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10. Mi vide il mondo

Creato il 22 settembre 2011 da Fabry2010
10. Mi vide il mondo

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Avevano una brutta abitudine e nessuno si opponeva.
Chi sarà questo che parla di vittoria, e dice che è più importante della vita?
Eravamo soldati, avevamo combattuto insieme. Hai presente? Bombardamenti, pattugliamenti porta a porta.
Diceva che era una causa, un’avventura.
Non è bello, così, senza un processo, addirittura senza un crimine: guardiamoci negli occhi, riesci a spiegarti un gesto simile?
Perché un uomo può paralizzarsi o può risorgere, ma per rialzarsi deve accettare qualsiasi conseguenza.
Perché solo a noi era negato un giudice, una giuria del popolo?
Lo portano via dopo avergli buttato giù la casa: si possono chiamare ancora poliziotti?
A me capitò di giungere tranquillo e soddisfatto alla stazione di Blakely; lì trovai un gruppo di bianchi che mi circondarono.
Esiste una politica della segregazione? Se la parola politica viene da città, com’è possibile che si divida tra chi è degno e chi invece è disprezzabile?
Come reagiresti se ti dicessero di levarti l’uniforme e restare in mutande? Perché un giorno potrebbero chiederlo a te, la storia non fa sconti.
Qualcuno mi aiutò, angeli che passano per strada e non fai in tempo a domandargli il nome.
Protestano, hanno magliette a righe e cappelli neri e consumati, si battono le mani contro il petto.
Me ne andai dalla stazione di Blakely, ma cominciarono a piovere le telefonate, le minacce e gli insulti, perché mi togliessi l’uniforme.
Il solito spintone con la canna del fucile, il giovane barcolla, finisce in terra, accanto all’auto parcheggiata.
Non potevano sapere che non possedevo altri vestiti; non tutti hanno i soldi sufficienti.
Un giorno cominci a pensare che anche tu sei americano e hai diritto allo stesso trattamento.
Mi dissero di andare altrove, che non potevano sopportare la vista di una divisa addosso a un negro.
Erano belli quando si sposarono: avevano occhi che guardavano vicino e lontano nello stesso tempo, perché c’è uno sguardo senza linee di confine, che non sopporta limiti.
Mi sembrava ingiusto sottomettermi alla loro prepotenza e poi: che mi sarei messo? A volte sei persino costretto a dichiararti libero.
C’è un momento in cui è impossibile accettare l’ingiustizia, abbassare la testa come hai fatto tante volte.
Me li vidi davanti, quella sera, avevano facce accigliate e bastoni nelle mani.
La violenza può essere simile alla neve: cade senza far rumore, ti copre col suo manto gelido, anche d’estate.
Non feci in tempo a dire una parola, il primo colpo mi raggiunse sulla testa.
E’ possibile convincere i bianchi che un mondo nuovo sta per germogliare, una terra in cui gli occhi hanno la stessa luce, le mani sono calde e le braccia rilassate lungo i fianchi?
Caddi lentamente, mi ricordo, cercai di tenere le dita aperte per proteggermi dai bastoni che mi tempestavano di colpi, denti aguzzi di squalo.
Hanno facce cordiali, credono ancora nel futuro, che coppia invidiata, che orizzonti fanno intravedere!
Ricordai gli schiavi che si gettavano in mare, ero l’Africa fatta a pezzi dal padrone bianco, con gli occhi ciechi del pescecane che azzanna la preda.
Non sapevano che il fucile era già pronto sul balcone del motel di Memphis.
Provai a resistere, con le ossa rotte, la faccia insanguinata.
Abbiamo il diritto o no di protestare? Applaudono tutti, sorridenti: quanti anni può vivere un sorriso? Cos’è che lo spegne, a un certo punto?
Mi lasciarono solo quando videro che il petto non riusciva a sollevarsi.
Erano felici, si baciarono.
Morii in mezzo alla strada, ma avevo l’uniforme.
Ridevano, coi denti bianchissimi dei neri.
Non avevo altri abiti, ma fui fiero che quello fosse l’ultimo vestito con cui mi vide il mondo.



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