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20 anni fa… “mani pulite”

Creato il 17 febbraio 2012 da Malpaese @IlMalpaese

20 ANNI FA… “MANI PULITE” 20 ANNI FA… “MANI PULITE” 20 ANNI FA… “MANI PULITE”

Oggi, 17 febbraio 2012, a vent’anni dall’avvio dell’inchiesta “MANI PULITE”, iniziamo una ricostruzione dei fatti di uno degli eventi che più hanno influito sulla futura storia della politica italiana.

“MANI PULITE”:
Storia di una rivoluzione <<italiana>>

E’ una <<rivoluzione italiana>>, che inciderà negli anni futuri della storia politica nazionale. “Mani Pulite” è un po’ come la rivoluzione francese: fino al 1789 le cose vanno in un modo, poi, drammaticamente, tutto cambia fino a quando non arriva la Restaurazione a rimettere le cose a posto. Come tante rivoluzioni, anche <<questa>> è piena di eroi, tradimenti, contraddizioni, morti, misteri…

1° parte: l’arresto di Mario Chiesa]/center]

Lunedì 17 febbraio 1992, verso le ore 17:30, a Milano, Luca Magni (giovane imprenditore titolare di una imprese di pulizie di Monza si dirige verso un ufficio interno al Pio Albergo Trivulzio (istituto di ricovero per anziani indigenti della metà del ’700, che conta migliaia di dipendenti ed è un patrimonio storico – immobiliare della città). L’ufficio è quello del Presidente della struttura. Magni è nervoso, qualcosa lo inquieta. A mezz’ora dal suo arrivo viene ricevuto dal Presidente dell’Istituto, Mario Chiesa, esponente del Partito Socialista a Milano, a lungo assessore del Comune. Ancora una decina di minuti (Chiesa è al telefono) e il colloquio potrà poi iniziare. Ma, intanto Magni si innervosisce sempre più. Finalmente l’ingegner Chiesa posa il telefono e lo riceve. Magni gli consegna una busta con dentro 7 milioni di lire, e comunica a Chiesa che il resto (7 milioni di lire, dunque in totale 14) arriverà <<fra una settimana>>. <<Bene, a posto così>> dice Chiesa.
A questo punto il signor Magni tira un sospiro di sollievo. Ciò che doveva fare l’ha fatto. Ma non per i soldi, quello l’ha già fatto altre volte. Nella tasca ha una penna molto particolare: è un registratore, mentre la valigetta che si era portato con sé ha una telecamera.
Appena esce dall’ufficio del Presidente dell’Istituto fanno irruzione i carabinieri che sequestrano la busta con i soldi: << questi soldi sono i miei>>, dice l’ingegner Chiesa. <<No>>, dicono i carabinieri, <<questi soldi sono nostri>>.
Cosa era successo? Il signor Magni si era stancato di pagare per lavorare. O meglio, non ce la faceva più. Per ottenere l’appalto delle pulizie al Pio Albergo Trivulzio, il signor Magni aveva versato all’ingegner Chiesa una quarantina di milioni in due anni dentro buste bianche. Il 10% dell’appalto. Troppo.

  • Luca Magni: <<ho denunciato quel fatto per un motivo. La mia azienda non ha possibilità di lavorare in nero perchè abbiamo appalti in cui dobbiamo solo fatturare per cui mi ero trovato nella condizione di dover tirare fuori dalla cassa della azienda dei soldi in nero per poter “lavorare”>>.

Così il signor Magni va dai carabinieri, che lo portano dal magistrato che lo convince a collaborare. Lo riempiono di microfoni e videocamere, gli danno 7 milioni in banconote firmate sia dal capitano dei carabinieri sia dal magistrato (vogliono essere sicuri), e lo mandano dall’ingegner Chiesa, che cade nella trappola e finisce a San Vittore, in carcere (concussione).
A coordinare l’inchiesta che ha portato all’arresto di Mario Chiesa è un sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Milano, che si chiama Antonio di Pietro. All’operazione non ci è arrivato per caso, soltanto con la denuncia del signor Magni. Stava già indagando da tempo sul Pio Albergo Trivulzio, e anche su Mario Chiesa, per una querela per diffamazione contro un giornalista che aveva pagato di affari sporchi all’istituto Di strani affari, di storie di tangenti, il sostituto procuratore Di Pietro se n’era già occupato anche prima.

  • Antonio Di Pietro: << lo so, che la vulgata popolare racconta di un sequestro di 7 milioni di lire, preso al mariuolo Mario Chiesa mentre lo riceva da un certo Magni, imprenditore delle pulizie del monzese. In realtà, quel fatto, quella sorpresa in flagranza, è la chiavetta di accensione di una macchina d’indagine che, è stata costruita, artigianalmente ma professionalmente, nel corso degli anni, nel corso del tempo, modellata e modulata per comprenderne la carenatura migliore. Costruita la macchina dell’indagine si cercava la chiavetta di accensione. Tradotto, che la Milano da bere fosse un insieme di grande potenzialità, di grande prospettiva e sporchi affari, lo si sapeva da tanto>>.

SECONDA PARTE disponibile dal 18 febbraio…

FONTE: http://www.ilgrido.eu

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