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25. Come va a finire

Creato il 08 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 8, 2012

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Hai deciso di fare ancora un giro sulla litoranea, prima di partire. I ricordi ti entrano dentro come sabbia negli occhi. Ogni centimetro di strada ti ricorda qualcosa, ogni cespuglio, ogni tratto di mare che appare all’improvviso tra un corbezzolo e un pino. Provi a fare i gesti di allora, a sbirciare verso gli occhi di lei che regge sconsolata le birre acquistate chissà dove, eri già brillo prima di comprarle. Metti la musica che sentivate allora – quello che si prova non si può spiegare qui – cerchi di riprodurre l’emozione, la bocca impastata di luppolo, la strada si dimena come un serpente velenoso, pronto a morderti quando meno te lo aspetti, le feste sulla spiaggia da cui sbucano strani personaggi – non le vedi più quelle estate lì, quelle estate lì. Ce l’hai vicino a te, ma la immagini in bikini, a lavare i piatti, mentre tu ti accosti e pigi sull’acceleratore, e da qui, e da qui, qui non arrivano gli angeli, e lei dice smettila, e tu cerchi di pensarla mentre balla sulla pista, al suono del violino, romantico vero?, come puoi sopportare che si abbracci con qualcuno, non è sufficiente uno sguardo per innamorarsi? Non basta un sorriso a cancellare in un attimo tutte le distanze? Possibile che non ti lasci, a forza di essere stretta tra le braccia? Riaffondi nella musica di Vasco, hai una sorpresa che neanche te l’immagini, la strada è tutta curve, come lei, come il corpo fasciato nel bikini, e da qui, e da qui, qui non arrivano gli angeli, l’hai sempre sperato che arrivasse un angelo, magari sul davanzale del pontile, a mostrarti le scritte di quand’eri innamorato, perché vivere è sentirsi innamorati, guardare la lastra argentea del mare e scoprire che non c’è alcuna differenza tra una corsa in auto e la mente che insegue Eleonora, si sdraia vicino a lei, nel letto del secondo piano, e il serpente impazzito la morde tra le mille luci della spiaggia, con la bocca piena di ceres, e da qui, e da qui, qui non arrivano gli angeli, come ti chiami, io mi chiamo Fofner, smettila, vai piano, mi fai male, cos’è quella macchia? mamma, lo sai che soffro di pressione alta, l’avrà bevuta? passami la birra, non puoi lavarli dopo? chi ti ha detto che parto? i bambini difficili non parlano, ora capisci, hai cominciato a bere perché non puoi pensarla abbarbicata a un altro, l’emozione di averla stretta a te, basta uno sguardo, cadono tutte le distanze, basta un sorriso, il litorale è proprio come prima, ne conosci ogni centimetro, ti sembra di vedere le luci delle feste, la gente che scende con le corone di fiori intorno al collo, ecco, hai capito, non potevi immaginarla ballare con un altro, parti, ora o mai più, non lasciare a metà il libro della vita, devi sapere come va a finire.


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