Si tirò su e il sole gli illuminò il volto: era sbucato sulla parete sud dopo aver scalato la parte in ombra. Finalmente era arrivato in cima.
Si voltò a guardare giù, poi iniziò a chiamare, portandosi le mani a coppa intorno alla bocca.
“Clara! Clara dove sei?”
“Bu!”
Trasalì e si voltò: Clara era lì, appoggiata a una roccia, lo guardava e rideva.
“Credevi davvero di poter arrivare qui sopra prima di me? Povero illuso!” – e rise di nuovo.
Lui aggrottò le sopracciglia “Secondo me l’hai fatto apposta! Hai dato il giro! E sei arrivata qui dopo di me, magari in ritardo di qualche minuto, il tempo sufficiente per nasconderti dietro la roccia mentre ti chiamavo!”
Lei rideva ancora “Sì, e chi sono io? Flash! Va bene un’eccelsa scalatrice ma non ho ancora i super poteri!”
Lui posò lo zaino, sospirò e si portò nei pressi della roccia.
“Eccolo arriva!” – il bolide antigravitazionale sfrecciò rapidissimo trenta centimetri sopra i binari e lo persero di vista.
“Tra pochi giorni sarò di nuovo a Lione!”
“Potrò venire a trovarti, qualche volta.” – disse Clara.
“Verrai?”
“Sì, te lo prometto.” – Clara si alzò e lo abbracciò. Restarono abbracciati a lungo.
“Sai, a volte penso che se i nostri genitori non avessero desistito tanti anni fa…Noi non ci saremmo mai incontrati…Il movimento NoTav, mio padre ogni tanto mi racconta, ma dice che rifarebbe tutto. Dice che ha vinto la sua battaglia, perché si vince quando si sta già lottando, quando si crede in ciò per cui si lotta.” – disse Clara.
“Tuo padre ha ragione, ma non penso che ci siamo incontrati grazie all’alta velocità.”
“Ah, no?”
“No. Penso che eravamo destinati ad incontrarci. Tav o non tav”
“Allora anche la tav era destinata ad essere costruita” – replicò lei.
“Possibile, ma vedi c’è una differenza tra l’alta velocità e noi. Quella linea ferroviaria, prima o poi, sarà abbandonata. Io invece non ti lascerò mai, dovessi venire da Lione a piedi attraversando le montagne.”
Lei sorrise.
“Scendiamo, prima che venga il tramonto.”