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115. Sherazade

Creato il 30 agosto 2011 da Fabry2010
115. Sherazade

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- Racconta, Ismail, sono rimasto indietro.
- E’ una parola, Yousef: non so da dove cominciare.
Il locale è rustico: tavolini in legno con sedie impagliate, pavimento a mattonelle ruvide e colonna in pietra, un arco all’entrata e un altro per il forno a legna.
- Avigail, mi piacerebbe capire cosa stai cercando.
- Non me lo chiedere, Shaoul, non saprei dirti.
La città vecchia incanta con le  case in pietra e il catalogo di simboli disseminati dappertutto come un esame che mette alla prova ogni passante.
- Comincia da un punto, gli altri seguiranno. Per esempio: come vanno le manfrine con la bionda?
- Mi sono innamorato, non pensavo di poterci ricadere.
Ci sono persino gli scaffali coi libri: un giovane, in piedi, ne sta leggendo uno.
- Hai deciso da che parte stare? Sei ancora interessata al nazareno?
- E a chi non interessa? Tra chi lo  segue e chi vuole eliminarlo, sono pochi quelli che lo ignorano.
I vicoli stretti aprono squarci improvvisi su ciò che sta al di là.
- Sei matto da legare: col mondo in subbuglio, tu pensi alle cosce di una donna.
- Chi ha detto che penso alle cosce? Potrei pensare agli occhi, per esempio.
Libreria e trattoria: che altro puoi volere dalla vita?
- Secondo me non dura molto: ho sentito che è scomodo per tutte le fedi religiose. Le loro autorità non scherzano.
- Voglio salvarlo: ci dev’essere un sistema.
Passa una suora tutta nera, con gli occhiali e la pancia.
- Non riesci a infinocchiarmi, caro: conosco la tua fame leggendaria.
- Smettila, Yousef, non sai nulla dell’amore, altrimenti non saresti così cinico.
Il locale potrebbe trasformarsi in libreria: niente più cholent, goulash, falafel, ma odore di carta e inchiostro, righe nere che corrono, corrono, lasciando sullo sfondo tutto il resto.
- Nessuno può salvarlo: ha smascherato i giochi dei potenti, ha ridato dignità alla massa sfruttata e sottomessa. Niente di più grave, in questo mondo.
- Stanno preparando un attentato. Lui stesso ha parlato di una borsa lasciata sul muretto.
Gli edifici vanno restaurati – o forse le vite?
- Cosa pensi di fare? Vuoi sposarla?
- Non ne abbiamo parlato, per me sarebbe un sogno.
Le storie hanno questo di bello: se ti lasci prendere, non ne vuoi più uscire.
- Israele è pieno di borse lasciate sui muretti: stai combattendo per una causa persa.
- Quell’uomo ha qualcosa di speciale, nessuno ha mai parlato come lui.
Le case sono ingombre di persone, i soffitti di muffa, i battiscopa di formiche.
- Per una donna, hai tradito gli ideali; attento ai risvegli malinconici, Ismail.
- Tu non capisci: da quando stiamo insieme ho cominciato a vivere.
Per questo una storia non dovrebbe mai finire; per questo il sogno di tutti gli scrittori è Sherazade.



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