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21. Luce azzurra

Creato il 03 ottobre 2011 da Fabry2010
21. Luce azzurra

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Dicono che la Francia sia anticlericale.
I due pilastri fanno da guardia al viale che si sprofonda fino all’obelisco, inquadrato da due file di alberi giganti.
All’inizio, ammetto, era difficile, soprattutto per il caso dei vescovi seguaci di Pétain.
La gente passeggia, come se al mondo esistesse solo il parco, gli edifici in fondo, il leggero strato di nuvole che ombreggia i colori del tramonto.
Rimasi ad ascoltare, smussando gli angoli, imparando che il silenzio, le parole misurate, sono a volte gli strumenti migliori per entrare nel cuore della gente.
L’immagine è sfocata, come volesse trasformarsi in qualcos’altro: ecco, appare lentamente, lasciandoti in bocca il sapore agrodolce di paure e desideri.
Ero il prete contadino nella metropoli dell’intelligentsia, della critica spietata a ogni dogma e istituzione.
E’ una via stretta che scende tra case bianche e ciuffi di gerani aggrappati ai balconcini.
Non saprei dire da cosa furono convinti: la mitezza dei gesti, l’ironia del sorriso, la bontà che mi appiccicarono addosso come un’etichetta?
I lampioni sono vigili che smistano le traiettorie delle stelle, nel pentolone fumante di gas e polveri che chiamano universo.
La terra dovrebbe essere divisa un tanto ad abitante, un tanto a famiglia, perché ce ne possa essere per tutti.
Forse percepivano la mia apertura, l’accoglienza di idee che non avevano mai associato agli uomini di Chiesa.
La piramide del Louvre è un abat-jour sul comodino dei sogni più eccitanti, dalle forme arrotondate delle femmine di Rubens agli scenari minuziosi e surreali di Paolo Veronese al disordine studiato degli interni di Brueghel.
Perché la legge permette che ci sia chi butta il cibo e chi muore di fame con i suoi bambini?
Si trovarono di fronte un monsignore che non rientrava negli schemi, un curato abituato agli odori forti della stalla, al profumo delle querce abbarbicate alle colline morbide di Sotto il Monte.
Se giri pagina, t’investono i giochi di luci e di fontane che corteggiano il corpo affusolato della torre Eiffel – di che colore è la notte di Parigi? Blu di Persia, oltremare, indaco, zaffìro?
Se la terra è di Dio e Dio è la gratuità, che senso ha l’accumulo di patrimoni smisurati, il bene rubato ai poveri, ai reietti del mondo?
Capirono che non potevo che essere me stesso, mi trovassi a les Halles, al Palais Royal o nella periferia grigia e invivibile.
A pensarci bene, la notte è un occhio di donna che ti guarda, un getto umido che tradisce un desiderio inconfessabile, uno strato di luce azzurra che conduce a uno spiraglio inatteso nel buio dei tuoi pensieri.



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