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C'era una volta un tipo veramente stupido. Ma stupido stupido, tanto che se la stupidità avesse una forma e un nome, con buone probabilità, sarebbe un modello-sirenetto, chiamato Derek Zoolander.
Eppure qualcosa mi dice che la storia di questo tipo così stupido, non è del tutto inutile. Può essere un film stupido stupido in modo assurdo e al tempo stesso avere qualcosa, (sotto sotto) che non vada perduto completamente?Secondo me sì. Perché il cinema spesso si prende gioco della stupidità e tende ad estremizzare quelle situazioni e quei soggetti "curiosi" che sul grande schermo hanno, alla lunga, generato un vero e proprio filone cinematografico. Le parodie e i film demenziali hanno, inevitabilmente, segnato anche le nostre strade e non ditemi che siete rimasti indifferenti alla passione calda di Topper e Ramada, oppure alle gesta di un uomo in calzamaglia e del suo fedele compagno dal Bellosguardo...
Ebbene, anche Ben Stiller ha voluto lasciare il segno lungo questa scia di genere che guarda e grida alla demenza. E lo fa dopo aver diretto un suo primo lungometraggio, Giovani, carini e disoccupati e un secondo Il rompiscatole. Zoolander è del 2001 e l'idea di questo modello abbastanza stupido arriva da un personaggio inventato in occasione dei VH1 Fashion Awards del 1996. Figlio della fantasia che naviga nell'eccesso dei mari della commedia americana e della parodia, Ben Stiller racconta una storia che va a far luce sul mondo, spesso spietato, della moda. Inserendo con intelligenza numerosi cameo a rappresentare figure di spicco degli ambienti più sotto i riflettori, dal mondo della musica a quello dello sport, dalla tv alla moda e così via. E' chiaro che basterebbe ricordare quello di un certo David Bowie, per confermare quanto detto prima. Ma non sarebbe sufficiente per accontentare i più scettici, quelli che, per intenderci, hanno visto Zoolander e altro non vedono, che un film stupido stupido in modo assurdo.
Inutile, demenziale, volgare, pesante sotto alcuni punti di vista; è vero, il film a volte eccede ma d'altronde è così che fa la vita stessa, e non è credibile il nostro spalancare gli occhi di fronte ad un adorabile bambino chiamato Anacletino, il quale reclama il suo "diritto allo sfruttamento". In Zoolander domina la follia e il senso di vuoto che muove questi personaggi della moda, come fossero manichini di gomma e stupidità. Scolpiti nel corpo ma disintegrati e deformi all'interno. Derek non è il solo eroe stupido e inconsapevole di questo suo stesso film. Accanto a lui un altro esplicito volto dei Frat Pack ( Ben Stiller, Jack Black, Will Ferrell, Vince Vaughn, Steve Carell e i fratelli Owen e Luke Wilson ), appunto Owen Wilson. Hansel, il modello appena arrivato, quello che "Va un casino quest'anno". Un po' figlio dei fiori e svitato non meno del nemico/amico Derek; sarà fondamentale il suo aiuto e quello della giornalista Matilda/Christine Taylor per evitare il tragico finale.
Certo Derek è veramente stupido, anche Hansel. Però qualcuno addirittura ha paragonato il primo a un Forrest Gump inconsapevole. Beh, un po' il candore e l'ingenuo far fronte a situazioni più grandi di lui, lo ricordano. Stiller disegna il cattivo nelle fattezze di Mugatu/Will Ferrel, addirittura arricchisce il suo film stupido con citazioni al grande maestro Kubrick per ben due volte (il Mac oggetto misterioso per i due sapiens e il lavaggio del cervello ai danni di Derek, come fosse un Alex DeLarge).La stupidità secondo me, e credo sia questo il pensiero dello stesso regista, è un po' come un vizio o un modo per mascherare la nostra estrema incapacità di stare al mondo. Credo dipenda molto da noi stessi, ovviamente parliamo della stupidità che non ci aiuta nemmeno a capire che, con il corpo cosparso di benzina, non è proprio indicato accendersi una sigaretta. Ecco. Siamo figosi mica immortali.
La stupidità a volte è anche una fase della nostra vita, quella che anticipa e spiana la strada alla maturità. Io in Zoolander non ho visto solamente un cretino incapace di svoltare a sinistra. E lo dico ammettendo anche una certa tenerezza e commozione, esplosa in me all'improvviso; quando ho visto questo "ciocco" nell'attimo più intimo che abbia mai avuto con se stesso. Quando confessava a uno dei due uomini che avrebbero voluto fregarlo (nonché papà Stiller), che qualcosa in lui stava cambiando. Che magari una vita avrebbe avuto più senso se spesa a fare qualcosa di utile per gli altri. Magari per i ragazzi in difficoltà. E per quanto mi riguarda, quando Derek dice che, solamente ad aver pensato di fare una scuola per i bambini meno fortunati, che li avrebbe aiutati ad imparare a leggere, e che questo pensiero era stato per lui come l'esperienza più grande della sua vita, beh. Con la lacrimuccia e il sorriso di uno spettatore commosso e intenerito all'ennesima potenza, io dico:"a volte c'è dell'altro oltre alla stupidità stupida in modo assurdo. Spetta a noi scoprire di cosa si tratta".
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