Magazine Società

40 anni senza

Creato il 05 dicembre 2011 da Gianlucaciucci
40 anni senzaAlcuni giorni fa cadeva il quarantennale dalla scomparsa di Luciano Bianciardi, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento morto il 14 novembre 1971, ben prima di compiere 50 anni. Per me è sempre un piacere e un gran dolore ricordare la figura di un intellettuale immenso, una mente lucidissima e preveggente, una voce che, inascoltata, già nei primi anni '50 aveva preconizzato lo sfascio che si celava dietro il boom economico, quindi ben prima di altri più "fortunati" di lui (ad esempio Pasolini). Luciano Bianciardi seppe sempre raccontare le questioni importanti della vita degli italiani, parlandone dal di dentro perché la sua curiosità e le sue capacità lo spinsero ad indagare e divulgare, dalla condizione dei minatori toscani al lavoro culturale svolto nella nascente Feltrinelli del controverso Giangiacomo. Dalla sua Grosseto, abbandonata di notte "come un ladro", su fino alla Milano che "era come dire la luna". Eppure lui ci sbarcò scendendo da uno di quei treni che fecero la Storia dell'Italia moderna, rendendo il nostro Paese la seconda economia europea. Di tutto questo Bianciardi seppe cogliere gli aspetti più socialmente retrivi e grotteschi fissandoli sulle immortali pagine del suo capolavoro "La vita agra". La cultura tramutata in industria dove le parole si tramutano in lire per pagare conti, il tempo suddiviso in compartimenti stagni e ineludibili, mai bastevole né per cacare né per fare l'amore. Certo "La vita agra" è stato un romanzo importante per capire cosa sia effettivamente stato il boom economico eppure resta, ingiustamente, poco conosciuto (non abbastanza almeno) nonostante il film di Carlo Lizzani con Ugo Tognazzi protagonista (dal quale Woody Allen ha trafugato diverse idee). Negli ultimi venti anni a dire il vero qualcosa si è mosso grazie al lavoro del giornalista Pino Corrias e del suo "Vita agra di un anarchico", struggente biografia che rende giustizia sia all'autore che all'uomo Bianciardi di straordinaria intelligenza e prostrazione per i riconoscimenti scarsi e strappati a suon di sforzi inauditi. Da citare anche il lavoro fatto dalla casa editrice IBSN, che per la prima volta ha pubblicato tutto il materiale dello scrittore toscano negli splendidi "Antimeridiani". Luciano Bianciardi aveva capito tante cose in anticipo e per questo motivo era un uomo fatalmente solo, perché laddove tutti vedevano il miele lui intuiva il sudiciume. Solo il tempo gli ha dato ragione, lo stesso che non ha voluto concedersi distruggendo la sua esistenza con l'alcool e la solitudine, quando ormai la sua figura era diventata quella del caratterista polemista, una figura di colore. Eppure quanta verità trasuda dai suoi scritti su quotidiani e periodici, quanta forza e lucidità negli articoli lasciati a testate minori. Il lavoro di giornalista, pochissimo conosciuto eppure certamente non secondario rispetto a quello di romanziere e novelliere, cela un fiume in piena che travolge tutta la società italiana passata e futura (compresa la nostra), lasciando a bocca aperta per quanto in grado di svelare i meccanismi più subdoli della pubblicità o del gioco del calcio. Oggi è molto in voga una parola violentissima: "genio", una parola che non ha senso alcuno se abusata, avendo un solo significato quasi ultraterreno. Bene Luciano Bianciardi non era assolutamente un genio, non creò nulla ma seppe decodificare dei segnali che aveva intorno e non venne letto, oggi dovremmo farlo per renderci conto di dove i nostri predecessori hanno sbagliato e non replicare tali errori. Ovviamente questo non avverrà.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine