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Zhao Tao, l’intervista: “In Cina censurano il cinema che racconta la violenza”

Creato il 28 novembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

28 novembre 2013 

Zhao Tao, l’intervista: “In Cina censurano il cinema che osa raccontare la violenza del Paese”

Camicia a quadri, jeans con il risvolto, anfibi e capelli corti. Sceglie un look casual una delle interpreti più richieste del panorama cinematografico cinese, Zhao Tao, per presentarsi alla nostra intervista presso il San Marino Film Festival. Ex insegnante, danzatrice professionista e oggi attrice, applaudita tra l’altro nel pluripremiato film di Andrea Segre Io sono Li, ora la rivediamo diretta da suo marito nel film Il tocco del peccato, che definisce “un’opera corale dove la violenza la fa da padrone”. L’uscita del film di Jia Zhangke (Leone d’Oro a Venezia con “Still life”), vincitore a Cannes come Miglior Sceneggiatura, è stata bloccata in Cina, dove la stampa sarebbe stata invitata a non parlare o commentare affatto la pellicola.

Cinema che racconta la ferocia, l’efferatezza, la violenza in un Paese come la Cina: come si è spiegata questa scelta?
Il film in realtà descrive la storia di quattro personaggi, usando la violenza contro la violenza, tema che viene affrontato proprio affinché chi la guarda la conosca e la risolva attraverso il cinema. Ecco perchè il film mostra tante scene dure.

Nel suo Paese il film è stato censurato…
In Cina per diversi artisti ci sono parecchi limiti, ma non solo: ogni anno produciamo circa 6000 film. Eppure il pubblico può vederne giusto sessanta. Il resto è censurato. In più i registi ricevono limiti: scene erotiche, violenza, tutto viene censurato. Anche per motivi politici: controllano tutto. A partire dal criterio espressivo del cinema.

Non ha mai pensato di trasferirsi?
(Ride, ndr) In effetti considerati i problemi di inquinamento e sicurezza del cibo, non sarebbe una cattiva idea, ma devo pensare bene dove andare. È che dal punto di vista professionale preferisco sempre la Cina.

Zhao Tao

Zhao Tao

Hollywood la tenta?
Per tanti attori andare a Hollywood è solo un viaggio, divertente, fine a se stesso.
Difficile per un’attrice rifiutare l’occasione di recitare in un grande film come 007, quindi non rifiuterei, ma non è che smani per arrivarci.

Intanto continua a lavorare con suo marito a Pechino…
Ho lavorato tanto in questi anni con mio marito per affrontare la realtà della Cina, mostrarne i problemi: più facile sarebbe fare un tipo di cinema sull’età imperiale, ma come artista sento molta sofferenza. E urgenza di raccontare.

Cosa la ha colpita della sceneggiatura di Il tocco del peccato?
Il suo essere a metà tra horror e tragedia, in cui il mio personaggio è una eroina leale che non disdegna delle mosse di kung fu. E vi assicuro che ho letto tanti copioni cinesi sulle arti marziali, ma non avevo mai trovato il ruolo di una donna coraggiosa che impara a difendere la sua dignità usando anche una donna il coltello per difendersi. Pensateci: anche la sua acconciatura è da eroina di film antichi di arti marziali.

Nella vita di tutti i giorni in Cina si avverte così tanto l’esplosione della violenza?
Negli ultimi anni leggo tramite internet e blog che la violenza riguarda purtroppo soprattutto i bambini, e confesso che io stessa ho un po’ di paura a leggere le notizie. Veicolano parecchio, anche tramite tg, ma il cinema non ne parla mai. Questo film è coraggioso anche per questo, non a caso le storie dei personaggi che racconta sono reali.

Precedentemente aveva interpretato con successo il film Io sono Li di Andrea Segre. Che ricordo ne conserva?
È stata un’esperienza splendida, vorrei rilavorare con Segre volentieri. Per altro non ho trovato troppa differenza a livello di lavoro tra Italia e Cina, dipende sempre tutto dal regista e dal punto di vista che sceglie di rappresentare. L’obiettivo è lo stesso. Certo devo ammettere che in Italia mi sono riposata bene: da voi si lavora solo 8 ore e nel weekend ci si riposa, in Cina si lavora sempre, 12 ore di continuo, zero riposo. Ho scoperto che è importante avere tempo per essere creativi e fare il pieno di energia prima di tornare sul set.

Le sono più arrivate proposte dall’Italia?
Quando sono finite le riprese di Io sono Li, tanti registi italiani mi hanno cercato per collaborare ma sempre con sceneggiature e personaggi simili a quello lì. Ora spero di avere tanti ruoli diversi da sperimentare. Ripeto mi piacerebbe rilavorare con Andrea, un regista saggio, colto, con una visione ampia del cinema.

Conosce il cinema italiano comtemporaneo, Segre a parte?
La verità? In Cina arrivano 70% di film hollywoodiani, il restante è cinema cinese. È difficile che i film italiani circolino nel nostro mercato. Faccio un esempio: Nuovo cinema paradiso non l’avrei mai visto senza rete. Negli anni però guardando i film mi sono accostata ad alcune attrici come Anna Magnani, il cinema è un bel mezzo per conoscere le altre culture. Spero che il pubblico conosca oggi anche le donne cinesi attraverso i nostri film.

Com’è la situazione femminile oggi in Cina?
La donna ormai è molto indipendente, slegata dall’uomo dal punto di vista economica, può fare ciò che vuole.

Lei ne è esempio: è passata da insegnante ad attrice.
Per cinque anni ho fatto insegnante e attrice insieme, poi capito che per gli studenti è sbagliato, dedicavo loro poco tempo, quando chiedevo ferie magari di un anno gli studenti perdevano molto e io mi dispiacevo. Così ho deciso di fare solo l’attrice per concentrarmi al meglio e ho dovuto mollare l’università alla fine delle riprese di Still Life, e da li è iniziata la mia carriera di interprete professionista.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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