Sicuramente quest'opera del regista de La maschera del demonio non può essere certamente ricordata per la sua originalità narrativa, alla luce di una sceneggiatura che denota alcune evidenti carenze, nonostante un tentativo di atmosfera thriller sofisticato, grazie alla presenza di figure femminili ammiccanti all'occhio dello spettatore, tra cui Edwige Fenech, che sarà corpo sacrificabile oltre che spiabile, anche da parte di altri registi in film di questo genere, nonché le musiche di Piero Umiliani quale tappeto sonoro della storia.Bava dimostra di saper usare il mezzo a sua disposizione, creando un oggetto pop visivamente curioso, in cui i colori e gli ambienti sono gli aspetti più peculiari della vicenda che nel suo sviluppo e delineazione ha referenti precisi nel genere giallo, seppur una certa macabra ironia del regista riesca a dare qualche spunto di originalità, ma la soluzione della vicenda e alcuni momenti in cui la musica del maestro Umiliani viene a coprire il sonoro dei dialoghi, soprattutto quello finale che risolve il mistero, con una certa ironia, che trasmoda quasi se non del tutto nel ridicolo, non aiutano ad ottenere un risultato apprezzabile e da consigliare a tutti. Giusto per i curiosi ed amanti del genere nonché del maestro Bava, per ritrovarvi alcuni accorgimenti stilistici degni di attenzione del regista, che ne denotano le sicure capacità rappresentative e visive, che verranno ripercorse da altri suoi epigoni e registi anche più recenti, volti a recuperare simili stilemi del passato, che hanno comportato il progressivo recupero di opere come queste, nonché una certa curiosità sfociante nella rassicurante nostalgia del sempiterno e debordante vintage, ma Bava ha sicuramente saputo fare di meglio.
Magazine Cinema
Sicuramente quest'opera del regista de La maschera del demonio non può essere certamente ricordata per la sua originalità narrativa, alla luce di una sceneggiatura che denota alcune evidenti carenze, nonostante un tentativo di atmosfera thriller sofisticato, grazie alla presenza di figure femminili ammiccanti all'occhio dello spettatore, tra cui Edwige Fenech, che sarà corpo sacrificabile oltre che spiabile, anche da parte di altri registi in film di questo genere, nonché le musiche di Piero Umiliani quale tappeto sonoro della storia.Bava dimostra di saper usare il mezzo a sua disposizione, creando un oggetto pop visivamente curioso, in cui i colori e gli ambienti sono gli aspetti più peculiari della vicenda che nel suo sviluppo e delineazione ha referenti precisi nel genere giallo, seppur una certa macabra ironia del regista riesca a dare qualche spunto di originalità, ma la soluzione della vicenda e alcuni momenti in cui la musica del maestro Umiliani viene a coprire il sonoro dei dialoghi, soprattutto quello finale che risolve il mistero, con una certa ironia, che trasmoda quasi se non del tutto nel ridicolo, non aiutano ad ottenere un risultato apprezzabile e da consigliare a tutti. Giusto per i curiosi ed amanti del genere nonché del maestro Bava, per ritrovarvi alcuni accorgimenti stilistici degni di attenzione del regista, che ne denotano le sicure capacità rappresentative e visive, che verranno ripercorse da altri suoi epigoni e registi anche più recenti, volti a recuperare simili stilemi del passato, che hanno comportato il progressivo recupero di opere come queste, nonché una certa curiosità sfociante nella rassicurante nostalgia del sempiterno e debordante vintage, ma Bava ha sicuramente saputo fare di meglio.
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