CIAO TAHRIR
Distaccarmi da Tahrir è stato come lasciare una festa in cui la tua anima trova la propria dimensione universale prendendo per mano le altre. Non oso dunque immaginare cosa sia stato tra il 25 gennaio e l’11 febbraio. Penso che un coro di milioni di persone sia giunto fin negli anfratti del deserto, e forse è meglio che io non ci fossi, perché non sarei riuscita più a partire. Vedo nei ragazzi che restano accampati in piazza non solo la volontà di resistenza per i loro diritti, ma anche la dipendenza da quella dimensione di una Woodstock colossale intensificata da un patto di sangue – il patto di vita e o di morte dei momenti clue.
Restano le immagini di un soldato che mi offre della frutta. Dei fuochi di artificio sui palazzi della piazza a chiudere il venerdì. Dai giorni della rivoluzione, prima ancora che cadesse Mubarak, sono stati messi in vendita i libri fino ad allora censurati (saggi di politica). I movimenti dei manifestanti continuano, i militari non sono intervenuti l’ultima notte di cui ho scritto, chiudendo di nuovo un occhio sul coprifuoco violato.
Il coprifuoco al Cairo sembra uno scherzo: si rientra a casa dopo un’ora dal suo inizio e in tutta calma, ad eccezione di chi a casa non vuol proprio tornare e dorme in Tahrir sotto tende improvvisate di panni, lenzuola e nylon fissati con bastoni conficcati nel terreno e tiranti tra i semafori e i lampioni. In piena notte dal mio balcone ho perfino visto passare le auto di un corteo nuziale, e un’altra famiglia scesa di corsa dall’autovettura sbraitando coi soldati all’1 di notte per quell’incomodo.
Non posso raccontare altro per oggi, perché la lontananza da quella continua commistione di festa e rivoluzione qui nella calma marina mi fa girare la testa, devo sistemare centinaia di foto per offrirne in rete una selezione, dunque vi lascio qui con il mio personale contributo per la campagna di ripresa del turismo in Sinai e in Egitto, portata avanti in questi giorni dai residenti in loco – egiziani e stranieri – tra siti e Facebook (sotto la foto dei libri precedentemente censurati):
Buongiorno,
Desidero rivolgermi a voi con questa lettera per rispondere alle tante domande giuntemi sulle condizioni dell’Egitto ora e sulla possibilità di viaggiare qui.
Sono stata al Cairo fino a ieri e da oggi di ritorno a Dahab, dunque ho avuto la possibilità di verificare l’atmosfera generale del Paese. Bene, le mie conclusioni sono queste:
questo è un Paese nuovo. Le persone non sono mai state tanto felici di lavorare quanto ora, perché per la prima volta sentono questa terra come propria. Stanno desiderando ardentemente nuovi visitatori, per servirli con passione e mostrare loro questo nuovo Egitto. L’ospitalità araba non è mai stata tanto sentita come oggi, se ciò è possibile. Sono stata più volte in Tahrir Square e posso garantirvi che non vi sentirete mai tanto benvenuti come in questo momento storico, perché se gli egiziani vi vedono qui, vi ringrazieranno di continuo come hanno fatto con me. In un momento di crisi, alcuni di loro mi hanno regalato tè, acqua o frutta proibendomi di pagarli. Di conseguenza, non solo vi dico che il Sinai è per voi adesso sicuro al 100%, ma vi consiglio anche di andare a vedere la Piazza tari al Cairo, perché si tratta di un’esperienza storica, commovente e molto umana. E le foto fatte in un frangente del genere rimarranno per sempre con voi nel vostro bagaglio di ricordi di viaggio.
Inoltre, due giorni fa si è svolta una grande festa a Sharm El Sheikh per l’apertura della nuova stagione turistica. Tutto è aperto, frutta e verdura arrivano a Sharm e a Dahab regolarmente, hotel e piscine sono aperti per voi e per i vostri bambini, dallo scorso fine settimana sono arrivati nuovi turisti e aumenteranno in vista della prossima alta stagione (attorno a Pasqua). Tutti i voli stanno riaprendo tra fine febbraio e inizio marzo.
Vi aspettiamo dunque a Dahab per rendere la vostra vacanza indimenticabile – e di nuovo, non scordate di visitare il Cairo e il resto di questo meraviglioso Paese se ne avete la possibilità.
Saluti solari da Dahab,
Sonia Serravalli