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Yara, un calabrese nel pool che ha scoperto l’assassino

Creato il 20 giugno 2014 da Makinsud

Dopo diversi anni di indagini da parte degli inquirenti con l’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti sembra chiudersi l’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 Novembre 2010 a Brembate Sopra e trovata morta dopo qualche mese in un campo a Chignolo d’Isola nel Febbraio 2011. Per arrivare ad identificare il presunto assassino della tredicenne Yara Gambirasio la Procura della Repubblica di Bergamo si è affidata ad un pool di biologi e genetisti e tra loro c’era anche il calabrese Giuseppe Novelli, rettore e docente universitario di Genetica medica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

yara

Molto corposo il curriculum del rettore Giuseppe Novelli, originario di Rossano, in provincia di Cosenza: nel 1992 vince il concorso da professore associato di Genetica umana, andando ad insegnare alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; dal 1995 si trasferisce all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, divenendo nel 1999 professore ordinario di Genetica Medica. Dal 2003 è anche adjunct professor all’Università dell’Arkansas, negli Stati Uniti. Dal 2008 al 2010 è stato eletto preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Tor Vergata, trampolino di lancio che gli ha permesso di diventare nel 2013 rettore dell’Ateneo romano, succedendo a Renato Lauro.

Il professore Giuseppe Novelli nel raccontare come si è arrivati ad individuare l’assassino di Yara Gambirasio ha affermato: “si è partiti, come in tutti i casi, dalla repertazione del Dna. Sono state individuate le tracce biologiche sul corpo della vittima. In questo caso si trattava di minuscole macchioline di sangue sulle mutandine della ragazzina. La prima cosa da fare, in questi casi, è confrontare il Dna di queste tracce biologiche con quello delle persone che sono state in contatto con la vittima, familiari e amici, per escludere che si tratti di contatti accidentali. Se, come nel caso di Yara, il Dna trovato non coincide con quello di nessuno dei contatti e neppure con quello di possibili sospetti, per esempio i frequentatori della palestra in cui la bimba si allenava, si può fare un passo ulteriore: procedere con i prelievi a tappeto su un’intera popolazione”.

Grazie a tale procedura, andando a controllare l’intera popolazione, si è riusciti a risalire al presunto assassino di Yara, dopo diversi anni di studio e di indagini difficili ma risolutive.


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