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15. Il vento

Creato il 20 dicembre 2011 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su dicembre 20, 2011

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Gilda ha deciso di andare dalla bionda del piano di sotto: cosa non farebbe per il suo scrittore! Com’è possibile che sia disposta a tutto? Non sarà stato un trauma infantile, una violenza da parte di qualche famigliare? Non può pensarci adesso: al limite, andrà in analisi dal mese prossimo. Scende le scale in fretta: lo vedi, Arturo, se ti vuole bene? Con che scusa potrebbe presentarsi questa volta? Ancora i giocattoli? La ceretta per i peli superflui? E se rappresentasse solo se stessa, finalmente? Chi glielo ha impedito fin da piccola? Perché si è sentita sempre inferiore, avanti agli altri? E lo scrittore, non dovrebbe capirla, con tutta l’esperienza accumulata e i libri che ha letto? Ma quanto sono lunghe queste scale: non starà sognando? Conosce romanzi in cui alla fine ci si sveglia e tutto ritorna come prima. Arturo, sei vero? Non ho suonato da poco alla tua porta? Mi hai chiesto o no se conoscessi la vicina? Ecco, la porta: e ora che le dico?
In quel momento, esce un uomo pallido, soprabito scuro e sciarpa inserita nell’interno: la bionda ha già un amante? Caro Arturo, ho una brutta notizia: è già occupata, ho visto qualcuno che usciva furtivo dall’appartamento. Un bel tipo, purtroppo, non credo che lei ci rinunci facilmente. Perché non ridi, Gilda? Perché non godi del vantaggio che ti lascia il campo libero?
- Mi scusi, posso presentarmi?
La città è un ammasso di ferraglia, strade grigie che non sanno nemmeno dove portano, tapparelle abbassate, lampioni scorticati.
- Lo conosco.
Le nuvole pendono dal cielo come ovatta insanguinata, chissà quali ferite hanno dovuto tamponare.
- Com’è possibile?
- Ti ho vista mentre andavi da lui.
Ci sono uomini che muoiono per strada e nessuno se ne accorge, gli passi vicino e pensi che non tocchi a te: certamente qualcuno ha meno impegni, o del tempo da perdere; lanci appena uno sguardo disgustato: morire per strada!
- Mi fa paura.
- Non temere. So quanto hai sofferto, sin da piccola. Vorrei asciugarti qualche lacrima, anche una sola.
La città è attraversata da un bagliore, ma nessuno se ne accorge.
- Mi amerà, quell’uomo?
- C’è una luce che ti aspetta, con pazienza.
La città è un inseguire la polvere, le cartacce che il vento porta via, con un fischio sinistro.
- Mi perdoni, adesso la lascio, devo parlare con la mia vicina.


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