Sono le due e mezza di un comune mercoledì pomeriggio di settembre: sotto un sole battente, un ragazzo di quattordici anni corre sull’asfalto rovente della strada di Romagnano Sesia. E’ Yuri Farneti, campione italiano under 15 di squash, che affronta una dura preparazione atletica in vista della prossima stagione agonistica.
Cuore di papà
La passione è sbocciata quattro anni fa vedendo papà Fabio giocare. Il figlio andava a guardare il padre una volta a settimana. Poi, piano piano, ha preso in mano la racchetta e ha iniziato a fare qualche palleggio. Fino all’esordio ufficiale a Vicenza: dopo aver perso il primo turno contro la testa di serie numero uno, nelle gare di recupero sono arrivate solo vittorie, che sono valse il nono posto finale. La sua avventura è cominciata così e ora Yuri è tutti i giorni al campo.
L’anno successivo tenta l’assalto ai campionati italiani. Per qualificarsi serve almeno un punto, vale a dire una partecipazione ad un torneo ufficiale. Ne gioca due, vincendoli entrambi. Ma a causa di due forfait dell’ultimo minuto non è presente il numero minimo di partecipanti: i due tornei non danno quindi diritto a nessun punteggio. Niente campionati italiani, la gloria è rimandata.
Ma Yuri è tenace e caparbio e non demorde. E nella stagione 2010/2011 arriva la meritata consacrazione. Il fiore all’occhiello è la conquista del titolo nazionale under 15, ma le vittorie sono tantissime (Mestre, Riccione, Roma, Torino, Terni, per citarne alcune). Inoltre, partecipa anche agli Europei a squadre con la nazionale italiana.
E la scuola?
A scuola se la cava. Non è un secchione, ma è sveglio e gli basta poco per raggiungere la sufficienza. Tra scuola e sport, non resta però tanto tempo libero. Ne vale la pena?
Assolutamente sì: “che io vinca o che io perda, sono comunque soddisfatto perché ce l’ho messa tutta” – dice Yuri. “Lo squash ti stanca e ti scarica ma quando hai finito di giocare sei soddisfatto e non c’è bisogno di essere un campione per prendere in mano la racchetta, basta giocare contro un pari livello e il divertimento è assicurato”.
Ma Yuri non è il solo a dover compiere dei sacrifici. Dietro al giovane atleta c’è il sostegno della famiglia, a partire da quello del padre che lo accompagna in giro per l’Italia per disputare i vari tornei. A sue spese, naturalmente.
La Federazione sostiene come può gli atleti: paga i viaggi per la nazionale e per raduni. Una volta a settimana arriva anche Mirko Pareccini (attuale campione italiano over 35) da Brescia per aiutare il giovane talento negli allenamenti. Per fare di più, servirebbero nuovi sponsor e visibilità mediatica. Risultati che si potrebbero ottenere se lo squash entrasse nella ristretta cerchia delle discipline olimpiche. Potrebbe succedere nel 2013 a Buenos Aires, quando il comitato del CIO si riunirà per decidere quali sport ammettere alle Olimpiadi del 2020. Nel 2020 Yuri avrà 24 anni, l’età giusta per sfidare inglesi ed egiziani ai vertici mondiali. Per ora è un sogno, ma chissà mai.
di Nicolò Campo
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