Street e City; insomma i vari benefattori dell’umanità, almeno secondo la sinistra globalista e liberal-imperialista, che nel ruolo di ‘umanità beneficiata‘ vi vede se stessa. E solo se stessa.) L’ENI avrebbe potuto essere sottoposta a un processo di ’scorpamento’, come richiesto da vari lupi affamati, nelle due sponde dell’Atlantico, l’oceano più patriottico e democratico del mondo? Senza dubbio, un’altra volta le banche angloamericane, i George Soros*, le sempre disinteressate e affidabili agenzie di rating, sempre degli USA, le aziende nordamericane che ossigenano le pietre per produrre gas, coadiuvate dalle aziende da ‘green economy’, tipo quelle dello svizzero-italico Carletto Debenedetti e dalle rivoluzionari giunte municipali piddine, si sarebbero gettate a capofitto a ritagliarsi fette più o meno grosse delle torte parastatali, con l’ovvia promessa che avrebbero democratizzato il patrimonio borsistico del popolino italico, proprio come fecero ai tempi gli oligarchi democratico-mafiosi eltsiniani, in Russia, e certi baffettistici ‘capitani coraggiosi‘ di altrettanta triste memoria, in Italia. Il 2010/2011 come il 1995/1996. Una vera manna per questi nostalgici del prode centro-sinistra che fu. Ma mai tanto nostalgici, quanto i vegliardi adolescenti di sessant’anni l’uno che, alla vista dei tafferugli più o meno programmati nelle piazze di Roma, hanno avuto un moto di risveglio, quasi ringalluzzimento, dopo un biennio in coma da grave penuria di rosse cariche elettorali.
Già, il centro di Roma, vetrine e negozi di volgari bottegai e levantini commercianti vengono mandati in pezzi, auto di privati e automezzi degli sbirri dati alle fiamme**, cassonetti rovesciati e sanpietrini divelti. Aria di rivoluzione. ‘Ya basta’! e coi ‘Maestri vinceremo‘! E altri paroloni senza senso. I maestri avrebbero fucilato, almeno l’avrebbero fatto un paio di loro, quelli che nella massa di picchiatori formati da poliziotti in incognito, neofascisti in incognito, provocatori, infiltrati, black bloc e altri pretoriani di Soros, centri sociali infiltrati e centri sociali nordestini, che non hanno bisogno di essere infiltrati, avessero visto la massa popolare che prepara la rivoluzione, la presa del potere da parte della classe operaia. Infatti, chi non ha mai visto un Lenin tirare pietre sulle vetrate del Bolshoj? E’ vero che Josif Vissarionovich rapinava le banche, ma le rapinava per finanziare il partito, mica veniva pagato da un banchiere per rompere le vetrine della concorrenza. E Mao fece entrare gli imprenditori patriottici nella ‘Nuova Democrazia’***, mica gli bruciava la merce esposta.
E infatti, tanti vecchi babbei pseudo-marxisti (reazionari), pseudo-comunisti (anticomunisti) e pseudo-rivoluzionari (controrivoluzionari), tessono l’elogio ai piccoli-borghesi anarcoidi, arrabbiati e infiltrati, manipolati ed eterodiretti****, essendo preda del deliquio di oramai lontani ricordi esistenziali, ai bei tempi della meglio gioventù, quando per ‘fare la rivoluzione’, nel migliore dei casi ci si sprangava e gambizzava a vicenda. Chi non vorrebbe tornare a quei tempi? Chi?  Kissinger, Brzezinsky e quelli come loro, che s’inventarono le BR, ad esempio.*****
Per fortuna, queste menti fini, forse perché oramai rimbambite dall’età, come i suddetti arzilli  rivoluzionari d’antan, non hanno calcolato che il materiale a disposizione è assai più scadente, non più Tony Negri o Adriano Sofri, ma il molto più tristo e sfigato figuro di Gianfy Fini, che in tutta la sua vita ne ha azzeccata solo una: essere prescelto da Almirante per portare avanti la funzione del MSI di fiancheggiatore in livrea SS (Sionista-Statunitense) nei salotti italici dell’atlantismo dabbene. Nonostante Berlusconi abbia attirato le iree della comunità internazionale (nome in codice dell’asse Tel Aviv-Washngton), per via delle sue barzellette su Rosy Bindi raccontate a Putin, Erdogan e Gheddafi (mentre firmavano accordi economico-strategici), la coppia di comici Barack-Hillary ha trovato più saggio ribadire la sua amicizia col Silvio Barzellettiere ‘Eurasiatico’, piuttosto che continuare a scontare i danni creatigli da Wikileaks e Julian Assange (e connessi padrini spionistico-sionisti) con le loro imbarazzanti flatulenze confidenziali. Un imbarazzo che può essere superato non guardando più le cose disdicevoli che Silvio di Brianza fa col lettone di Putin e col botox di Gheddafi.
Anche perché il già ricordato tristo Fini, si era scelto come sponsor a stelle&strisce Nancy Pelosi, la filosionista capogruppo democratica al Congresso degli USA che, come nella migliore tradizione finiana, è stata sonoramente trombata alle elezioni di ‘Mid Term’, nel novembre 2010. Avendo perso tale portentoso sostegno Usraeliano, ed essendo l’amministrazione Obama fortemente contrariata dalle vicende informatico-diplomatiche, tanto da non volersi giocare l’ultima giubba blu europea (Ignazio Larussa) in Afghanistan, il Gianfy non ha potuto che racimolare la sua ennesima debacle politica. Sarà l’ultima della sua lunga carriera?

Alessandro Lattanzio, 16/12/2010

*Colui cui si prostrarono e si prostrano i campioni del ‘bolscevismo’ alle orecchiette Dalema e Vendola.
** Pagati da noi tutti, compresi anche i genitori dei rivoluzionari scassa-roba-altrui.
*** A scorno di ciò che vanno cianciando tanti maoistologi, che vedono in Deng il ritorno del capitalismo nel paradiso maoista. Il ‘capitalismo’ c’era già con Mao, che la considerava una cosa buona e giusta. Patriottica e democratico-popolare.
**** Chi ha pagato il circo gratuito, con tanto di bestie selvagge e clown, messo su al centro di Roma?
***** Va ricordato, di passaggio, che il fogliaccio di ‘Rifondazione Sionista’ ‘Su la Testa’ ha pubblicato l’ennesimo velenoso articolo anti-Iran, rimestando fango e inneggiando all’operazione-montatura che portò all’arresto di un corrispondente iraniano con la scusa del traffico d’armi. Cose già viste e sentite, ma da ricordare, quando questi soggetti rispunteranno sbandierando altre ‘campagne umanitarie’ preconfezionate a Hollywood. Va notato ultimamente, un proliferare di bloggere, di scrittrici e di giornaliste più o meno reali che ammanniscono agli sprovveduti, articoli, saggi, pamphlet e libri che, esaltando Assange, Sakineh e altre icone imperiali, incitano allo scontro con i cosiddetti ’stati canaglia’. Generalmente si tratta di autrici-baccelloni che hanno vissuto o fatto dei master negli USA, e ‘negli USA vogliono tornare’.


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