


“MANI PULITE”:
Storia di una rivoluzione <<italiana>>
3°parte: la <<Repubblica delle Banane>>
4°parte: IL POOL
E’ una <<rivoluzione italiana>>, che inciderà negli anni futuri della storia politica nazionale. “Mani Pulite” è un po’ come la rivoluzione francese: fino al 1789 le cose vanno in un modo, poi, drammaticamente, tutto cambia fino a quando non arriva la Restaurazione a rimettere le cose a posto. Come tante rivoluzioni, anche <<questa>> è piena di eroi, tradimenti, contraddizioni, morti, misteri…
- Vittorio d’Aiello, avvocato difensore di Clemente Rovati: << volevano sapere: con quale ditta aveva lavorato la sua impresa, quanti lavori aveva fatto, con quali amministrazioni li aveva fatti. Ho capito da quel modo di interrogare, che l’inchiesta si sarebbe sviluppata a cascata>>.
Il primo a presentarsi spontaneamente alla Procura della Repubblica di Milano è Alfredo Mosini, assessore socialista ai Lavori Pubblici di Milano, ex segretario del sindaco Tonioli ed ex presidente dell’ospedale “Fate Bene Fratelli”. Racconta di alcune tangenti per gli appalti di alcuni ospedali milanesi. Dopo di lui, la lista di quelli che parlano si allunga praticamente all’infinito. Le inchieste si moltiplicano, gli affari a Milano e Lombardia sono tanti, come i lavori pubblici. Da molti salta fuori un problema di tangenti, qualcosa di illegale, qualcosa di criminale. Gli appalti del Pio Albergo Trivulzio e di altri ospedali milanesi, per la metropolitana di Milano, per il terzo anello dello stadio di San Siro, la SEA, la società che gestisce gli aeroporti milanesi. L’inchiesta ha un nome vocativo: <<Mani Pulite>>, dalle iniziali dei nomi in codice con cui comunicano via radio il capitano dei carabinieri Zuliani e il sostituto procuratore Antonio Di Pietro: Mike (il capitano dei carabinieri), Papa (il magistrato). Il magistrato da solo non basta, e così il 27 aprile, il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli e il procuratore aggiunto Gerrardo d’Ambrosio creano un pool, un gruppo di magistrati che accentrano un certo tipo di indagini su un certo territorio e condividere informazioni.
Lo stesso sistema che aveva inventato il giudice istruttore Giancarlo Caselli per le indagini sul terrorismo a Torino e che poi aveva applicato il consigliere – capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo Antonino Caponnetto, per l’indagine su Cosa Nostra. A far parte del pool di Mani Pulite arrivano due sostituti procuratori: uno si chiama PierCamillo Davigo.
- Pier Camillo Davigo: <<io all’epoca ero già un sostituto anziano, consideravo quasi conclusa la mia esperienza alla Procura della Repubblica. Intendevo chiedere il trasferimento, ed ero molto perplesso anche perché leggendo gli atti mi resi conto subito che le conseguenze immediate del processo sarebbero state esplosive e, di conseguenza, i magistrati che lo trattavano avrebbero passato un sacco di guai. Era una facile profezia. Accadde però che in concomitanza con la mia risposta ci fosse la strage di Capaci, allora io mi vergognai anche solo di aver pensato che potevo passare dei guai. Quindi diedi la mia disponibilità e poi ho passato i guai conseguenti>>.
Il sostituto procuratore Davigo si aggiunge ad un altro magistrato affiancato dal dottor Di Pietro nell’inchiesta di “Mani Pulite”: il sostituto procuratore Gherardo Colombo, che di indagini sulla politica se ne intende. Si è già occupato infatti della P2 di Licio Gelli, una loggia massonica segreta che comprendeva ministri, politici e giornalisti e vertici delle Forze Armate e dei servizi segreti, e dello scandalo dei fondi neri dell’IRI, un’importante azienda di Stato che secondo l’inchiesta sarebbero finiti nelle casse dei partiti di governo. Tutte e due le inchieste erano state trasferite dalla procura di Milano a quella di Roma. Ma questa è un’altra storia.
- Gherardo Colombo: << Io credo di essere stato in una posizione abbastanza privilegiata per riuscire ad intuire quali sarebbero potuti essere gli sviluppi dell’indagine. Però devo dire che mai e poi mai mi sarei immaginato, alla fine di aprile quando sono entrato, che avremmo scoperto così tanto, che avremmo scoperto un vero e proprio sistema della corruzione>>.
Il sostituto procuratore Di Pietro ne aveva già parlato nel 1991, in una serie di articoli pubblicati da un mensile milanese, <<Società civile>>. Lo aveva chiamato in un modo particolare, il sistema della corruzione che già cominciava ad emergere da allora, prima dell’inchiesta <<Mani pulite>> : l’<<azione ambientale>>. Come se il fatto di pagare, di corrompere e di essere corrotto non fosse più fatto eccezionale in seguito ad una richiesta, ma un fatto normale, come quasi fosse nell’aria,nelle usanze, nei costumi di un certo ambiente.
QUINTA PARTE disponibile dal 23 febbraio