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WINE ON THE ROAD: il racconto “VERSO ROMA” di Rosanna Figna

Da Silviamaestrelli
WINE ON THE ROAD: il racconto “VERSO ROMA” di Rosanna Figna
Rosanna Figna, di Parma, è laureata in Agraria. Ha seguito vari corsi di scrittura creativa . Ha pubblicato con Liecolle due raccolte di aforismi dal titolo “ Spuntini di Riflessione”. Per “Wine on the road”, concorso letterario 2011 di Villa Petriolo, ha scritto il racconto “Verso Roma”.

Racconto “VERSO ROMA” di Rosanna Figna
Un carro di legno con ruote alte avanzava al piccolo trotto, tirato da un sauro robusto, sopra due uomini, uno più anziano ed un ragazzo parlavano adagio, coperti da mantelli con cappuccio. Dietro, botti di varie dimensioni, protette dalla paglia: contenevano vino, della migliore produzione dei Duchi di toscana, veniva portato a Roma da un cuoco e dal suo allievo.
-Come mai Maestro, tanta cura e tanta segretezza per del vino?-
-Trasportiamo un‘opera d’arte figliolo, qualcosa che non ha valore in denaro puro e semplice, non ti ho ancora spiegato tutta la mia filosofia-
-E sarebbe?-
-Beh! Se la pittura è l'arte per la vista, la musica per l'udito, la scultura per il tatto, la danza per il corpo tutto intero, la cucina è l'arte per il gusto. Se è vero come dice Aristotele che i cinque sensi sono le cinque porte per arrivare all'anima, il cibo, il buon cibo, ed il buon vino sono l'unico mezzo per percorrere la via del gusto no? Certo per far parlare una vivanda devi assaporarla in tutta la sua complessa armonia, devi stare ad ascoltare ciò che la lingua, l'olfatto ed il palato suggeriscono alla tua immaginazione, non si può certo mangiare solo per necessità: un piatto ti può dire del suo paese d’origine, delle stagioni che trascorrono, della storia e della cultura di un popolo e della personalità di chi l’ha creato. Così come in qualsiasi vino ci sono secoli di storia, di selezione, di conoscenza dei processi, più le caratteristiche peculiari di quell’anno, è come se fosse il tempo che ti parla, è un liquido con la forza della terra, il calore del sole, il gusto etereo dell’alcool e degli aromi.
-Perbacco, Maestro, non ci avevo mai pensato, ma è vero.
-Ecco senza volere hai citato proprio Bacco, gli antichi che erano più saggi ne avevano fatto una divinità!-Poi guardandolo negli occhi per catturare tutta la sua attenzione
-Vedi gli altri sensi sono continuamente sollecitati ed allenati da tutto ciò che è all'esterno di noi, ed è indipendente dalla nostra volontà, mentre le papille gustano ciò che vogliamo, ciò che volutamente portiamo alla bocca, percepiscono solo di quello che è già all'interno di noi. È il senso più “riflessivo”, più intimo, ma è anche forse più irrazionale che abbiamo, perché queste sensazioni non le elaboriamo, per questo va educato di più; pensa alla magia del vino, il freddo della nebbia e dell’autunno depositato sugli acini che diventa colore e calore nel bicchiere. E’come l’amore, diverso a seconda dei cibi con cui viene abbinato e come le passioni, raggiunge col tempo un apice dal quale inesorabilmente decade senza rimedio e ritorno. Poi può accompagnare i momenti più festosi come quelli più tristi, spesso dà un benessere diffuso. E’ una sostanza viva, in continua trasformazione, per questo ha il potere di far cambiare il gusto ai cibi, di rendere sensibile il nostro palato, di agire sul nostro stato d’animo.- Così la strada si snodava davanti a loro verso sud, c’era il sole anche se faceva freddo. L’erba era ancora verde, le piante però erano spoglie. Ogni tanto si vedeva un gregge di pecore col pastore fermi sulle colline.
-Che strani paragoni come ci si arriva?-
-Perché è tipico dell'uomo curioso, dell' uomo che vuole conoscere, indagare, scoprire, sapere, sperimentare anche la conoscenza dei sapori e degli aromi, in fin dei conti il primo contatto che abbiamo col mondo quando siamo ancora ciechi è il latte materno, il gusto è quello che si sviluppa per primo e ci abbandona per ultimo- Sa Maestro che lei queste cose le dovrebbe scrivere?
-Ma no, ma no, la scrittura non è legata a nessuno dei nostri sensi, è troppo astratta, e poi rimane... Capisci? Io sono per l'arte dell'effimero, per ciò che domani non è più buono, per quello che va mangiato e consumato. Le cose più preziose sono forse quelle che non durano, che vanno colte nell'attimo. Il tempo è la cosa più importante che possediamo perché quello passato nessuno e niente ce lo può restituire, l’attimo in cui un sorso di questo Chianti si spande nel palato, dipanando tutta la gamma di sapori, di vento di mare, di frutta di alcol, di terra bagnata .. è prezioso perché è unico, irripetibile.-
Il ragazzo spostò una sua mano dietro su di una botte -E’ calda pensò,calda cava e costoluta come la scatola che contiene il cuore.
-Ora capisco perché il nostro carico è così prezioso, ma Lei dove ha imparato, ha avuto buoni insegnamenti vero?
-Lo puoi ben dire! Poi ho anche molto sperimentato e cercato: la storia inizia per me da quando il cuoco, considerato l'ultimo degli schiavi, cominciò ad essere apprezzato dagli antichi, ed una semplice mansione domestica divenne Arte. Insomma cucinare è un'arte, e vinificare ancor di più, ed ogni opera d'arte richiede un lavoro, un'accurata esecuzione. Così dall'idea iniziale aggiungi, togli, modifichi, fino ad arrivare alla realizzazione finale. È come passare da un disegno al bozzetto poi al colore, ecc, e ciò che nasce è una creatura assolutamente tua, capisci! -Già- disse il ragazzo con aria pensosa -Ci sono vitigni da innestare e processi da provare e le botti da stagionare …. Possono essere solo di rovere o di farnia?
-Zuccone! Non ricordi? Anche di ciliegio, di frassino, acacia, di tiglio, l’importante è che sia una sostanza presa dal vivente, non come il metallo, la terracotta, la pietra oppure il vetro, quello se mai dopo. Deve avere scambi con ciò che contiene. Qui dietro abbiamo un prezioso dono di nozze, ed io come sai, cercherò di farlo bere ai convitati nel migliore dei modi, spero tu non mi faccia sfigurare, nel tuo ruolo di coppiere!-
-Ho visto, Maestro che c’è anche una botticella di appassito, quello bisogna evitare che lo bevano a garganella!- I due risero insieme. Sul lato della strada tanto apparvero le case in sasso di un piccolo borgo, erano arrivati alla taverna dell’Orso -Ci fermiamo qui- Disse il maestro, ricordati che trasportiamo acqua, acqua della salute che sgorga vicino a Chianciano per il giovamento di una signora molto vicina a sua Santità e bada bene: Dina la nostra cavalla non deve essere cambiata per nessuna ragione……
Tutto questo le era apparso mentre osservava i bagliori del suo calice di vino in controluce verso il finestrino del treno. Il dolce paesaggio delle colline toscane al tramonto si dipanava davanti ai suoi occhi. Le piaceva viaggiare lentamente con treni regionali ed in prima classe: si portava sempre dietro una bottiglia di vino buono ed un paio di calici. Questo allargava grandemente gli orizzonti del viaggio.
FINE

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