28 giorni dopo - Soundtrack
Creato il 31 marzo 2012 da Narratore
@Narratore74
Un film pandemico, apocalittico, con una soundtrack che rispecchi in pieni il senso e il tema portante della pellicola.
I brani sembrano quasi rumori montati assieme, con qualche accordo, prettamente di chitarra, a portare avanti un tema unico e univoco. Anche la batteria, quando parte, la sentiamo scandire i momenti, i battiti, come una corsa infinita in cerca di una salvezza che pare irraggiungibile.
Perfetto esempio è The beginning, che parte con un delirio di spezzoni vocali montati ad arte per creare confusione. Quando la musica, quella vera, arriva, sembra volerci tranquillizzare, coccolandoci in sonorità leggere e soffuse.
ma tutto è fuorché tranquilla.
Infatti lo scopriamo con Rage, la seconda traccia e quella che detta il tema a tutte le altre, Questa è la vera colonna sonora del film, quella che ci fa capire cosa stiamo ascoltando e quanto potrebbe essere disturbante.
E si continua, fino alla quarta traccia, Jim's parents. Esercizio di stile canoro, si modula, si contrae, fino a diventare un perfetto esempio di come si possa fare buona musica con una voce sola e scandita. Qui regna la tristezza, le immagini che produce in chi l'ascolta sono quelle di un cimitero, di persone che piangono un caduto, di morte e desolazione.
Ma la calma è solo momentanea. Sì, perché in agguato ci sono loro, gli infetti. E allora via con Tower block, a fuggire, dovunque si riesca a intravede una rifugio, una salvezza anche solo momentanea.
Poco dopo abbiamo un altro pezzo vocale, stavolta però accompagnato dalle note stridule e caratteristiche di un organo. Si tratta di un'Ave Maria, rivisitata e dai toni cupi e angosciosi.
Traccia dopo traccia, sonorità dopo sonorità, arriviamo a No more films, in cui torna la chitarra a farla da padrona. Con poche note, un paio di accordi, ci trascina verso il brano seguente, I promised them woman, altro esempio di come il tema principale possa venir modificato, distorto, e plasmato in una sorta di lungo e prolungato eco mentale. Stavolta la musica, dopo appena qualche battuta, lascia il posto ad un suono, costante, penetrante, che serve come incipit a In the house, dove sembra che tutto converga, si assimili in un unico contesto e prenda vita come un bellissimo brano dal sapore ferroso del sangue. Qui c'è racchiuso l'intero mondo del film, quell'angoscia che pervade lo spettatore fin dal principio. La fuga, la paura, la continua minaccia degli infetti, di quelle anime rabbiose pronte a tutto pur di mettere le mani su carne fresca, ci viene sbattuta in faccia pian piano, come se il compositore si stesse divertendo a stuzzicarci, prenderci in giro per poi farci vacillare dentro note che salgono di volume, aumentano d'intensità quasi senza che ce ne accorgiamo. Quando arriva la batteria ormai è fatta, stiamo già correndo, lungo le note.
Quando arriviamo a The end, siamo sfiniti, spossati come i protagonisti del film, al punto che quasi non ci rendiamo conto del cambio di tonalità, aspettandoci un cambiamento che ci sembra dietro l'angolo. Ma stavolta non arriva, stavolta sembra proprio finita, e con End credits ci tranquillizziamo, il disco è finito, giunto alla sua naturale conclusione.
Almeno fino a quando non premiamo play di nuovo e dovremo correre ancora e fuggire dietro una composizione azzeccata e studiata per inquietare.
Il compositore, Jhon Murphy, si è divertito a miscelare sonorità diverse, ambient e pezzi classici riarrangiati, al solo scopo di creare un vero patrimonio musicale perfetto per il film. E bisogna ammettere che ci è riuscito. 28 giorni dopo, senza queste musiche, non credo avrebbe raggiunto lo stesso grado di coinvolgimento, anche se considero la pellicola una gioia per gli occhi e per la mente.
Un ultimo appunto: le tracce le ho caricate io su Youtube, visto che non sono riuscito a trovarle. Quindi, se per qualsiasi ragione non dovessero funzionare o risultassero cancellate, ditelo che vedrò di provvedere.
