Un giorno di ordinaria follia, il 25 aprile appena trascorso. I fischi nelle piazze a coloro che sono cresciuti nel disprezzo aperto e che tutt'oggi non si sono rappacificati con il Ricordo di giorni che hanno riscattato un intero popolo dalla sua servilità al potente di turno e dal suo immobilismo. Quei fischi sono segnali di grande democrazia, il segno che il ricordo è ancora vivo e non siamo di fronte a celebrazioni puramente di facciata, come una chiesa qualunque. La vendetta, la ritorsione che sfregia più di qualunque insulto dettato alle agenzie, il ministro La Russa e in primis Silvio Berlusconi, l'hanno servita all'ora di cena dichiarando il nostro Paese pronto a bombardare gli "amici" libici. Mai presente alla Festa della Liberazione, se non sfacciatamente due anni fa ad Onna per bearsi degli applausi dei disperati del terremoto, sfoggiando tanto di fazzoletto rosso, il premier non ha potuto dire no alle pressioni di Obama, né tantomeno alla prospettiva di una riconciliazione con la Francia. Tanto che la beffa di vedere il giorno della Liberazione da una guerra odiosa, quella civile tra fratelli, insozzata dalla dichiarazione di una nuova guerra, appare più come l'ennesima resa all'incompetenza che uno sgarbo voluto. Gli sfregi perpetrati a Venezia, Salerno e Milano da parte di formazioni fasciste come Forza Nuova o Casa Pound a danno di tutte quelle associazioni che tentano di tenere vivo il ricordo. Bocchino che dice che il regime di Mussolini ha fatto più male a loro ex giovani di destra, sì infatti li ha fatti diventare giovani, poi uomini di potere di destra. I tre anziani travolti e uccisi da un auto mentre festeggiavano in maniera degna il 25 aprile, cioè chiacchierando seduti su una panchina a Carpi senza rischiare di essere considerati sediziosi. I due carabinieri che rischiano la vita perché imbattutisi in alcuni giovani che non avevano festeggiato in maniera degna. Cioè gonfiandosi di alcool e chetamina ad un rave party e, una volta fermati al posto di blocco, hanno pensato di finire in gloria massacrando i militari a legnate.
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Un giorno di ordinaria follia, il 25 aprile appena trascorso. I fischi nelle piazze a coloro che sono cresciuti nel disprezzo aperto e che tutt'oggi non si sono rappacificati con il Ricordo di giorni che hanno riscattato un intero popolo dalla sua servilità al potente di turno e dal suo immobilismo. Quei fischi sono segnali di grande democrazia, il segno che il ricordo è ancora vivo e non siamo di fronte a celebrazioni puramente di facciata, come una chiesa qualunque. La vendetta, la ritorsione che sfregia più di qualunque insulto dettato alle agenzie, il ministro La Russa e in primis Silvio Berlusconi, l'hanno servita all'ora di cena dichiarando il nostro Paese pronto a bombardare gli "amici" libici. Mai presente alla Festa della Liberazione, se non sfacciatamente due anni fa ad Onna per bearsi degli applausi dei disperati del terremoto, sfoggiando tanto di fazzoletto rosso, il premier non ha potuto dire no alle pressioni di Obama, né tantomeno alla prospettiva di una riconciliazione con la Francia. Tanto che la beffa di vedere il giorno della Liberazione da una guerra odiosa, quella civile tra fratelli, insozzata dalla dichiarazione di una nuova guerra, appare più come l'ennesima resa all'incompetenza che uno sgarbo voluto. Gli sfregi perpetrati a Venezia, Salerno e Milano da parte di formazioni fasciste come Forza Nuova o Casa Pound a danno di tutte quelle associazioni che tentano di tenere vivo il ricordo. Bocchino che dice che il regime di Mussolini ha fatto più male a loro ex giovani di destra, sì infatti li ha fatti diventare giovani, poi uomini di potere di destra. I tre anziani travolti e uccisi da un auto mentre festeggiavano in maniera degna il 25 aprile, cioè chiacchierando seduti su una panchina a Carpi senza rischiare di essere considerati sediziosi. I due carabinieri che rischiano la vita perché imbattutisi in alcuni giovani che non avevano festeggiato in maniera degna. Cioè gonfiandosi di alcool e chetamina ad un rave party e, una volta fermati al posto di blocco, hanno pensato di finire in gloria massacrando i militari a legnate.
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