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10. Elzeviri

Creato il 27 gennaio 2011 da Fabry2010

10. Elzeviri

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Il dottor Cavedagna ama gli elzeviri. All’alba, si avvia verso l’edicola avvolto nella stanchezza non smaltita del giorno precedente e acquista la Stampa e il Corriere della Sera, precipitandosi  a cercare ciò che gli sta a cuore.
Rientrato in casa, se ha fatto in tempo a lavarsi prima del rito dei giornali, si trascina in cucina – dove la colazione è predisposta dalla sera precedente – e compie una serie automatica di gesti: estrarre il latte dal frigo, versarlo nel bricco, mettere un cucchiaino di zucchero nella tazzina del caffè, collocare sul fornello più piccolo la caffettiera e il latte sul più grande. A quel punto è pronto per i suoi elzeviri, di cui è diventato dipendente. Il tempo è breve, perché il latte impiega poco a riscaldarsi; il caffè gli concede qualche margine in più: le caffettiere vecchie faticano a sputare il contenuto, tossendo e starnutendo senza tregua. Una scorsa veloce la può dare mentre beve dalla tazza del caffè; la lettura è esclusa, invece, dal momento in cui è costretto impiastricciarsi le mani con la marmellata o con l’ultima torta di mele della signora Iemma. Momenti fugaci li strappa nelle sedute in bagno o prima di partire per l’ufficio, se è riuscito a concludere tutto prima dell’ora convenuta. Giunto in sede, si lancia a peso morto sugli elzeviri sparsi nella rete. Un tempo era tentato di ritagliarli e conservarli tutti in apposite cartelle, per poterli utilizzare all’uopo; sì, perchè la forma elzeviro lo ha plasmato al punto da decidere di scriverne anche lui, sugli argomenti più svariati; per ora ne ha programmati sette: sullo specifico della letteratura (cosa fa di un’opera letteraria un’opera letteraria), sulla scrittura come oasi d’ordine nel caos, come incalzare inarrestabile di eventi, come struttura coerente, come impossibilità di traduzione, come particolare e universale, come possibilità di migliorare il mondo, come appello all’originalità, come uscita di sicurezza dall’ossessione del suicidio. Gli argomenti s’incarneranno in personaggi in grado di renderli vivi, plastici, in una parola, memorabili: potrebbe uscirne un racconto o un romanzo a puntate, di quelli che furoreggiano nei blog degli scrittori. L’idea lo solletica e gli fa sembrare più gustoso il caffè depositato dal marchingegno sputacchiante come uno dei vecchi del circolo bocciofilo.



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