Grazie a tutti!
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Un film pandemico, apocalittico, con una soundtrack che rispecchi in pieni il senso e il tema portante della pellicola.
I brani sembrano quasi rumori montati assieme, con qualche accordo, prettamente di chitarra, a portare avanti un tema unico e univoco. Anche la batteria, quando parte, la sentiamo scandire i momenti, i battiti, come una corsa infinita in cerca di una salvezza che pare irraggiungibile.
Perfetto esempio è The beginning, che parte con un delirio di spezzoni vocali montati ad arte per creare confusione. Quando la musica, quella vera, arriva, sembra volerci tranquillizzare, coccolandoci in sonorità leggere e soffuse.
ma tutto è fuorché tranquilla.
Infatti lo scopriamo con Rage, la seconda traccia e quella che detta il tema a tutte le altre, Questa è la vera colonna sonora del film, quella che ci fa capire cosa stiamo ascoltando e quanto potrebbe essere disturbante.
E si continua, fino alla quarta traccia, Jim's parents. Esercizio di stile canoro, si modula, si contrae, fino a diventare un perfetto esempio di come si possa fare buona musica con una voce sola e scandita. Qui regna la tristezza, le immagini che produce in chi l'ascolta sono quelle di un cimitero, di persone che piangono un caduto, di morte e desolazione.
Ma la calma è solo momentanea. Sì, perché in agguato ci sono loro, gli infetti. E allora via con Tower block, a fuggire, dovunque si riesca a intravede una rifugio, una salvezza anche solo momentanea.
Poco dopo abbiamo un altro pezzo vocale, stavolta però accompagnato dalle note stridule e caratteristiche di un organo. Si tratta di un'Ave Maria, rivisitata e dai toni cupi e angosciosi.
Traccia dopo traccia, sonorità dopo sonorità, arriviamo a No more films, in cui torna la chitarra a farla da padrona. Con poche note, un paio di accordi, ci trascina verso il brano seguente, I promised them woman, altro esempio di come il tema principale possa venir modificato, distorto, e plasmato in una sorta di lungo e prolungato eco mentale. Stavolta la musica, dopo appena qualche battuta, lascia il posto ad un suono, costante, penetrante, che serve come incipit a In the house, dove sembra che tutto converga, si assimili in un unico contesto e prenda vita come un bellissimo brano dal sapore ferroso del sangue. Qui c'è racchiuso l'intero mondo del film, quell'angoscia che pervade lo spettatore fin dal principio. La fuga, la paura, la continua minaccia degli infetti, di quelle anime rabbiose pronte a tutto pur di mettere le mani su carne fresca, ci viene sbattuta in faccia pian piano, come se il compositore si stesse divertendo a stuzzicarci, prenderci in giro per poi farci vacillare dentro note che salgono di volume, aumentano d'intensità quasi senza che ce ne accorgiamo. Quando arriva la batteria ormai è fatta, stiamo già correndo, lungo le note.
Quando arriviamo a The end, siamo sfiniti, spossati come i protagonisti del film, al punto che quasi non ci rendiamo conto del cambio di tonalità, aspettandoci un cambiamento che ci sembra dietro l'angolo. Ma stavolta non arriva, stavolta sembra proprio finita, e con End credits ci tranquillizziamo, il disco è finito, giunto alla sua naturale conclusione.
Almeno fino a quando non premiamo play di nuovo e dovremo correre ancora e fuggire dietro una composizione azzeccata e studiata per inquietare.
Il compositore, Jhon Murphy, si è divertito a miscelare sonorità diverse, ambient e pezzi classici riarrangiati, al solo scopo di creare un vero patrimonio musicale perfetto per il film. E bisogna ammettere che ci è riuscito. 28 giorni dopo, senza queste musiche, non credo avrebbe raggiunto lo stesso grado di coinvolgimento, anche se considero la pellicola una gioia per gli occhi e per la mente.
Un ultimo appunto: le tracce le ho caricate io su Youtube, visto che non sono riuscito a trovarle. Quindi, se per qualsiasi ragione non dovessero funzionare o risultassero cancellate, ditelo che vedrò di provvedere.
Grazie a tutti!
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