Nemmeno accendo il caldobagno…mi siedo direttamente nella vasca…fredda…faccio scorrere l’acqua e metto il tappo…giusto un goccio di bagnoschiuma…c’è scritto ‘Aloe Vera’ sopra ed è verde chiaro…prendo il soffione e mentre mi siedo simmetrico rispetto al tappo e piego le gambe come a formare un laghetto artificiale, dirigo il getto verso il filamento di bagnoschiuma che serpeggia sotto l’acqua. Comincia a formarsi schiuma…sempre di più…nemmeno si vede l’acqua mentre quelle bolle bianche vanno ancora più in alto, circondate dalle mie gambe. Poi…appena l’acqua è abbastanza alta, mi sdraio per godermi il bagno, aspettando che l’acqua mi copra completamente e mettermi a ragionare-pensare-illuminarmi d’immenso…ma dopo cinque minuti appena, sono fuori…succede sempre ormai…vorrei la doccia invece di questa vasca lunga due metri…non voglio crederci…ma l’Emanuele che adorava stare in un bagno caldo per ore forse è morto…morto come tutti gli altri Emanuele prima di lui, che si vive una volta sola ma se ne muoiono mille, si muore e ci si risveglia vivi ma diversi. Quando ti riscopri diffidente, cinico, insensibile…morto, morto, morto. O un giorno, di ritorno a casa per pranzo, non trovo nulla in frigo…apro lo sportello della dispensa, allungo la mano verso una scatoletta di delizioso tonno rosa succulento, varietà pinna gialla squartati a dovere e io ho sempre adorato il tonno eppure una vocina nella testa mi dice “Ma che fai…non aprirla” ma non ascolto, la apro, sgocciolo l’olio in eccesso, ne mangio due forchettate…non mi piace…non mi piace più il tonno…da quel giorno il tonno crudo è morto da quando io amante del tonno sono morto, chissà quando. E pure le delusioni cocenti, quando credevo che l’avrei sposata prima o poi, credendo in strade che si incrociano per destino e poi invece finiscono tempi e ne iniziano altri…morto…morto…morto e sto per morire altre due volte…della prima non ne parlo…non voglio…c’è troppa insicurezza ma la seconda invece…gruppo di Amici prima…quelli con la A maiuscola…quelli che seleziono strettamente da quando son morto risvegliandomi diffidente…bene, uno vuole andarsene…estero, carriera, opportunità…l’altra andrà a convivere probabilmente, mettendo il cartellino ‘Famiglia’ al petto o comunque allontanandosi da una città che odia e mi accorgo…son secondi… che sto rimanendo solo e sei preparato da tempo a tutto questo…ma al freddo della cosa non ti ci abitui…e adesso lo sento, il freddo…gli amici che spariscono nelle pieghe della coppia e della famiglia di proprietà in quattro mura e impegni, tempo che muore, genitori che invecchiano, Sorella che si fa grande con idee chiare in testa mentre io penso ancora ai viaggi on the road, alle partite di calcetto, le serate moleste, al tempo che ancora hai in abbondanza, sentirsi ancora un po’ ragazzino lontano dai problemi e responsabilità e i cassetti dei sogni belli aperti…no…forse non più, forse sono una barca in cantiere e stanno tirando giù sostegni…solo adesso…e lentamente scivolo nell’acqua per provare a galleggiare, per vedere se navigo, da solo…morire e risvegliarsi anche da questo…quante volte già…quante volte ancora.
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