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Class enemy

Creato il 29 luglio 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

05-Class-Enemy-poster-Guido-ScarabottolIl microcosmo scolastico miete le sue vittime

Presentato a Venezia 70, Class Enemy si dimostra una pellicola lucida e ammaliante, che rischia alla lunga di inciampare nei classici luoghi comuni giovanili.

Al posto dell’insegnante di ruolo (prossima al parto) giunge nel liceo il professore di tedesco Zupan. I metodi dell’uomo sono rigidi, freddi e punitivi e ne fa le spese Sabine, una studentessa che viene ripresa dal professore. Sentendosi umiliata, improvvisamente si suicida. La classe fa fronte comune e incolpa il professore e le sue richieste troppo esigenti.

Sono molti i punti d’interesse che Class Enemy tocca e argomenta: dalla “cattiveria” dei professori (schietti e cristallini) alle dicerie da corridoio, che portano solamente ghettizzazione e responsabilità morale. Ed è su questi tasti che Bicek costruisce una pellicola nella quale le relazioni corrono sul filo del rasoio e gli stati d’animo dei giovani vengono soppesati in inquadrature rigorose, livide e viscerali. Class Enemy è un kammerspiel scolastico di intensa genuinità, un prodotto senza vinti e vincitori, una metafora sociale nella quale il “popolo” (gli studenti) si ribella al potere forte , al sistema (scuola). Tuttavia il film non è solamente un microcosmo lucido e permeato da una fotografia grigiastra che coinvolge lo spettatore. Class Enemy ostenta diversi punti di vista, li ribalta e sospende il giudizio. È questo il gioco delle parti a cui Bicek fa partecipare lo spettatore, che assiste impotente a “feroci” invettive nei confronti del professore e riletture di Mann, autore utile per approcciare la morte.

Ben costruito e privo di intoppi narrativi, Class Enemy prosegue imperterrito verso la conclusione, evita abilmente le trappole filmiche che potrebbe incontrare nel percorso (come ad esempio la facilità con cui si potrebbe accusare un uomo convinto delle proprie azioni), ma l’inciampo appare dietro l’angolo e si materializza nella forma della stereotipia giovanile, nella stigmatizzazione dell’azione di ribellione degli studenti sempre e comunque, anche di fronte all’evidenza.

Class Enemy ostenta l’odio che annebbia la vista, esibisce il nazismo come male estremo e porta in seno un paio di sequenze di bruciante ostilità (quando l’intera classe si mette in viso la maschera con la faccia di Sabine) e di divertente e surreale ironia (il siparietto dei genitori spaesati e perennemente assenti). Un bell’esordio nel lungometraggio per Bicek; se prosegue su questa strada farà ancora parlare di sé.

Voto: ***1/2


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