da qui
Un rabbino avanza lentamente sotto l’ombra degli alberi, con una busta in mano; tre giovani con la camicia bianca camminano appaiati, passando davanti a un tabaccaio con la scritta Cuban cigars; una signora bionda in tuta guarda verso l’alto, forse in direzione dei piani alti di un palazzo o addirittura in cielo.
- Una dimostrazione di potenza, non c’è dubbio.
- Liberarlo così, in un momento, con un semplice moto della folla.
- E nessuno che abbia trovato da ridire.
- Quell’uomo può fare grandi cose.
- Il problema è che non dà mai il colpo di grazia.
- In che senso?
- Hai presente la rivoluzione? Il potere a chi lavora ed è stato privato della terra? L’uso della forza contro la forza ingiusta?
Un bambino calvo morde il berretto che stringe nelle mani.
- Yehochoua è contrario alla violenza.
- Senza un’azione incisiva non si arriva da nessuna parte.
- Il fine giustifica i mezzi?
- L’uomo giustifica i mezzi: la sua dignità, il riconoscimento dei diritti elementari.
Una donna dai capelli nerissimi, vestita di nero, con guanti neri che arrivano a metà fra il gomito e la spalla, attira l’attenzione dei passanti.
- Non pensi che ammazzare sia negare un diritto elementare?
La bandiera d’Israele sventola dal cornicione di un ufficio, come per segnare il territorio.
- E gli altri non ammazzano?
- Yehochoua non si fa condizionare: propone i suoi valori, indipendenti dalle scelte altrui.
Sulla destra si succedono i negozi: un rivenditore della Kodak, un Iran bazar; Chlomo e Yehuda entrano in una specie di gastronomia, dominata da un’insegna della Coca Cola.
- Finché aspettiamo lui, i disgraziati rimarranno disgraziati.
- Eppure, continuano a cercarlo.
- Si aspettano qualcosa.
- O lo hanno già trovato?